• Capitolo 38 •

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"Il mondo gira senza pensare all'alta maera

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"Il mondo gira senza pensare all'alta maera.
Tocca a noi costruirci un mezzo per sopravvivere e non annegare"

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_L'inizio del piano: La centrale_

J. Hyung
«okay»

Un messaggio, quattro semplici parole e Jeongguk si staccò dalla finestra, poggiandosi pesantemente al muro di fianco, una mano impigliata tra i capelli e l'altra mollemente sospesa accanto al fianco.

«Tutto apposto?»

Jimin lo guardava con una sigaretta tra le dita: la terza nell'arco di un'ora. L'ansia aveva colpito anche lui, poteva notarlo dal suo andamento rigido lungo la cucina spaziosa e lo stesso sentimento si era impossessato anche di Taehyung che faceva roteare uno spesso anello sul palmo della mano.

Un pesante silenzio era caduto sui tre quando Jin era uscito con MyungDae. Persino Kookie, sensibile a quei sentimenti, si era immobilizzato accucciandosi a terra, con gli occhi chiari come pietre preziose sul più piccolo della stanza. Doveva aver capito che quel sentimento di spossatezza stava partendo principalmente da lui.

«Per quando è previsto il volo?» Taehyung, mezzo nascosto dalla sua matassa di capelli, si schiarì la voce rovinata per la gola inaridita.

«Le sei di questa sera. Esattamente tra venti minuti. Da casa mia all'aeroporto ci vogliono circa dieci minuti, spero che siano già partiti»

Jeongguk non ebbe il tempo di finire che il telefono di Jimin si illuminò sul tavolo. I tre si raggrupparono e attesero che il proprietario leggesse il messaggio.

Numero sconosciuto
«Siamo dentro. Nulla di strano. Y.»

Jimin sapeva che Iena, o meglio, Yamata, avrebbe gettato il telefono preso per l'occasione dopo averlo rotto, quindi non rispose. Invece sospirò e confermò ad alta voce ciò che aveva appena letto: «Si sono messi in strada da un po', sono già all'aeroporto. Non c'è nulla di strano e nessuno di sospetto. Possiamo già considerarli protetti; sono passati inosservati»

Jeongguk si sedette sulla sedia; poteva sentire le ginocchia tremare e lo stomaco ribaltarsi mentre ringraziava velatamente Dio per aver protetto quel breve viaggio.

MyungDae era al sicuro con i suoi genitori, al loro fianco c'era un uomo fidato di Jimin e Hoseok avrebbe fatto riposare la sua sanità mentale. Ora potevano pensare ad altro. Erano ancora all'oscuro del piano del suo ragazzo e egli non faceva intravedere nulla con il volto sottile e labbra strette. Continuava solo a masticare la sua stessa guancia con lo sguardo in tempesta. Preso da onde doppiamente più grandi di lui.

Con lentezza lo raggiunse al suo solito posto accanto al lavandino e gli accarezzò il dorso della mano; la stessa che reggeva la sigaretta, attirandone l'attenzione. Il fuoco consumava il tabacco e la cenere cadeva triste per terra senza trovare portacenere in grado di farla riposare.

Nelle Vesti Del Kintsugi || Jikook ff ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora