creature

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Buio. Era tutto così dannatamente buio. Continuavo ad agitare braccia e gambe per tornare in superficie, ma non riuscivo a nuotare. Non avevo più aria. Sentivo l'acqua scorrere nei polmoni. Schiusi le palpebre e i miei occhi vennero indondati. Stavo per arrendermi quando qualcuno mi afferrò la mano. Avvertii Henry togliermi il soprabito e trascinarmi verso se. Mi avvinghiai a lui e mi feci tirare a riva.
Quando toccai terra sputai tutta l'acqua attraverso potenti colpi di tosse e mi stesi a terra, esausto. Henry si sedette accanto a me e riprese fiato. Intorno a noi c'erano solo pareti di roccia scura, l'unico raggio di luce proveniva da un'apertura lontana.
"Stai bene?"
"Ti odio cazzo."
"Credevo sapessi nuotare."
"Ed è così, ma avresti dovuto avvisarmi."
"Infatti prima di saltare ti ho chiesto se sapevi nuotare."
"Oh ma vaffanculo."
Mi alzai e cercai di regolarizzare il respiro. Tremavo leggermente, per il freddo o per lo spavento.
"Comunque ti ho salvato."
"Prima hai cercato di uccidermi."
"Però ti ho salvato."
Non risposi, era una guerra persa. Non ebbi il tempo di guardami attorno per capire cosa stava succedendo che lui mi strattonò per un braccio e mi fece alzare.
"Bene. Siamo quasi arrivati."
"Dove siamo?"
Non rispose e mi fece uscire da quella specie di caverna. Una volta fuori vidi solo un vasto bosco.
"È tutto così scuro."
"Lo so, siamo nella zona più brutta. Per questo dobbiamo sbrigarci."
"No."
"Prego?"
"Ora tu mi dici che diavolo di posto è questo e cosa ci facciamo qui."
"Ti ho detto che non ha importanza."
"Smettila! Ho il diritto di saperlo."
"Non puoi fidarti e basta?"
Tastai le tasche dei pantaloni freneticamente.
"Che stai facendo?"
"Prendo il mio cellulare."
"Quelli non sono i tuoi pantaloni."
Mi bloccai subito, realizzando che non avevo possibilità di chiamare nessuno.
"Merda."
Improvvisamente si udì un rumore, quasi una sorta di ruggito.
"Che accidenti era quello?"
"Il motivo per cui dobbiamo andare, ora."
"Nonono io voglio andare a casa."
"Santo cielo, muoviti!"
Mi prese il braccio di nuovo e si mise a correre tra gli alberi. Sentii di nuovo quell'urlo primordiale e affrettai il passo. Avevo l'impressione che qualcosa ci stesse seguendo. Henry correva velocemente, se non mi avesse tenuto l'avrei certamente perso.
"Ci sta seguendo?"
"Quasi sicuramente."
"Sto per morire?"
"Sarebbe ironico."
Quel luogo era avvolto da una strana atmosfera. Tutto era colorato di blu. Ogni foglia, ogni pianta e ogni roccia aveva un'aria triste. Perfino l'aria aveva un odore mesto e malinconico. Dalla cima degli alberi pendevano delle liane e i tronchi erano ricoperti di muschio nero. I miei vestiti erano ancora più bagnati di prima a causa della forte umidità.
Mi voltai di scatto, dopo aver sentito qualcosa correre dietro di noi. Dovetti sbattere diverse volte gli occhi per essere sicuro di star vedendo bene. Era...un orso? No, pelo troppo lungo. Un lupo? Impossibile, stava su due zampe. Esclusi per principio la possibilità che fosse uno yeti, mi rifiutavo di crederci.
"Henry."
"Non voltarti."
"Troppo tardi."
Si girò anche lui e riconobbi un velo di terrore nei suoi occhi.
"Doryan adesso mi devi ascoltare ok?"
Annuii. Si fermò di colpo e mi afferrò entrambe le spalle.
"Stai in silenzio. Non respirare. Non muoverti. Non fiatare. Torno a prenderti tra poco. Per favore, fai come ti dico."
"Ma-"
"FALLO E BASTA."
Mi fece allontanare dal sentiero velocemente e mi buttò in un cespuglio. Mi guardò un'ultima volta, e se ne andò dopo avermi fatto un cenno con la testa. Quella sottospecie di mostro lo seguì.
Li vidi allontanarsi, per poi sparire tra la nebbia e gli alberi.
Rimasi solo, in un cespuglio, al buio e bagnato. Feci quello che mi disse e non mi mossi di un millimetro.
Odiavo il silenzio. Era il rumore più fastidioso di tutti, perché dava più spazio ai pensieri. L'ho sempre odiato e mai smetterò, perché tutte le cose brutte accadono nel silenzio.
Silenzio e buio, tutti i miei peggiori incubi li avevano come protagonisti.
Ma avevo anche paura di morire, quindi sopportai tutto e mi concentrai su Henry. Era la mia unica speranza e anche la ragione di tutti i miei mali. Una contraddizione unica. Avevo bisogno di lui, eppure lo odiavo a morte. Mi focalizzai sul suo modo di fare così tranquillo e menefreghista. Era davvero un tipo strano. Non mi vennero in mente altri aggettivi per descriverlo. Se fosse morto, non gliel'avrei mai perdonato, solo per il fatto che non avevo idea di cosa fare o dove andare.
Un fruscio mi fece tornare alla realtà.
Ormai ero lì da quasi un'ora, approssimativamente, e avevo un terribile mal di schiena. Alzai lo sguardo, seguendo quel fruscio e vidi una strana luce vicino alla punta di un albero. Era la luna. Una luna gialla, splendente, che illuminava il cielo. La guardai, per sentirmi un pò più al sicuro. Poi però la vidi cambiare forma. Divenne più sottile e si stava... spostando? Stava venendo verso di me. Mi strofinai gli occhi e mi diedi un pizzico sulla mano, per essere sicuro di non star sognando.
Ero lucido, dannazione. La luce si fece ancora più vicina, scese dall'albero e si piantò davanti a me.
"Visitatori?"
Parlava pure?
"C-cosa sei?"
"Non si vede?"
Assottigliai gli occhi per vedere meglio e mi accorsi che era un gatto. Un gatto strano, a righe viola, con un sorriso fin troppo abbagliante.
"Un gatto?"
"Perspicace"
Stavo diventando pazzo. Era un'allucinazione, sicuramente. Eppure sembrava così reale.
"Cosa cerchi?"
"Non cerco niente."
"Tutti quelli che vengono qui cercano qualcosa."
"Io non ci volevo venire, mi hanno rapito e costretto."
Il gatto ridacchiò e si avvicinò.
"Come ti chiami?"
"Doryan."
Mi osservò, puntandomi addosso i suoi occhi verdi.
"Esci da lì, non c'è pericolo."
"Henry mi ha detto di restare qui fino al suo ritorno."
"Menzogne. Devi andare al palazzo."
"Che palazzo?"
"Il palazzo reale, è lì che ti aspettano."
"Chi?"
"Tutti."
Mi decisi ad uscire dalla pianta e mi sistemai la camicia.
"Hai un nome?"
"Certamente, io sono lo stregatto."
"Lo stregatto?"
"Sentito parlare?"
"Certo, nella favola di Alice."
"Favola, huh?"
"Sì. La conoscono tutti, è una storia per bambini."
Il felino violaceo rise, illuminando il bosco con i suoi denti aguzzi e luminosi.
"Tu non credi nelle favole?"
"No. Sono solo invenzioni."
"Allora abbiamo sbagliato."
Si voltò e salì su un albero.
"Aspetta! Dove devo andare? Cosa devo fare?"
"Ha importanza? Aspetta il ritorno di Henry."
Detto ciò sparì tra i rami di un albero. La sua risata si fuse con il vento. Eravamo di nuovo in silenzio, io e le mie mille domande.

Doryan in WonderlandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora