Mi sveglio a causa di una fitta alla pancia e noto che è ancora buoio. Guardo il cellulare, che segna le 3.40 di domenica mattina. Papà non è rientrato e Logan sta dormendo sul divano. Che situazione.
Immagino il motivo del mio mal di pancia e vado in bagno. Ovviamente non potevo aspettarmi altro. Prendo un assorbente dal mobiletto e mi rendo conto che ho solo un pacco qui con me, quindi segno mentalmente di doverne andare a comprare un po' appena i negozi apriranno. Cerco di rimettermi a dormire ma mi risulta impossibile, così torno in bagno e cerco se c'è qualcosa che possa calmare il male. Nulla. Proprio come pensavo. Un'altra cosa da aggiungere alla lista mentale. Esco dal bagno.
"Tutto bene? Ho sentito che ti sei svegliata più volte". Dice Logan con vice rauca e assonnata.
Per un istante avevo scordato che fosse a casa mia e sussulto per lo spavento.
"Si tutto bene. Torna a dormire". Mi rendo conto del fatto che sto sbraitando senza motivo, in questo momento non ha fatto nulla di male.
"Mamma mia che caratterino". Mi sta di nuovo punzecchiando il che mi infastidisce parecchio.
Improvvisamente sento una nuova fitta forte alla pancia e d'istinto cerco di massaggiare con le mani. Logan sembra accorgersi di quel gesto e si acciglia.
"Oh, ora capisco perché sei così nervosa, tu hai ciclo". E scoppia a ridere. Mi sento presa in giro e non so come reagire e vedendomi in difficoltà lui si ferma.
"So cosa stai pensando. Sono stronzo, cattivo e blah blah blah".
"Si esatto". Dico non troppo ad alta voce. E mi giro per tornarmene a letto, consapevole che non riuscirò a chiudere occhio.
"Vuoi..".
Mi volto aspettando che finisca la frase.
"Se vuoi, insomma, vieni qui". Lo guardo perplessa mentre lui mi fa spazio sul divano. Non dovrei accettare ma in questa casa si gela e stare vicino a qualcuno significa scaldarsi.
Mi accoccolo accanto a Logan, che mi cinge a sé. D'un tratto sento la sua mano sulla pancia e mi irrigidisco, ma lui non la toglie e inizia inaspettatamente a fare dei massaggi dolci, per nulla invasivi. Rimango basita e non so bene come comportarmi.
"Se ti dovesse dar fastidio non esitare a dirmelo".
Ma non dà fastidio anzi, percepisco un sollievo tale che riesco a prendere sonno fino alla mattina, quando il clacson di un camion non sveglia entrambi.
La prima cosa che faccio dopo essermi lavata e sistemata un po', è andare in negozio, così mi dirigo verso la porta. Sono conciata malissimo, indosso pantaloni della tuta e felpone e sembra che io sia ancora in pigiama.
"Dove vai?" Chiede Logan.
"Devo comprare alcune cose".
"Esci con questo tempo?". Non capendo a cosa faccia riferimento, mi affretto a sbirciare fuori dalla finestra. Sta nevicando fortissimo e sui lati delle strade ci sono già pile di neve altissime.
"Dio". Esclamo mettendomi le mani fra i capelli.
"Ti accompagno, dammi solo il tempo di vestirmi". Il tono è autoritario e decido di non obiettare.
Mentre si veste mi chiama mio padre.
"Ei pronto papà, tutto bene?"
"Ciao Tesoro, scusa se non mi sono fatto sentire prima, ma non mi prendeva il cellulare".
"Tranquillo papà".
"Stasera dovrei tornare a casa, ma a causa del maltempo forse resterò bloccato al lavoro insieme a Jake. In tal caso chiederei a Logan di stare con te, mi dispiace lasciarti da sola".
Sto per rispondere ma cade la linea. Spero che riescano a tornare per cena.
"Andiamo". Comanda Logan. Indosso giacca e berretta e ci incamminiamo.
Il negozio è poco più avanti e in una manciata di minuti arriviamo. Logan mi segue.
Prendo quattro pacchi di assorbenti, così me ne rimarranno anche per la prossima volta e vado a pagare.
"Dovrei andare anche in una farmacia, ma non ho idea di dove trovarne una. Non sei obbligato a venire con me, ma potresti spiegarmi come arrivarci?" Il mio tono è stanco e non provo nemmeno a nasconderlo.
"Vieni ti accompagno". Dice dolcemente e in un attimo dimentico che è lo stesso ragazzo che mi ha fatto piangere ieri sera.
Quando ci troviamo davanti all'immobile Logan si ferma.
"Dimmi cosa ti serve. Entro io. Conosco il figlio dei proprietari e non mi faranno pagare". Come sempre si impone e non mi lascia altra scelta.
"Qualcosa per fare passare il mal di pancia".
"Ah per quello ci sono io". Sorride ed entra.
Tornando a casa ci fermiamo a prendere del cibo e un'altra coperta. Per pranzo mangiamo della carne.
Durante il pomeriggio salta la corrente e quindi è necessario trovare un hobby che non conprenda la televisione.
"Tua madre non vive con te e tuo padre?" Mi azzardo a domandare. So che potrebbe fare la stessa domanda a me, ma in questo momento non mi dispiacerebbe sfogarmi con qualcuno e poi voglio conoscere un po' meglio questo ragazzo, che ormai è mio ospite da quasi 24 ore.
"Sta con un altro, ha pure altri due figli. La sento ogni tanto ma so che non gliene frega niente di noi. Se n'è andata di casa quando avevo cinque o sei anni e da quel momento l'ho vista solo due volte: a undici anni e l'anno scorso. E la tua?''
Me la sono cercata, lo ammetto.
"È complicato". Dico solo questo sperando che come risposta basti, ma ovviamente non è così.
"Complicato come?" Mi scruta. Sta palesemente cercando di capire le mie emozioni.
"Complicato tanto". Abbasso lo sguardo
"Dov'è lei?"
"Ehm... lei è rimasta in Norvegia, in una casa di cura credo. Papà non me l'ha detto per evitare che mi venisse la tentazione di contattarla. È stato meglio così... forse". Sospiro.
"È malata?" Ha un tono particolarmente cauto.
"Schizofrenia e droga". Non ci credo. Finalmente ne ho parlato con qualcuno.
"Cazzo mi dispiace". Fa per avvicinarsi ma lo respingo.
"Già".
Dopo un bel minuto di silenzio imbarazzante, Logan prende parola.
"Posso fumare in casa?" Non mi preoccupo minimamente, mio padre fuma da sempre e qualche volta anche io e l'ultima delle nostre preoccupazioni è uscire per farlo.
"Se me ne offri una". Dico sorridendo e lui mi passa sigaretta e accendino.
"Fumare rimpicciolisce le tette, sai?" Scoppio a ridere.
"Pensa ai tuoi neuroni, non alle mie tette".
"Sono più importanti le tue tette per me". E si avvicina. Mi auguro che non faccia come ieri sera.
"Invece sono l'ultimo dei tuoi problemi, tesoro".
"Come mi hai chiamato?" Non rispondo e mi limito a ridere.
"Amelia Larsen, come mi hai chiamato?" Ride e fa per azzuffarmi.
"Col cazzo". Scatto in piedi e inizio a correre per casa cercando di scappare da Logan, che cerca invano di prendermi.
"Appena ti prendo ti faccio morire di solletico giuro". Io urlo e continuo a ridere. Mi nascondo sotto al tavolo ma lui mi afferra prima per le caviglie, poi per le ascelle e mi butta sul divano. Si posiziona sopra di me, senza salire di peso, e inizia a farmi il solletico.
"Basta ti prego sto morendo". Sputo fuori tutto d'un fiato.
"Finché non mi ripeti come mi hai chiamato non smetto".
"Tesoro, tesoro. Ti ho chiamato tesoro".
"Grazie, ora posso morire felice". Si toglie delicatamente da me senza smettere di guardarmi negli occhi.
Sta ancora nevicando e se continua così domani non passerà il bus e non andremo a scuola e sicuramente papà e Jake non torneranno per la notte.
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ETERNAL LOVE
Teen FictionAmelia si è appena trasferita in Canada, nella città natale di suo padre, Johan, chiamato da tutti Jo. Dopo aver vissuto un periodo molto complicato in Norvegia, iniziare una nuova vita sembra l'unica cosa possibile per superare il tutto e la ragazz...