Capitolo 1

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Avanzava a passo svelto verso l'edificio grigiastro, una volta bianco. Con la testa bassa varcò il canello e subito sentì tutti gli occhi puntati su di lei, si sistemò lo zaino verde acqua sulle spalle e continuò a camminare. Non le piaceva essere osservata, per lei era una specie di giudizio, si sentiva come giudicata dagli altri, e Iris sapeva che non era come gli altri. Lei pensava troppo, osservava troppo, e secondo lei troppo imperfetta per piacere ad un qualsiasi ragazzo.  Entrò in classe e si sedette al suo solito posto, all'ultimo banco seduta vicino la finestra, per quanto adorasse andare a scuola non le piaceva stare al centro dell'attenzione. La classe iniziò lentamente a riempirsi di alunni con la voglia di stare chiusi in quel posto pari a zero, con loro fece la sua entrata anche il professore di Chimica che iniziò subito la sua spiegazione e Iris quella mattina non aveva voglia di ascoltare il professore e di quello che avesse da dire, prese a guardare fuori trovandolo interessante e si perse nei suoi pensieri. Era questo quello che faceva, pensava. Pensava a quanto fosse noiosa la sua vita, quanto fosse noioso essere la figlia perfetta, quella che ogni genitore vorrebbe, quanto fosse noioso starsene sempre a casa quando i ragazzi della sua età frequentano altre persone, vanno alle feste e che fanno normali cose da adolescenti: disubbidire ai genitori, tornare tardi e violare il coprifuoco, essere libera di decidere cosa fosse meglio per lei, ma ad Iris questo non era concesso. I suoi genitori erano troppo apprensivi, dopo che sua sorella è andata via di casa, tutte le attenzioni si sono spostate su di lei, e per lei erano troppe attenzioni, soprattutto da parte della madre, le diceva di vestire sempre in modo perfetto da ragazzina ben educata quale era, di essere sempre cordiale con tutti anche con la persona più odiosa al mondo, non le permetteva di uscire se non per andare alle lezioni di piano. Insomma, Iris era stanca di tutte quelle attenzioni e avrebbe voluto davvero scombussolare di più la sua vita, ma il problema era uno solo: come doveva fare per far si che la sua vita non sia così noiosa e monotona?!

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Lui odiava quel posto, odiava stare seduto in un banco e ascoltare parole che per lui non avevano senso, odiava tutto di quel posto, si sentiva come in gabbia e obbligato a seguire delle regole, e lui non le rispettava mai. Vagava per il corridoio senza una meta precisa, il giubbotto di pelle nero e la sigaretta tra le dita gli davano un'aria da ragazzo cattivo, strafottente e di quello che non da importanza alle cose proprio perché non gli interessano. Erano poche le cose di cui si interessava: le ragazze e la sua famiglia. Uscì nel cortile e si portò la sigaretta alle labbra accendendola e aspirando il fumo, poggiò un piede al muro e due ragazze che passavano di lì lo guardarono con aria sognante, come si faceva a non guardarlo: era alto, magro e spalle larghe e muscolose, gli occhi verdi tendenti al marrone, e i capelli ricci che ti veniva voglia di affondarci le mani, sorrise alle due ragazze e soffiò poi via il fumo aspirandone altro. Ashton non era un tipo da relazione seria, era più un tipo da una botta e via, era andato a letto con molte ragazze ma senza che nessuna di loro riuscisse a stare con lui, non che fosse contrario certo, ma credeva che l'amore era un sentimento inutile, che non portasse mai a niente di buono. Era stato innamorato una sola volta ma si sa, tutte le cose belle hanno una fine, i primi anni le cose andavano bene ma poi?! Poi successe che le cose diventarono monotone, lui non passava più a prenderla nell'orario stabilito, iniziava a risponderla male e lei ci passava sempre sopra, ma la goccia che fece traboccare il vaso fu quando lei lo beccò con un'altra.
Rientrò nell'edificio e continuò a vagare per i corridoi, imprecava mentalmente per dover stare rinchiuso ancora tre ore in quel postaccio, decise che aveva vagato ormai abbastanza e che poteva rientrare in classe. Quando si sedette al suo posto ignorò completamente le parole della professoressa

-'Irwin, le sembra il caso di stare fuori per ben venticinque minuti?'- lo rimproverò l'insegnante e lui come al solito non se ne importò più di tanto, ma gli importava di avere gli sguardi dei suoi compagni di classe addosso, e questo lo infastidiva, molto.

