Astronomy

131 8 4
                                    

Agli astri lassù che hanno fatto si che trovassimo la strada che ci conducesse l'una dall'altra.

Sei preziosa, Asleeppunpun

⭑*•̩̩͙⊱••••✩••••̩̩͙⊰•*⭑

Era una sera fresca d'inizio ottobre, il cielo era limpido e sereno, gli uccelli avevano smesso da poco di cantare, solo per ritornare nei propri nidi. Il tramonto iniziava ad anticiparsi ed il cielo diventava presto scuro, rispetto all'estate. Dalla Torre di Astronomia, si sentiva la brezza del venticello autunnale, ancora un po' calda per essere fastidiosa. Se si chiudevano gli occhi e si ascoltava attentamente, trattenendo anche il respiro, si poteva ascoltare il leggero incresparsi e fluire del lago sulle rive. La vista di Hogwarts da lì era da lasciare senza fiato, una grande ed ampia distesa degli alberi si stava colorando di arancio e marrone, il cielo ed il lago si incontravano, confondendosi l'uno nell'altro e mescolandosi in un tenue blu chiaro rendendo il panorama infinito, su cui i pensieri di chi osservava potevano scivolare via leggeri. Harry era lì, più che a godersi la vista, a lasciare che i suoi pensieri più pesanti volassero via, era da un po' che passava qualche sera lassù a rifugiarsi da tutto il caos di festeggiamenti perenni da quando erano ritornati a scuola dopo la guerra. Non che Harry non fosse felice della sconfitta di Voldemort, dopotutto aveva dovuto conviverci per tutta la vita, ma qual era stato il prezzo della vittoria? Soltanto adesso Harry era libero di vivere il lutto di tutti coloro che aveva perso, di sentire profondamente il dolore che lo stava avvolgendo in una morsa  stretta che a volte non gli permetteva neppure di respirare e l'unico modo che aveva per sfuggirgli era guardare il cielo e sentirsi solo un puntino nell'intero universo, facendosi cullare dalla luce degli astri su di lui. A tarda notte, quando decideva di ritornare al dormitorio, si sentiva più leggero, non sentiva più il peso del mondo sulle sue spalle, il peso del futuro e delle scelte e soprattutto, la solitudine sembrava avere più senso con la testa puntata verso l'alto.



⭑*•̩̩͙⊱••••✩••••̩̩͙⊰•*⭑



Era una notte fresca d'inizio ottobre, il cielo era ormai scuro, la sola luce che si vedeva era quella delle stelle e della Luna che molto più in alto, benchè non visibile da quel lato, rifletteva una lunga scia bianca sul Lago Nero. Nessun rumore o suono riempivano l'aria, c'era silenzio. Tutt'intorno era buio, era come un'ombra. Sembrava di osservare un dipinto in bianco e nero. Al paesaggio si aggiungeva l'osservatore, dall'alto della Torre di Astronomia, anch'esso in bianco e nero, Draco aveva la testa biondissima alzata verso il cielo, cercando le costellazioni visibili.
Non riusciva a dormire, troppi pensieri negativi affollavano la sua mente e per antitesi, l'unico posto in cui trovava la pace era quello in cui aveva accettato di perderla, la notte in cui Silente era morto. Pensava sempre a come sarebbe ora se le cose fossero andate in modo diverso. Sarebbe qui ad Hogwarts o rinchiuso ad Azkaban? Forse non meritava di trovarsi dov'era. Gli era andata bene...ma fino a che punto?
Tutto il giorno restava in disparte dagli altri, non gli piaceva più mettersi in mostra come un tempo, non quando le occhiate che riceveva stavolta erano di disprezzo.
L'unica fama di cui godeva era quella di mangiamorte.
Ricordava con tristezza tutte le notti che durante il sesto anno aveva passato in questa Torre, a guardare dall'alto il panorama su un mondo che l'aveva condannato e continuava a condannarlo.
Ricordava quando, da piccolo, sua madre gli aveva insegnato a leggere la mappa del cielo, "Devi conoscere da dove proviene il tuo nome e quello della tua famiglia" gli diceva sempre e così aveva fatto, adesso non c'era angolo di cielo che non conoscesse e in quello stesso cielo notturno si era rifugiato più volte, come se gli facesse da casa. Era l'unico posto in cui potersi sentire al sicuro.




⭑*•̩̩͙⊱••••✩••••̩̩͙⊰•*⭑



Aveva avuto un incubo su Voldemort, l'ennesimo. Si era risvegliato di colpo sudato ed impaurito, si era girato e rigirato più volte nel letto prima di capire che non ci sarebbe stato modo di riprendere sonno, si sentiva piccolo e solo. Avrebbe voluto un po' di compagnia, qualcuno di cui fidarsi, pensare ad un abbraccio o ad un gesto di conforto era quasi un pensiero proibito. C'era solo una cosa da fare che l'avrebbe aiutato a sentirsi meglio: andare a contemplare il magnifico panorama che gli concedeva il cielo.

Salì la lunga scala a chiocciola che portava alla Torre, quante volte aveva sentito già la tensione iniziare a lasciare il suo corpo già solo sentendo il freddo corrimano di metallo scivolare sotto la sua mano. Ma stavolta, quando arrivò su, scoprì di non essere solo. Dovette aver fatto rumore perché anche l'altra persona si rese conto di non essere più sola e si girò con bacchetta alla mano.

Harry e Draco si guardarono negli occhi per un lungo momento, il grifondoro abbassò la bacchetta e Draco si accorse che stava tremando solo quando smise di farlo. Non si dissero nulla. Con un gesto impercettibile, Harry si spostò leggermente più in là sulla ringhiera, lasciando un po' di posto e ritornando a guardare le stelle come se niente fosse.
Draco inizialmente titubante, si avvicinò occupando quel posto, alzando la testa al cielo e di tanto in tanto guardando il ragazzo accanto a lui.
Continuarono a rispettare il silenzio attorno a loro senza sapere di aver siglato un tacito accordo.

⭑*•̩̩͙⊱••••✩••••̩̩͙⊰•*⭑

E da quel momento fu così ogni notte.
Senza parlarsi condividevano quell'angolo nel buio, illuminati solo dalla luce delle stelle e della luna.
Non avevano bisogno di parole per sapere che i loro sogni erano fatti proprio della stessa materia. Amare ed essere amati soltanto per ciò che erano.

Col susseguirsi del tempo, quell'abitudine di cui nessuno dei due poteva fare a meno, si era quasi trasformata in un rituale. Nel silenzio del tempo passato insieme con la testa verso il cielo, che sembrava vegliare su Hogwarts, due anime sole si avvicinavano, si ascoltavano e si comprendevano.

Una di quelle tanti notti, in cui il cielo diventava sempre più buio e le stelle sempre più luminose, una mano si avvicinava timida ma coraggiosa ad un'altra sul passamano su cui erano poggiate, i mignoli si avvicinarono, gli sguardi bassi su quei movimenti, i respiri cristallizzati per qualche attimo, furono poggiate una sull'altra e fu come parlarsi per la prima volta ma senza dire niente, era un linguaggio nuovo. Il linguaggio della presenza, della vicinanza, dell'accettazione. Un linguaggio che sembrava comunicare "Non sei solo."

Gli occhi finalmente si alzarono e si incontrarono, fu come vedersi davvero. Fu come scoprire un nuovo cielo con nuove stelle.
Entrambi, quella notte, scoprirono che c'era un motivo per cui gli astri gli avevano illuminato il cammino.

| About Drarry | RaccoltaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora