• Capitolo 47 •

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"È come una clessidra di sangue, su ogni goccia una vita

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"È come una clessidra di sangue, su ogni goccia una vita.
Il tempo scorre e un respiro vola via."

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_Termina come inzia: insieme?_

La notte del terzo giorno fu un duro colpo per tutti e quattro.
Jimin era tornato a casa con faccia tetra, più cupa delle occhiaie che portava sotto gli occhi, si era seduto in meditazione con le ginocchia sotto al sedere e aveva poggiato la maschera davanti a lui.

«Jimin...» sussurrò Taehyung, poggiandogli una mano sul ginocchio teso «Cos'è successo?»

Jin si passò una mano tra i capelli, si alzò in piedi e si poggiò al muro, accanto alla finestra rotta «Cosa sta andando storto?»

Solo quando Jeongguk uscì dal bagno, Jimin alzò il volto, incastrando i loro sguardi. Deglutì la bile in gola e le mani si strinsero in due pugni sulle cosce.

Jeongguk percepì subito che qualcosa non stava andando per il verso giusto, quindi camminò lentamente e gli si mise davanti. Le loro ginocchia si toccarono, trasmettendo una fievole energia che dette a Jimin la forza di aprire bocca dopo essersela schiarita.

«Jungwae non ha più bisogno di me durante la spedizione di domani. Ha detto che potrò prendere un giorno di ferie o svolgere i miei soliti lavori» suonò come un ringhio sommosso d'odio potente.

La terra poteva tremare sotto la rabbia che i quattro inziarono a condividere.

«Cazzo» sbottò Taehyung battendo un pugno a terra. L'aria tetra poteva far capire il disagio che gli faceva controcere le budella mentre si metteva in piedi e si dirigeva nella cucina. Le mani strinsero il ripiano fragile.

«Credi che sappiano qualcosa? Hanno forse notato la microspia?» Jeongguk si stropicciò gli occhi con le dita e il suo cuore si fermò per qualche secondo, nella preoccupazione di tale ipotesi.

«Devono per forza aver notato qualcosa, quale sarebbe l'annesso se no?» Jin si mangiava le unghie per la tensione. Il piede destro ticchettava costante contro al pavimento.

«Credo che se sapesse qualcosa lo avrebbe già ucciso» precisò Taehyung, cercando di riordinare i pensieri e tirare un filo rosso intorno agli spilli.

Jeongguk si spostò, strisciando all'indietro per poggiare i palmi a terra. Teneva il labbro tra i denti mentre guardava le luci della lampadina su di lui. «A meno che, Jimin sia diventato davvero qualcuno che vuole egositicamente e non trova il bisogno di ucciderlo se non crea problemi» l'acido salì bruciandogli la gola «È nauseante» sputò con cattiveria.

Jimin studiò la sua mascella, quella spiegazione era davvero plausibile conoscendo bene la sua insistenza e le sue azioni. Poi strofinò le mani tra di loro: «Qualsiasi cosa sia, non possiamo stare fermi e rendere vani i nostri sforzi»

Nelle Vesti Del Kintsugi || Jikook ff ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora