3) A new cat

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"Oh? Tu sei nuovo, non è così?" Mi chino, posando le buste della spesa a terra, mente porto la mano davanti al muso del gatto leopardato seduto davanti alle due ciotole di acqua e cibo completamente vuote.
Il gatto sembra riluttante mentre annusa la mia mano e decide se sono degno di accarezzarlo mentre io resto calmo e aspetto in silenzio la sua approvazione.
Approvazione che però non arriva, perché non appena annusa la mia mano, si mette sulle quattro zampe e mi dà le spalle, con il muso rivolto alle ciotole.
"Sei difficile, ho capito." Annuisco, raccogliendo le buste e aprendo la porta di casa.
Entro dentro e sistemo la spesa dividendola tra il frigorifero e la dispensa per poi prendere la busta di croccantini e la brocca d'acqua.
Non faccio in tempo a riempire entrambe le ciotole che tutti i gatti del quartiere, i quali oggi sono sette, corrono verso di me, ignorandomi per riempire i loro stomaci.
L'unico che resta fuori da tutto è il gatto dal pelo leopardato, quello che non mi degna della sua fiducia.
Sospiro, accovacciandomi sulle ginocchia mentre lo osservo stare seduto in disparte ad osservare il casino davanti a noi.
Ancora non si avvicina a me né al cibo e di certo non posso passare tutta la serata qui fuori, uno perché sta iniziando a fare freddo, due perché ho dei compiti da svolgere e tre mi devo preparare la cena.
Torno dentro casa, conscio che se uno di loro otto vuole avere delle coccole, hanno la loro porticina e posso entrare a loro piacimento.

La cena è ufficialmente pronta e per la prima volta da quando conosco Felix, sono riuscito a prepararmi un piatto completo senza dover ricorrere a quelli pre cotti e pronti in pochi minuti.
Sistemo il piatto con la carne perfettamente tagliata e le verdure affianco al mio posto al tavolo della cucina per poi andare a prendere da dentro il frigorifero la bottiglia di acqua.
Quando mi volto, spalanco gli occhi nel trovare il gatto leopardato seduto alla mia sedia mentre sta mangiando con molta calma la mia carne insieme alla mia verdura.
Da quando ho deciso di accudire tutti i gatti del quartiere, questa è la prima volta che mi capita una cosa simile.
Solitamente entrano per dormire sul divano o su qualsiasi altro spazio piaccia a loro, ma mai, e dico mai, hanno preso il mio cibo. E li ho lasciati diverse volte soli nella stessa stanza con un piatto pronto sul tavolo mentre finivo di fare le mie cose ma loro sono sempre stati nei loro spazi e hanno sempre rispettato i miei.
"Questo non va bene." Mormoro avvicinandomi al gatto, mettendomi alle sue spalle. Non dovrei farlo, anche perché lui non si fida di me, ma di certo non lo lascerò fare quello che gli pare e piace a casa mia. Avvolgo entrambe le mani sotto il suo stomaco e lo sollevo di peso dalla sedia, poggiandolo poi a terra. Nel mentre, lui ha iniziato a ringhiare, non volendo, ovviamente, lasciare andare il mio cibo.
"Se hai fame ci sono i croccantini e se proprio quelli non ti piacciono, posso darti le bustine di carne apposita per te, ma non puoi mangiare il mio cibo e per giunta rubarlo dal mio stesso piatto." Borbotto guardandolo male, mentre lui continua a ringhiarmi. "Quindi adesso aspetti che prepari il tuo cibo e poi potrai mangiare ma se osi riavvicinarti al mio piatto, sarò costretto a metterti fuori casa e a chiudere la tua porta a chiave, ci siamo capiti?" Il gatto leopardato smette di ringhiarmi e si siede. Spero solo che abbia compreso le mie parole.
Gli do nuovamente le spalle mentre apro la mensola riservata appositamente ai gatti, dalla quale prendo una confezione di carne. La apro e la verso dentro un piattino fondo con il disegno di tante piccole faccine di tanti diversi gattini. Quando mi giro per dare da mangiare al gatto leopardato, lo trovo nuovamente sul tavolo, questa volta il mio piatto è completamente vuoto.
Prendo un respiro profondo, serrando le palpebre e contando fino a dieci.
Ricordati Jisung è un gatto. Non fai del male ai gatti. Tu ami i gatti.
Poso il piattino dentro il lavandino per poi stringere le mani in pugni e lasciare la cucina andando dritto nella mia stanza.
Devi solo riposare Ji, è stata una lunga giornata e devi solo dormire otto ore. Domani andrà meglio.

Mi sveglio sentendo una vibrazione venirmi da sopra lo stomaco e non può essere la sveglia del telefono visto che si trova sul comodino.
Sollevo di poco la coperta, trovando il gatto leopardato dormire comodamente su di me. Il suo corpo sul mio busto e le zampe di davanti ai lati della mia testa. Dorme proprio come un bambino.
Sposto lo sguardo sulla sveglia a led messa sul comodino, mancano solo cinque minuti prima che sia costretto ad alzarmi e iniziare a fare quello che non ho fatto ieri sera.
Sono le sei e alle nove devo essere in studio.
In questo lasso di tempo devo riuscire a farmi una doccia, finire di scrivere due testi e soprattutto finire la melodia che Changbin mi ha richiesto per una nuova traccia.
Fortunatamente le idee non mi mancano, quindi posso andare tranquillo.
Provo a spostare con delicatezza il gatto per lasciarlo continuare a dormire sul letto, ma non ne vuole sapere nulla: le sue unghie si aggrappano alla mia felpa.
"Devo farmi la doccia e non penso tu voglia farla con me." Borbotto al gatto che mi ignora.
Mi alzo comunque dal letto, a quanto pare la doccia sarà l'ultima cosa che farò.
Prendo il telefono e stacco subito la sveglia per poi infilarmi le ciabatte e lasciare la mia stanza con il gatto ancora attaccato a me.
Lo reggo con una mano mentre scendo le scale e vado in cucina.
La carne che gli avevo messo è rimasta intatta dentro il lavandino, sono sorpreso.
Metto a scaldare il latte nel mentre che recupero il computer da dentro lo zaino di lavoro.
Lo poso sul tavolo e poi vado a recuperare il mio quaderno dove scrivo tutti i testi che mi passano per la testa.
Quando il latte è pronto, ovvero quando è tiepido, perché non ci tengo a bruciarmi la lingua e soprattutto non voglio aspettare una vita prima di berlo, lo verso nella tazza nella quale già ho messo due cucchiaini di zucchero. Il restante latte lo metto dentro una piccola ciotola e lo poggio al fianco della mia tazza.
"Tu guarda se devo trattarti come se fossi un bambino. Il latte è pronto ed è tiepido. Perché continuo a parlarti quando nemmeno mi capisci?" Sospiro sedendomi alla mia sedia per poi accendere il computer e aprire il quaderno.
Il gatto sposta la testa all'indietro, guardandosi intorno per poi sedersi sulle mi gambe e avvicinare la testa alla sua ciotola, dalla quale beve lentamente il suo latte.

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