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-Ryujin, ti vuoi sbrigare? Tra poco dobbiamo uscire!

La voce di sua madre rimbombò per tutta la casa, facendola sospirare pesantemente e roteare gli occhi.

Non moriva dalla voglia di uscire quel giorno, nè tantomeno di andare in spiaggia.

Avevano affittato quella casa per le prossime due settimane, con lo scopo di godersi le ultime giornate di sole e mare, prima del loro rientro in città.

I suoi genitori avrebbero ripreso il lavoro, suo fratello maggiore l'università, mentre lei la scuola, l'ultimo anno delle superiori, con tutto il suo carico di stress e notti insonni.

Ryujin si alzò di malavoglia dal letto sul quale si era buttata qualche minuto prima, iniziando a prepararsi per uscire, pur non avendo nessuna voglia di vedere qualcuno né di farsi vedere a sua volta da degli estranei, ma era meglio non contraddire sua madre, iniziando una discussione di prima mattina.

In giornate come quelle, l'unica cosa che voleva fare era rimanere a casa, stesa sul suo letto a contemplare il soffitto e non pensare a niente, svuotando completamente la sua mente per rilassarsi e ritrovare la sua pace interiore.

Ryujin detestava con tutta se stessa essere al centro dell'attenzione altrui, cosa che succedeva inevitabilmente quando usciva di casa e si trovava circondata dalle altre persone, dalle quali si sentiva costantemente fissata e giudicata, per il suo fisico, per ogni sua espressione, ogni suo minimo gesto.

Evitava perfino di ridere e sorridere in pubblico, convinta che gli altri la prendessero in giro, parlando male di lei alle sue spalle.

Per questo cercava di limitare ogni contatto con le persone, soprattutto sconosciute, evitando di frequentare posti troppo affollati per paura di avere un attacco di panico.

La sua famiglia non riusciva proprio a capirla, considerando il suo comportamento come una semplice scusa per attirare l'attenzione su di sé, credendo che facesse la vittima di proposito, quando era esattamente l'ultima cosa che lei avrebbe voluto fare.

Non aveva amici per quel motivo, come poteva avvicinarsi a qualcuno senza sentirsi in profondo imbarazzo?

Cosa avrebbero pensato gli altri di lei? L'avrebbero sicuramente derisa e umiliata per il suo essere così tremendamente inadeguato, come lei si sentiva quando usciva in società.

Tutti perfettamente a loro agio mentre lei con una voglia irrefrenabile di scappare e nascondersi dai loro sguardi cattivi e crudeli, spietati.

L'unica cosa che la faceva sentire meglio erano i social.

Non aveva mai stretto amicizia con qualcuno online, ma almeno non c'era il rischio di essere giudicata, visto che nessuno la conosceva, né aveva idea di come fosse la sua vita, dei problemi che doveva affrontare, senza avere l'appoggio della sua stessa famiglia che, pur essendone a conoscenza, non aveva mosso un dito per cercare di aiutarla.

Sui social diventava automaticamente un'altra persona, era come se indossasse una maschera, fingendo, recitando un ruolo.

Nessuno sapeva chi era realmente, poteva essere chi voleva, scegliendo quali aspetti di sé e della propria vita mostrare alle persone che la seguivano, dimenticandosi per qualche ora la sua vita, estraniandosi dalla realtà di tutti i giorni.

Ma poi, una volta uscita dai social, l'incantesimo svaniva, e lei era costretta a ritornare alla sua grigia, noiosa e monotona quotidianità, che però sarebbe stata spezzata ben presto da una persona che sarebbe diventata la causa della sua felicità.

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