"Mi chiamo Amelia Larsen e vengo da Oslo".
È tutto ciò che dico davanti alla classe di informatica alle 10:45 del mattino. È la settima volta che ripeto questa frase da quando mi sono trasferita e ormai sembra quasi che esca meccanicamente dalla mia bocca. Oggi è giovedì ed è il mio secondo giorno di scuola qui. Per ora non sembra male anche se non ho ancora avuto l'opportunità di parlare con qualcuno tranne per chiedere informazioni su dove andare.
Mi sembra ancora strano essere a Toronto considerando quanto è stato imprevisto il trasloco, ma prima o poi ci farò l'abitudine.
Le ore passano in fretta e in men che non si dica mi ritrovo a casa. Se così si può chiamare quel buco di appartamento che mio padre ha comprato non più di un mese fa. A quanto pare lui aveva già capito che le cose si stavano mettendo male ma ha preferito tenermi all'oscuro di tutto. Non che ci sia riuscito sia chiaro, ho 17 anni, so riconoscere le situazioni difficili, ma sarebbe stato carino da parte sua rendermi partecipe.
"papà?" "papà ci sei?"
Non ricevendo risposta ipotizzo che sia andato da qualche parte a cercare lavoro e decido di prepararmi da mangiare. Un semplice panino con prosciutto e maionese, nonché le uniche cose che trovo nel frigorifero. Finito di mangiare faccio la doccia e indosso il pigiama. Fa freddo, essendo fine novembre c'era da aspettarselo, ma non pensavo che il riscaldamento non funzionasse, quindi non ero prepata. Non trovando una coperta penso di andare dai vicini a chiederne una, ma quando busso alle due porte di fianco alla nostra non risponde nessuno. Purtroppo il freddo non passa e l'unica cosa che mi rimane da fare è andare a comprare una coperta nuova. Quando apro il grande portone del condominio in cui viviamo mi trovo davanti papà e lo abbraccio.
"Ciao Amelia, come hai passato la giornata? È andato tutto bene?"
"Si papà, e tu come stai?"
Mi sporgo appena e noto che mio padre non è solo. Forse a causa della mia espressione interrogativa, o forse perché è il minimo, papà mi spiega che l'uomo che è con lui, Jake, è un suo vecchio amico d'infanzia che si è offerto di dargli un lavoro nel suo locale e per questo motivo mio padre gli sta per offrire la cena a casa nostra. Spero che si accontenti di pane e prosciutto. Tra me e me penso che sia fantastico che papà abbia una persona con cui parlare dopo tutto quello che è successo. È bello che sia rimasto in contatto con questo Jake per tutto il tempo in cui abbiamo vissuto in Norvegia.
Mio padre si è trasferito là quando ha conosciuto mia madre e poi sono nata io. Non so molto del loro passato ma a quanto pare papà aveva un gruppo di amici e Jake è l'unico che non è fuggito da questo quartiere malfamato.
"Dove vai?" Mi chiede papà.
"Il riscaldamento non funziona e non ci sono coperte, così ho deciso di andare a comprarne una nuova"
"Va bene tesoro, hai soldi a sufficienza?"
Sto per rispondere di si quando Jake interviene nella conversazione.
"Io vivo qui di fronte, mio figlio è in casa, se ti va puoi passare di lì e prendere una nostra coperta.."
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ETERNAL LOVE
Teen FictionAmelia si è appena trasferita in Canada, nella città natale di suo padre, Johan, chiamato da tutti Jo. Dopo aver vissuto un periodo molto complicato in Norvegia, iniziare una nuova vita sembra l'unica cosa possibile per superare il tutto e la ragazz...