-'Se le do fastidio posso anche uscire, mi fa solamente un piacere.'- rispose sgarbatamente e seccato la professoressa lo guardò male ma ritornò alla lezione mentre Ashton prese a guarda fuori la finesta disinteressandosi della lezione.

La pausa pranzo era il momento che tutti preferivano, per quanto sapessero che il cibo non fosse dei migliori almeno potevano rilassarsi dalle lezioni, Iris mangiava sempre da sola, Ashton invece, non era mai solo, pranzava con i suoi amici e con una ragazza che non era mai la stessa. Iris camminava verso l'unico tavolo libero mentre manteneva ben saldo il vassoio che aveva tra le mani, si sedette al tavolo e cominciò a mangiare quello che comunemente chiamavano cibo, non mangiò tutto Iris reputava abbastanza disgustoso quello che dovrebbe essere un purè di patate, emise un verso di disgusto e allontanò il vassoio di poco, successivamente lo prese alzandosi e gettò il cibo nella pattumiera e poi posò il vassoio sul carrello dove vi erano gli altri. Si avviò verso l'uscita e si trovò avanti lui, aveva sentito parlare di lui ma non si era mai interessata nel scoprire che volto avesse.
È bello, pensò Iris. Quegli occhi marroni tendenti al verde che ti catturavano anche l'anima, i capelli castano chiaro quasi biondo e ricci, ondulati come le onde del mare, e Iris amava il mare, non si accorse di essersi fermata a fissarlo così a lungo tanto da poter notare ogni suo particolare. Ashton invece, a differenza di Iris, non notò quasi nulla della ragazza fatta eccezione per i suoi occhi: ne rimase quasi incantato, ipnotizzato da quelle iridi grigie, come il ghiaccio.

-'Sbrigati Irwin.'- lo richiamò il suo amico, Luke, lui insieme ad Ashton erano considerati i più belli e sexy dell'intera scuola, non a caso tutte le ragazze sbavavano per loro e non a caso etrambi si erano portati a letto quasi la metà delle ragazze presenti in quella scuola. Ashton sembrò riprendersi dallo stato do trans in cui era caduto e così fece anche Iris abbassando lo sguardo sulle sue scarpe

-'Si..arrivo.'- mormorò il riccio lasciando un ultima occhiata alla ragazza avanti a lui e andò via uscendo dalla mensa insieme al suo gruppo di amici

-'Chi diavolo era quella?'- chiese Michael, lui era lo stravagante del gruppo, cambiava colore ai capelli una volta al mese, anche lui come gli altri suoi amici era uno dei ragazzi più ambiti della scuola: sorriso dolce, occhi color ghiaccio, simpatico ma stronzo fino al midollo.

-'Nessuno, sembrava una che conosco per questo mi sono fermato.'- non poteva certo dire che era stato ipnotizzato dagli occhi di quella ragazza, lo avrebbero sicuramente preso per un idiota

-'Sicuro?! Sembrava che..'- continuò Michael

-'Ho detto nessuno.'- scandì le parole il riccio con tono freddo e duro, e questo fece immobilizzare il ragazzo dai capelli colorati. Ashton era un ragazzo di cui tutti avevano timore, compresi i suoi amici. Nella sua testa vi era un solo pensiero: scoprire di più su quella ragazza. Chiamò Luke che gli si avvicinò dopo poco

-'Hai visto quella ragazza in mensa?'- mise le mani delle tasche dei jeans neri, il biondo annuì imitandolo

-'Bene, voglio sapere tutto quello che si sa in giro su di lei.'- continuò, il biondo annuì agli ordini dettati dal riccio e andò alla ricerca per sapere di più su quella ragazza che lo aveva in qualche modo attratto e facendo si che non smettesse di pensare a quelle iridi..

When good meets evil|Ashton IrwinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora