Hai d'accendere?

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NOTE INIZIALI: vabbè ci risiamo, come state? Scusate il mega ritardo ma agosto è volato in un attimo e non mi sono resa conto di nulla.
Spero però che questa storia continui ad appassionarvi ora che sta entrando nel vivo.
Ho una linea ben precisa che vorrei seguire, vediamo però cosa il flusso di parole mi farà scrivere, comanda lui qui.

Bacini.
-M.

È notte

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È notte.
Simone come suo solito sta monitorando il fratello.
Sembra tutto così nuovo, come se le notti precedenti non le avesse passate a fare lo stesso di oggi.
Come se fosse cambiato il soggetto, la stanza d'ospedale, la situazione, se stesso.
Forse davvero qualcosa in lui è cambiato. È bastata una scena.
La morte davanti ai suoi occhi.
La morte bastarda che arriva per tutti, lo sa, ma perché cosi? Perché con la sofferenza? Perché con le ingiustizie?
Ci è andato poi, quella mattina, all'obitorio.
È proprio al piano terra dell'ala B.
È entrato in silenzio.
Il suo più grande amico, trasformatosi in nemico in quel preciso momento.
Perché il silenzio era forse troppo, opprimente, e questo a Simone non piace perché lo fa pensare troppo, gli fa rivivere cose che pensava di aver scordato ma che invece ripiombano come macigni nella sua mente.
Che lui vorrebbe solo vivere in pace,
anche se poi la domanda è lecita, ma cos'è la pace?
Caos, c'è solo caos.
Ha solo e sempre vissuto nel caos.
Non sono nella sua mente, ovunque.
Caos e dolore.

Dolore, lo stesso che vede in quegli occhi colmi di lacrime di una signora invecchiata di 20 anni o poco più in una sola notte.
Lo stesso di una mamma che sta vegliando il corpo esanime del figlio.
Ed è così difficile vederla quell'immagine.
Squarcia il silenzio, con lui vorrebbe solo urlare.
Vorrebbe prendersi quel dolore, anche se non gli spetta.
Vorrebbe alleggerirle questo carico enorme che le vede sulle spalle.
Vorrebbe.. vorrebbe.. non lo sa neanche lui in fondo cosa vorrebbe.
Che qui non siamo in un film e i desideri non sono avverabili sfregando una lampada.
Che non siamo nella notte di San Lorenzo, il 10 agosto, dove potrebbe esprimere un desiderio che tanto poi non si avvererà mai.
Che Simone ci prova ogni anno, davvero, non dicendolo a nessuno e fingendosi un non credente di ciò, finisce poi a guardare disteso nella piscina vuota di Villa Balestra il cielo scuro e stellato così immenso.
È capitato anche, in quelle due rarissime occasioni in cui ha visto la stella cadente, che il desiderio in silenzio e dentro di lui lo ha espresso.
Si sono avverati? No, mai.
Simone lo può dire con certezza poiché vede Jaco in condizioni sempre più gravi. E quindi di conseguenza, il suo desiderio di farlo stare bene, di farlo tornare a casa dai suoi genitori, dal gemello stesso, dalla nonna Virginia e di prendersi lui la malattia non si è mai avverato.

E allora che senso ha esprimere desideri?
Non lo sa, in silenzio però lui continuerà a provarci.

Sta ricordando il freddo sentito sulla sua pelle e dentro di sé, quella stessa mattina alle 8:00. Mentre stava raggiungendo l'uscita dell'ospedale, aveva deciso di seguire i suoi piedi senza farsi domande, irrazionalità. Era come se una forza estranea ma potente stesse comandando il suo corpo e avesse spento i suoi pensieri.
Si è ritrovato quindi a scendere i gradini uno dopo l'altro, velocemente, tanto da aver avuto paura di cadere e rotolare per le scale, veloce come se ci fosse un conto alla rovescia da seguire e rispettare.
Veloce come se dovesse arrivare a tagliare un traguardo per vincere una gara.
Veloce, come se avesse paura che la mente, una volta ripreso il comando sull'emotività, sul cuore, potesse fargli cambiare idea e di conseguenza la strada che stava percorrendo.
Ricorda di come, aspettando l'apertura delle porte da parte dell' infermiere, sia stato in dubbio per alcuni millisecondi di entrare in quella stanza.
Ricorda il freddo intenso sentito nell'anima.
Se c'è ancora un anima in Simone.
Ricorda di aver alzato lo sguardo, aver camminato per quel mini corridoio, aver dovuto guardare l'interno delle stanze d'obitorio per poi vedere una foto di un ragazzo.
La stessa del manifesto appeso in reparto.
Ricorda di come si sia sentito in colpa nei confronti della madre, del ragazzo stesso, neanche avesse potuto fare qualcosa per salvargli la vita.
Che Simone l'ha capito che non può salvare il mondo dalla morte.
Che non può salvare tutti dalla malattia.
L'ha capito.
Non l'ha accettato.
Che capire è una cosa, accettare ne è un'altra.
Per adesso forse basta capirlo, un giorno lontano probabilmente riuscirà ad accettarlo.

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