𝟏𝟔.

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"They are not the problem,but neither are you"

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"They are not the problem,
but neither are you"


Tom Iceman Kazansky era un uomo che riusciva a supportare e superare di tutto, nulla poteva distruggerlo.
Apparte un cancro tornato senza preavviso, a quanto pare.

Maverick arrivò davanti alla porta dello studio di Kazansky e dalla fessura della porta lasciata aperta sentì Iceman e Willful ridere di gusto, prima che l'ammiraglio cominciò a produrre una tosse grassa e l'espressione di Jade diventò preoccupata, fino a quando Kazansky non smise di tossire, e a quel punto la donna sospirò dando una pacca sulla spalla all'uomo di fronte a lei, rimanendo seduta.
Solo quando Mav riuscì a ricacciare indietro quelle lacrime arrivate in quel momento, alla realizzazione che ormai nulla poteva più guarire quella tosse, tra le altre cose, lasciò che la porta scricchiolasse, prima che le parole poterono uscire dalla sua bocca.
"Ammiraglio... Generale" lì salutò formalmente con un gesto del capo, attirando definitivamente l'attenzione  dei due verso di sé. Il primo si limitò a sorridergli e a sistemarsi meglio sulla sedia, Jade invece si alzò dalla sedia, che aveva messo di fronte alla sua sinistra, nella direzione in cui Tom ora era girato, pronta ad uscire dalla stanza: "Capitano...A quanto pare il mio tempo allora è finito, vi lascio parlare un po' " cominciò salutando Pete, per poi tornare a parlare con Kazansky.

"No resta"
Jade si bloccò sulla soglia della porta e si voltò confusa verso Mav, dato che aveva sentito la sua voce. In risposta, questo gesticolò verso lo schermo del computer sulla scrivania di Ice, il quale la guardava con un'espressione da supplica.
"Oh..." Commentó semplicemente la bionda, prima di prendere una sedia vicino alla porta e posizionarla affianco a Pete, anche se manteneva una certa distanza dai due, in modo da lasciare comunque privacy a quello che Pete avrebbe detto in seguito. Perché era ovvio che Ice non aveva la minima intenzione di parlare della sua situazione; infatti, come Mav provò a chiedergli come stava o se aveva bisogno di qualcosa, lui scrisse chiaramente le sue intenzioni con la tastiera del computer: "VOGLIO PARLARE DI LAVORO".
E lo indicò una seconda volta quando Pete provò a insistere.
"È sempre un ammiraglio Mav, io farei come dice lui" commentò sarcastica Jade, facendo spuntare un sorriso ad entrambi gli uomini nella stanza, prima che Mav sospirasse, diventando tremendamente serio: "d'accordo... Rooster c'è l'ha ancora con me per ciò che ho fatto. Speravo che... Sarebbe riuscito a comprendermi, e perdonarmi"
Jade avrebbe potuto dire che bastava che gli avesse spiegato per filo e per segno il perché lo ha fatto, così come avrebbe voluto sapere il perché del gesto di Cyclone nei suoi confronti direttamente da lui, anziché scoprirlo per conto suo più di un anno dopo; ma poi si rese conto che non era suo il compito di parlare in quel momento. Infatti Iceman, che probabilmente sapeva il motivo di tutto quel trambusto, commentò con un semplice: "C'È ANCORA TEMPO"
Delle parole che fecero male a Jade, perché era come dire avete ancora tempo per rispondere, a differenza mia.
Pete scosse la testa, ma cercò di sviare il suo stesso discorso: " la missione è tra tre settimane... Il ragazzo non è pronto"
Jade continuò a trattenere l'urgenza di dire ciò che pensava, voleva sapere dove sarebbe andato a parare.
"ALLORA PREPARALO" scrisse Ice con le sopracciglia alzate, confuso.
"Lui non vuole ciò che posso dare... Ice ti prego... Non chiedermi di mandare qualcun'altro a morire, non- non chiedermi di mandare lui, manda me"
Jade si appoggiò allo schienale della sedia e sospirò silenziosamente nel vedere Pete in quelle condizioni: consumato da un senso di colpa per la morte di Goose; insensato, dato che quello è stato un incidente.
E poi Ice fece comparire un'altra frase su quello sfondo nero del computer, una frase che lasciò gli altri due incapaci di ribattere.
"È ORA DI DIMENTICARE"

"Wow..." Jade rilasciò il respiro che non si era accorta di star trattenendo; abbassò lo sguardo e osservò la cicatrice che aveva sul braccio, ora ben visibile dato che indossava una maglia sbracciata, e pensó anche a quella che aveva sulla schiena e ad altre mille piccole ferite che il suo lavoro da pilota le aveva lasciato nel corso degli anni. Quando rialzò la testa verso Iceman incontrò i suoi occhi lucidi, sotto gli occhiali, consapevole dei ricordi che stava riportando alla luce, così come i suoi.
Sentirsi dire cose simili erano come un pugno nello stomaco, ma vederle scritte dava un doppio colpo, se non triplo, o addirittura quadruplo.
Quando Mav riprese a parlare la sua voce era poco più di un sussurro:
"Non sono capace..." Jade non era riuscita a spostare lo sguardo verso Mav, fino alla lunga pausa che seguì quelle parole, una pausa dove i loro occhi si incrociarono e ognuno vide il dolore dell'altro; e Mav si sentiva responsabile del dolore che stava sentendo lei, ignaro del fatto che anche lei provava lo stesso, ma cercò di nasconderlo, perché ora era lui ad avere bisogno di lei.
"Pete..." Sussurrò chinandosi in avanti sulla sedia, cercando in ogni modo di essergli il più vicina possibile senza perforza doverlo toccare.
Mav non riuscì più a reggere il suo sguardo e guardò per terra, prima di riprendere a parlare con l'uomo di fronte a lui: "Non so insegnare Ice... Sono un pilota di caccia, un aviatore navale. Non è- quello che faccio, è quello che sono... Come lo insegno?"
"Ma lo stai già facendo...- Mav si voltò verso Jane, e così anche Tom, - lì stai aiutando, stai insegnando loro come fare cose che loro non avrebbero mai neanche pensato di fare, e io rientro tra loro sinceramente; Smettila di importi che non sai insegnare perché non è così"
"Allora sono loro che non vogliono apprendere? Che cosa abbiamo ottenuto in questi primi giorni J.? Apparte risultati mediocri e il rischio di una rissa?" Alzò leggermente la voce Pete, parlando sarcasticsmente.
"Ma lo hai detto tu stesso, questi sono i primi giorni, e poi abbiamo appurato che sono dei piloti che se la tirano un po', basta lavorare un po' sul creare una squadra e capire quali sono i limiti di ognuno e su quali ci si può lavorare. Non sono loro il problema, ma non lo sei neanche tu"
Mav scosse la testa: "non ci sto riuscendo come dovrei... E anche se ci riuscissi, Rooster non vuole questo, e neanche la Marina lo vuole... Per questo mi hanno silurato un'ultima volta. L'unico motivo per cui sono qui, sei tu" concluse tornando a guardare Kazansky.

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