Part 8 "Ciò che è bianco e nero"

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< David >

Non ero mai uscito dalla camera se non per andare in bagno, ma non per lavarmi. Il solo pensare a qualcosa che toccasse o anche solo sfiorasse la mia schiena, mi terrorizzava. In aggiunta non volevo farmi vedere da nessuno, mi vergognavo troppo. Roger si era davvero dimostrato la persona più gentile al mondo: era passato per i pasti e mi aveva raccontato per filo e per segno ogni dettaglio sulla salute di mia madre. Mi parlava attraverso la porta senza mai chiedermi di uscire.

Erano passati due giorni. Mi sentivo puzzare; mi feci coraggio. Chiuso in bagno decisi quindi di lavarmi, era arrivato il momento. Prima di entrare in doccia, mi guardai la schiena allo specchio: i lividi erano ancora rossi e in alcuni punti vi erano delle piccole bruciature. Aprii l'acqua che scorrendo tiepida sulla pelle, mi regalò una sensazione di benessere: l'intensità del dolore era notevolmente diminuita. Il bagno era fornito di qualunque medicinale esistente al mondo. Non era stato difficile curare le ferite.

" Mi sento meglio finalmente!" esclamai sospirando.

Tornai in camera. Adagio mi stesi a letto felice di godermi dopo due giorni, la morbidezza del materasso.

Sentii la porta di ingresso aprirsi.

"David buongiorno."

Mi alzai e schiarendomi la voce risposi:
" Buongiorno Roger!"

Si avvicinò alla porta della mia stanza:

"Perdonami David, posso chiederti di uscire dalla camera, vorrei presentarti la tua domestica."

"Va bene, dammi cinque minuti! - Sono appena uscito dalla doccia!"

"Fai pure con calma, noi ti aspettiamo in sala!"

Mi diressi verso l'armadio. Non ero ancora andato a prendere le mie cose nel vecchio appartamento. Sceglievo tra i mille indumenti di tutte le taglie qualcosa che mi entrasse ma soprattutto, qualcosa che coprisse ogni tipo di segno così da non destare attenzione.

"Ecco! - Trovato!" sospirando mi infilai una tuta nera e guardandomi allo specchio dell'anta, controllai che la schiena fosse ben coperta. Infilate un paio di scarpe da ginnastica, uscii dalla stanza.

"Dopo giorni a parlare attraverso una porta, finalmente eccoti!"

Roger si avvicinò sorridendomi. Da dietro di lui uscì una donna: alta più o meno un metro e sessanta con indosso un abito lungo morbido di colore nero con scollo a V senza manica. Decisamente una taglia forte. Una signora sulla sessantina di anni con capelli castani tinti di media lunghezza raccolti in un grande fermaglio. Mi tese la mano con un grande sorriso da cui spiccavano occhi color nocciola.

"David ti prese......!"

" Ma guarda che bellissimo angioletto! - Molto piacere mi chiamo Camilla Fauselli, ma preferisco essere chiamata Milla!"

" Molto piacere Signora Milla, il mio nome è David!"

Ridendo mi rispose:

" Molto piacere David... non c'è bisogno di darmi della Signora. - Trascorreremo molto tempo assieme, Milla andrà benissimo. Spero che diventeremo ottimi amici."

Mi sorrideva con aria quasi materna e mi sentivo come confortato dal suo volto che emanava gioia e serenità.

Vedevo Roger guardarla con aria stupita da così tanta irruenza; non gli aveva neanche fatto finire le presentazioni.

La donna iniziò ad osservare l'appartamento. Controllava ogni stanza con aria perplessa e noi immobili, ci guardavamo confusi.

"Bene! - Devo dire che questo appartamento è molto lussuoso, ma è troppo freddo. L'aria che si respira è tutto purché accogliente ... Cerchiamo di scongelare questo ghiaccio..innanzitutto vi preparò del tè alla vaniglia."

Il rosso nel buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora