Part 13 " Ciò che è spietato"(+18)

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< David >

Cercai di fuggire chiudendomi in camera ma non riuscii. Con una spinta mi scaraventò indietro e riconobbi il mio aggressore, era il bastardo.

Furioso mi scagliai per colpirlo con un pugno ma schivandolo, lo afferrò e con la stessa facilità in cui si getta un pezzo di carta, mi buttò nel letto a pancia sotto.

"Cosa cazzo fai figlio di....!"

Mi silenziò la bocca con la mano e con l'altra mi teneva ferma la testa premendola contro il materasso. Dimenavo le gambe ma d'un tratto, avvertii un dolore acuto che mi bloccò di colpo lasciandomi senza respiro: dalla testa era passato a tenermi entrambi i polsi dietro la schiena con la mano, risvegliando così, fitte strazianti provocate dalle corde del nostro ultimo incontro.

Mi chiedevo il perché fosse venuto. Respirandomi nell'orecchio destro:

" Stai zitto puttanella! - se urli ti dovrò soffocare!"

Sgranai gli occhi dalla paura e con un cenno annuì. Sentii un rumore simile ad un ticchettio inquietante e di colpo, avvertii freddo ai polsi. Intuii mi stava mettendo delle manette o qualcosa di simile per immobilizzarmi. Ricominciai a dimenarmi con più impeto ma legò anche le mie caviglie.

Il terrore mi scorreva nelle vene facendo battere all'impazzata il mio cuore angosciato. Mi strappò via la mutanda di netto e così fece con la maglietta: la violenza dei suoi movimenti e il suo ansimare con tono rauco, mi diede la certezza che era uscito fuori di senno.

Dai rumori dedussi che si stava slacciando i pantaloni. Dopo aver sentito umidità nel sedere, mi penetrò di netto facendomi aprire la bocca dal dolore. Scesero lacrime di sofferenza dal mio volto causate dalla sua violenza. Non riuscivo a resistere, mi avevo colto impreparato e così involontariamente, gli diedi quello che aveva sempre voluto: urlai. Nel sentirmi, i suoi gemiti si intensificarono. Gemiti di un'animale che senza alcuna umanità mi stuprava, incurante del mio strazio.

< Noa Ren Ilesvyl >

Euforico nel sentire le sue urla mi tolsi la giacca strappandomi via la camicia subito dopo.  Dopo aver ammanettato mani e piedi, voltai il suo corpo su di un lato. Poggiai entrambe le gambe sulla mia spalla e con forza continuai a scoparlo. La mia mano continuava a sanguinare provocandomi un dolore che mischiato al piacere mi inebriava.

" Ti piace troietta! - prendilo tutto!"

Accesi la luce. Volevo vederlo mentre soffriva e guardandolo in faccia, tutte le sensazioni perverse mi travolsero: il suo volto era sofferente e piangeva a dirotto. Lo spinsi più avanti lasciando cadere le gambe, mi sdraiai di fianco dietro di lui. Gli leccavo l' orecchio ansimando e con le mani continuavo a palpeggiargli il culo che di tanto in tanto schiaffeggiavo. Dopo essere venuto fuori lo presi per i capelli e prima di andarmene gli sussurrai all'orecchio:

" Io decido il quando, il dove e come! - ricordatelo troietta ingorda!"

Slacciai le manette con cui lo avevo legato e presi i miei vestiti lascia la stanza avviandomi soddisfatto verso l'uscita.

< David >

Appena libero mi alzai a fatica e gli corsi dietro urlandogli contro in lacrime:

" Sei un pezzo di merda! - guardami figlio di puttana! - quale donna può aver partorito una merda come te! - Cosa penserebbe di te tua madre?

Per un attimo si fermò davanti la porta e voltandosi, mi guardò con espressione furiosa: sembrava volesse aggredirmi di nuovo.

Le gambe fecero cilecca e passato il salotto, stramazzai a terra piangendo mentre il bastardo mi fissava. Contraccambiai il suo sguardo con occhi pieni di odio e continuai:

Il rosso nel buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora