7 things

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Draco era seduto alla sua scrivania, aveva appena finito di scrivere un saggio e adesso non aveva molto da fare.
Non c'era nessuno dei suoi amici nel dormitorio, così decise di riempire il tempo disegnando qualcosa, ma poi tra i tanti e soliti, ripetitivi ghirigori noiosi, si ritrovó— quasi inconsapevolmente— a stilare una lista.

Una lista che riguardava Potter.

Tutto quello che si poteva leggere sul foglio era:

"7 cose che più odio di te"

Probabilmente le prime righe erano venute su facili e veloci da completare. Infatti si leggeva:

1. La tua stupida cicatrice a forma di fulmine che ti fa sembrare uno sfregiato.

2. La tua stupida faccia da grifondiota che mi da sui nervi.

3. Quegli occhiali ridicolmente rotondi che rendono la tua faccia ancora più da sfregiato.

4. Quel sorriso soddisfatto idiota che mostri sempre in giro facendomi venire la nausea.

5. I tuoi capelli troppo neri e scompigliati che sembrano contenere un nido d'uccelli.

6. I tuoi occhi fin troppo verdi che sembrano perforare qualsiasi cosa guardino.

7. Il fatto che mi sono innamorato irrimediabilmente di te.


Draco si rese conto soltanto quando arrivó all'ultimo punto di aver scritto quello che aveva appena letto.
Era stato del tutto spontaneo, avrebbe voluto dire inaspettato, ma il suo viso bruciava di vergogna e di consapevolezza.
Il panico inizió a montare su di lui e molto velocemente prese la pergamena che aveva di fronte e la gettó nel camino.
Tra le fiamme scoppiettanti, dopo alcuni minuti, ancora si riusciva a leggere un'ultimo pezzo di frase "irrimediabilmente di te" , tutt'attorno la pergamenta era ormai bruciata e Draco, guardandola, non poteva fare a meno di pensare che era esattamente così che si sentiva.

Se c'era un modo in cui poter mettere fine a quel qualcosa in lui, Draco non riusciva a trovarlo...o forse, più probabilmente, non voleva trovarlo.

Stupido Potter, con la sua stupida cicatrice a forma di fulmine, i suoi ridicoli occhiali e quegli occhi verdi e profondi come la foresta proibita.
Lo aveva rovinato.
Stupido il suo cuore che aveva scelto quello stupido grifondoro.
Stupido, stupido, stupido.
Non poteva fare a meno di amarlo.
E nel silenzio della sua camera, c'era solo lo sfrigolio delle fiamme che bruciavano e sembrava sentire nelle orecchie il suo cuore che batteva e batteva e batteva.
Il fuoco stava per spegnersi, le parole, ormai consumate, stavano per scomparire per sempre.
Quello che si leggeva non era altro che "te" e quel frammento bastó per far sentire il serpeverde impotente. Era come se non volesse che scomparissero, era come volerle tenere per sè, tenerle al sicuro.
Tornó velocemente alla scrivania, afferró una nuova pergamena, la piuma, intinse la punta nell'inchiostro e scrisse:

"Se quello che odio di te, mi ha portato ad amarti, non so a cosa potrebbe portarmi quello che amo di te.
Probabilmente alla distruzione o forse alla rinascita?
Quello che so è che non vedo l'ora di bruciare."

Ma nel frattempo, il fuoco cessó.

Quella che si era accesa, era una scintilla ben più forte.

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