Part 11 " Ciò che si comprende"

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< David >

Mi sentivo dilaniato e respiravo a fatica.

Il dolore alle caviglie ed ai polsi mi procurava un bruciore che gradualmente mandava il mio corpo in ebollizione. Con cautela e più tentativi riuscì ad allentare il nodo sfilando con cautela una mano alla volta. Le ferite sanguinavano ancora. Liberai poi le caviglie ed afferrai l'asciugamano che quel bastardo aveva utilizzato per pulirsi il volto dal mio sputo.

Non aveva importanza il fatto che fosse sporco, volevo assolutamente togliermi quello schifo dal viso. Provai più volte ad alzarmi ma le gambe ancora tremolanti non mi reggevano, strisciai allontanandomi da quel pavimento disconnesso verso l'uscita. Di tanto in tanto mi fermavo a risposare: il dolore era insopportabile. Mi aiutai aggrappandomi a quel maledetto tavolo che il bastardo aveva utilizzato la volta scorsa, una volta in piedi a piccoli passi raggiunsi l'uscita.

" Ci sei quasi David, fra poco sarai fuori di lì!" bisbigliai insofferente. Mi voltai di scatto nel sentire delle urla disumane provenire da oltre l'ingresso di quel pazzo.

Il tono era quello di una bestia e nel sentirlo la pelle mi si accapponò dal terrore. Un terrore che mi diede la forza di ignorare il dolore fuggendo verso le scale. Raggiunta la porta scorrevole feci capolino per controllare se Milla fosse in giro; c'era profumo di carne. Dedussi che fosse in cucina a preparare la cena. Cercando di fare il meno rumore possibile raggiunsi il bagno in punta di piedi, una volta lì mi chiusi dentro a chiave.

Nonostante la situazione drammatica mi sentivo sollevato. Milla non si era accorta ma di colpo sentii bussare: avevo fatto male i conti.

"Tesoruccio va tutto bene? - Dove sei stato?"

"Quante domande!" pensai sbuffando. Il bisogno di stare da solo era impellente: dovevo mandarla via a tutti i costi.

"Milla scusami, ero di sotto in palestra!"

"Di sotto c'è una palestra! - ecco perché il Signor Ilesvyl mi ha vietato di scendere! - Avrà sicuramente altri inservienti per le pulizie al piano di sotto. - comunque la cena è pronta, vieni a mangiare?"

Poggiato di schiena guardavo il soffitto stufo di sentirla parlare. Stavo per implodere. Trattenevo le lacrime allo stesso modo in cui trattenevo il desiderio di sfogarmi. Dopo un paio di respiri profondi a bocca aperta le risposi:

"Milla grazie! - Lascia tutto in cucina, mangerò dopo! - Si sta facendo tardi, torna pure a casa e non preoccuparti!"

" Va bene Angioletto! - Oh! ma qui ci sono gocce di sangue sul pavimento! - Santo cielo, ti sei fatto male? - Fammi dare un'occhiata su!"

Chiusi gli occhi e per un attimo digrignai i denti dal nervoso. Con tono deciso le risposi:

"Milla è solo un graffietto! - Torna a casa ti ho detto...e stai tranquilla... sto bene!"

Per un paio di minuti rimase in silenzio poi continuò:

"Va bene angelo mio! - Ci vediamo domani!"

Percepivo dispiacere nelle sue parole. Era la seconda volta che la redarguivo in malo modo. Ora dovevo pensare a me. Mi sarei scusato il giorno dopo. Una volta accertatomi che fosse uscita dall'appartamento, mi accasciai a terra sfinito.

"David, ora puoi...sei solo!"

Scoppiai a piangere a dirotto. Quegli infiniti dolori come demoni mi dilaniavano l'anima costringendo la mia bocca ad aprirsi come a volerli rigettare. Tenevo la mano sulla pancia e in lacrime mi guardavo le ferite lasciate da quelle maledette corde. Dovevo medicarmi ma impietrito, non riuscivo a muovermi:

avevo vinto la battaglia ma in tutto quello strazio, mi chiedevo a quale prezzo.

< Noa Ren Ilesvyl >

Il rosso nel buioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora