Non era iniziato da Niall. Non era iniziato nemmeno da Mary. Curiosamente, non era iniziato nemmeno da Louis.
Era stata Gemma.
"La videochiamata di ieri con la mamma" aveva detto la sua faccia rimpicciolita dallo schermo del suo laptop "Che avevi?"
"Io?" Harry si era mosso nel piccolo spazio soffocante (o almeno, lo era una volta vista la stanza di Louis) della sua camera, occhieggiandola. La sua mano aveva tremato appena nello spostare i vestiti da portare in lavanderia. Avevano tutti un odore diverso, ora. "Non ho niente, sto benissimo. Alla grande."
"Harry."
"Sto bene."
"Sei pallido. Ti vedo anche un po' più magro. Hai le occhiaie e... H" aveva espirato, vedendo i suoi occhi pieni di lacrime. Aveva gettato via la maglietta che stava provando a far entrare nel cestino e si era seduto vicino al laptop, tenendosi forte il labbro inferiore. Una fitta allo stomaco, il tendersi di un nervo, gli aveva detto di andare da Louis. Stava bene solo quando si premeva a lui e parlava, dormiva, lo ascoltava. La voce rimbombava nel petto (tum, tum, tum, sotto il cuore), ed Harry, su quel ritmo, trovava la pace e chiudeva gli occhi.
Non era un bel periodo. Pensava troppo, pensava troppo poco. Guardarsi allo specchio, soffermarsi su quel pensiero, attanagliarlo, sviscerarlo per capirlo. Tutto faceva male in maniera emotiva, una lunga stringa che gli irrigidiva i muscoli. Non sapeva che fare, come affrontare quella parte di lui che si dimostrava un Harry mai conosciuto, un estraneo che pensava e voleva cose diverse dal solito Harry, una persona che non capiva lui e di cui Harry (l'originale, crede, o quello che ha costruito per farsi accettare da dogmi che formalmente non sono imposti) non capiva nulla, un avversario. Un rivale. Un qualcuno che voleva uscire da lui— Oh, poteva sentirlo in continuazione. Battere e battere e battere contro le pareti del suo corpo, cellula per cellula, perché aveva bisogno di respirare. Gli tirava i neuroni uno per uno e gli sfibrava il cervello, ridendo di come Harry non sapesse nemmeno dove sbattere la testa, come camminare, respirare. Era stanco. Sempre stanco. Sempre spossato. Non dormiva e se dormiva dormiva male, lentamente, leggero, inquieto. Aveva letto fino a farsi male gli occhi blog su Internet, esperienze, interviste, testimonianze. Aveva parlato con uno psicologo online. Persino fatto uno stupido test su un sito, Dio. Ma era tutto un contorno di come gli vibrava prepotentemente la testa.
Louis. Louis era l'unica soluzione a quella guerriglia continua, a quelle schermaglie che gli tagliuzzavano la voglia di respirare. L'aveva capito abbastanza in fretta.
Non era solo una questione fisica, il semplice e istintivo baciare Louis, toccare Louis, accoglierlo contro di lui e dentro di lui, sentirlo fino al punto più sensibile di entrambi, non si fermava a quello, ma era una parte estremamente gratificante, finalmente giusta. Finalmente intensa, finalmente erotica, finalmente con qualcuno che gli faceva persino dimenticate di essere razionale, di essere contenuto in sé stesso. La sua testa si riempiva di denso calore, che scendeva alla sua schiena dorsale e si liberava di scatto, come una frusta, scatenando una delle sensazioni migliori del mondo, quasi animale, primitiva. Non si era mai sentito così giusto e in pace e finalmente, Dio, il sesso non era solamente un qualcosa di meccanico che a un certo punto una coppia doveva fare per rientrare in tegole poste da qualcun altro, era qualcosa di voluto, che cercava, che immaginava, che aspettava. E oh, quell'attesa. La migliore.
Comunque, non si fermava lì. Louis sapeva leggerlo come nessuno aveva mai fatto. Nessun amico, nessuna ragazza: gli bastava un solo sguardo per capire che qualcosa non andasse, soprattutto quando Harry si presentava da lui portandosi dietro aggressivi residui di un pianto. Gli prendeva la vita (delicato, sempre delicato come se stesse toccando cristallo) e chiudeva la porta del suo alloggio, ad Harry con il tempo più familiare della sua stessa camera, per guardarlo per bene. Non sbatteva nemmeno le palpebre e aspettava, ma Harry non aveva mai parlato, non con lui. Già quello che gli aveva chiesto gli sembrava un favore enorme; in più, a quello voleva pensarci da solo. Era una cosa personale che doveva raggiungere passo per passo.
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Love Is Only For The Brave ||L.S.||
FanfictionLouis ha una cotta di primissima categoria per uno dei suoi amici universitari, che è assolutamente adorabile, assolutamente impegnato e assolutamente etero. O meglio, dovrebbe esserlo, per logica, anche se un po' ci prova con lui, ma Louis non lo d...