Part 2 " Ciò che possiedo"

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< Noa Ren Ilesvyl >

Finalmente dopo mesi e mesi di duro lavoro avevo raggiunto il mio obbiettivo: una nuova filiale a Londra con tanto di appartamento di lusso. " Ora vivrò qui" bisbigliai soddisfatto. Se mio padre fosse ancora vivo sarebbe molto fiero di me, mi sembrava di sentire la sua voce rauca: "Mio figlio ha stoffa da vendere!"

Dopo la sua morte, avevo trasformato la sua piccola impresa edilizia in una multinazionale con sedi sparse in quasi tutto il mondo. Sorseggiando un whisky davanti la vetrata del mio edificio, vedevo la città dei sogni e la percepivo ai miei piedi, mi sentivo potente.

Improvvisamente qualcuno bussò alla porta.

" Signore perdoni l'intrusione, volevo solo accertarmi che tutto fosse di suo gradimento."

" Roger, devo ammettere che ogni aspetto e dettaglio della struttura è stato curato egregiamente, mi complimento per i lavori svolti."

" Mi fa piacere Signore! - suppongo che oggi sia un giorno che merita di essere festeggiato, desidera che richiami il ragazzo dell'altra notte?"

" No Roger, mi concederò questo buon whisky in un silenzio complice, ora puoi andare!"

" Certamente Signore, se ha bisogno di qualsiasi cosa, non esiti a chiamare."

Sorrisi sarcasticamente nel pensare a quel ragazzino, si era offerto di soddisfare ogni mio bisogno, almeno così aveva risposto all'annuncio su internet. Si definiva esperto eppure dopo essere entrato nella "Stanza della Rosa", alla sola vista di alcuni dei miei strumenti che amo chiamare "Spine", rimase terrorizzato a tal punto da suscitare in me uno strano senso di pietà. Lo rimandai a casa senza toccarlo.

Nei mie trentacinque anni non avevo mai raggiunto la pienezza della "Rosa" :per molti essa poteva rappresentare il simbolo di amore, ma per me invece non era altro che l'apice del puro piacere che non conosce limiti. Avevo scopato molti ragazzi, ma con nessuno mi ero sentito soddisfatto, con nessuno eccetto uno: Milo.

Eravamo compagni di classe al liceo e ci conoscevamo di vista. Una mattina avvicinandosi a me, mi chiese di fare sesso senza alcun giro di parole. Colpito dalla sua schiettezza, non potei che accettare soprattutto perché mi attraeva molto.

Dopo la scuola ci recammo a casa sua, i  genitori erano fuori per lavoro.

Ricordo ancora ogni singolo particolare di quell'incontro soprattutto perché in me si liberò, per la prima volta il lato più nascosto e selvaggio.

Entrati nella sua stanza, mi tolse subito la maglietta senza dire una parola. Non vi era alcun cenno di nervosismo da parte di entrambi. Con delicatezza scorreva la sua mano accarezzando il mio petto e scendendo lungo i miei addominali, arrivò al bottone del pantalone.

Mantenendo lo sguardo fisso su di me li slacciò e una volta tolti i boxer, la sua espressione cambiò di colpo. Stupito ed eccitato allo stesso tempo, iniziò a leccarmelo roteando la lingua sul glande. Nel vederlo così ammaliato dalla mia virilità crebbe ancora di più un forte desiderio di forzarlo. Seguendo il mio istinto poggiai la mano dietro la sua nuca, così da tenerla ferma e gradualmente, cominciai a muovere il bacino: adoravo quella sensazione di potere su di lui mentre glielo spingevo in gola e così accelerai la frequenza dell'oscillazioni. Milo respirava a fatica e iniziò a spingermi via tra rigurgiti e lamenti, ma troppo eccitato nel vederlo soffocato dal mio membro, continuai. Le sue mani stringevano le mie natiche forzando ancora per liberarsi, a quel punto completamente fuori controllo mi staccai bruscamente e voltandolo di spalle chinato poi sul bordo del letto, con estrema violenza lo penetrai. Milo urlò dal dolore e nel sentire quei gemiti raggiungevo la pienezza del piacere. Lo presi per i capelli ed avvicinandomi al suo orecchio con voce suadente ma dal tono deciso, lo incitai:

"Dimmi che ti piace! - Dimmi che ne vuoi ancora!"

"Mi fai male, ma non fermarti stallone!"

Nel sentirlo ancora più voglioso, concentrai tutta la forza nel penetrarlo ed infine raggiunsi l'orgasmo, mi sentii completo mentre ansimavo di quel piacere.

A distanza di quasi vent' anni nel ricordare quegli istanti, ancora sentivo la stessa eccitazione.

Non lo rividi più dopo quell'incontro, il giorno dopo Milo si trasferì con la sua famiglia in un altro paese. Non ho mai avuto desiderio di cercarlo tanto meno non ho mai considerato l'amore ma soltanto il mio egoistico benessere, indifferente a quello degli altri.

"Nessuna definizione di me stesso, non amo le etichette o stronzate del genere, vivo solo per i miei capricci, le persone per me sono solo oggetti, tutte hanno un prezzo e io sono ricco e potente." Riflettevo fra me e me.

 Mi guardai riflesso nella vetrata: un corpo statuario allenato da anni di palestra, occhi e capelli neri, lineamenti del viso scolpiti con barba perfettamente curata, il mio fascino poteva attrarre chiunque.

Per me il "tutto" è ciò che possiedo.



Il rosso nel buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora