Il rito di affiliazione

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I compari fecero del loro peggio per impressionarlo:pur restando solo un esecutore gestionale, un imprenditore, ci tenevano comunquea scuotere le sue certezze. Volevano inchiodarlo a un sentimento di terrore, inmodo che non potesse mai pensare di tradirli o venire meno ai suoi obblighi,cosicché nell'incertezza, come un monito, mantenesse il ricordo di quel giorno.Rispetto al paradigma del passato, avevano imparato a prediligere la sostanza,la fissità della paura: avevano conservato la suggestione del fuoco, che stavaa simbolo di forza, luce, cenere, polvere da sparo; e avevano custodito lapreghiera, il raccoglimento, perché Cosa Nostra non fosse mai fraintesa,travisata come una semplice associazione terroristica o un gruppo di personeche si aggrega soltanto per fini economici e di convenienza: Cosa Nostra è congruenzanelle idee, nei valori e nelle intenzioni, adesione unanime alle stesse poche,imprescindibili regole, supporto, sostegno l'uno per l'altro, comunione,famiglia. Cosimo fu battezzato al cospetto dei membri più anziani, liberatodalla nullità del suo essere uomo comune, fu consacrato a individuo nuovo, uomod'onore, a cui veniva offerto il benessere e un ruolo dominante nella società;in cambio era richiesta sola obbedienza, obbedienza cieca al proprio superiore.In fin dei conti avevano ragione, non era molto distante da una totalizzante fedecristiana: differiva solo per la misericordia verso il nemico, il precetto diamare, la libertà di scelta. Dopo averlo denudato, averlo bendato e averglifatto recitare come giuramento una cantilena che lo avvisava in sostanza deipeggiori modi in cui poteva essere punito per un ipotetico, sconveniente,tradimento, in due, da ambo i lati, gli afferrarono i polsi e posarono i palmisu apposite fiamme appena spente, braci ancora ardenti; li tennero così,bloccati, fino a che le mani non si fecero viola, il sudore non gli inondò letempie; solo allora mollarono la presa, tutta in una volta, e Cosimo cadde aterra, di schiena, urlando improperi e rivolgendosi a chi si poteva rivolgere:a sua madre per averlo partorito, ai suoi amici per non averlo fermato, a sestesso, a Dio. Quando lo sbendarono e lo tirarono in piedi, lo abbracciaronotutti, i più anziani addirittura commossi: «Avìa assai chi non trasiunu figghiolinovi». Don Nino: «'Ou, arripigghiti! Non mi fari fari mala figura. Non tifacisti nenti: si capisci di vuci». Ma a lui, sarà stato il buio, lasuggestione, pareva di non aver mai provato dolore simile; la bruciatura non l'avevamarcato sulla pelle: fin dentro le ossa, nel midollo, i nervi si erano arresilesti al massacro; forse non era il lavoro suo, non era forte abbastanza;veniva da una famiglia normale, aveva il fegato a riposo, il sonno troppoprofondo; chissà chi era quella gente lì, come ci era arrivata; si sentiva spaesato,miseramente fuori luogo. Avevano centrato il bersaglio: l'avevanoprepotentemente spaventato. La coscienza di quel ragazzo non si faceva piùtante domande. Da dove provenissero effettivamente quei fiumi di soldi, glispostamenti, la chiusura di un'azienda per aprirne un'altra con gli stessifondi, sfuggire, confondere le responsabilità non lo impensieriva più. Peraltrola decisione del suo padrino di lasciarlo parzialmente allo scuro dalla catenadi imbrogli che arrivava fino a lui lo faceva sentire al sicuro, sollevato;pensava che non avrebbe avuto mai bisogno di prendere una pistola in mano;invece, puntuale come una profezia, si avverò per un essere umano il peggiorpresagio: avere dei nemici.

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