il paese delle meraviglie

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Quando Henry tornò a prendermi io stavo camminando intorno ad un albero, riflettendo sul mio strano incontro di poco prima.
"Ti avevo detto di rimanere nascosto."
Sussultai, e mi fermai per guardarlo bene.
"Ma cosa ti sei fatto?"
"Che vuoi dire?"
"Sei pieno di graffi, quella cosa ti ha attaccato?"
Aveva la camicia leggermente strappata e molto sporca, i capelli arruffati e respirava velocemente.
"Più o meno, mi stava seguendo e ho dovuto fare un po' di arrampicata."
Indicò gli alberi e ridacchiò. Fece un respiro profondo, poi mi guardò.
"Andiamo?"
"Sì, ma ho bisogno di dirti una cosa."
"Ti ascolto."
"Ho incontrato un gatto parlante e mi ha detto di essere lo Stregatto della favola di Alice, sono piuttosto sicuro che fosse un'allucinazione. Mi ha detto anche che tutti mi stanno aspettando, ma cosa vuol dire?" Sputai tutto velocemente, cercando di farlo sembrare meno assurdo possibile.
Sorrise e si avvicinò a me: "Vuol dire che sei nel posto giusto."
"Ma quelle creature- erano reali?"
"Sì, lo erano. Ma non devi aver paura, ci sono cose ben più affascinanti qui."
"Qui dove?"
"Qui a Wonderland."
Rimasi in silenzio. Wonderland, il paese delle meraviglie. Lo stregatto. Aveva senso? No, per niente. Eppure le prove c'erano. Posai lo sguardo su un piccolo mazzetto di fiori azzurri. Un azzurro chiaro, debole, quasi simile al grigio. Non era un grigio triste e spento, trasmetteva pace e serenità.
"Wonderland." Dissi.
"Wonderland." Ripetei.
"Non è male, davvero."
Sospirai guardandolo, incerto.
"Sono sicuro sia il posto perfetto per te, Doryan."
Tornò sul sentiero ed io lo seguii.

Stavamo camminando da parecchio tempo. Eravamo entrambi distratti. Io guardavo in alto, lui a terra. L'aria si era alleggerita e alcuni fiori sbucavano dai tronchi degli alberi. Il muschio era svanito, così come le liane. Man mano che avanzavamo la luce brillava sempre di più. Alcuni raggi di sole si facevano spazio tra i fitti rami e illuminavano i nostri volti, riscaldandoli. Mi sentivo molto più tranquillo ed anche Henry se ne accorse.
"Ti piace?"
"Immensamente."
"È la mia parte preferita."
"Vieni qui spesso?"
"Sì. Qui non ci sono dispute familiari o litigi. Non esistono rumori molesti o sorelle che vengono a disturbarti nei momenti di pace. La natura è meravigliosa, eppure siamo incapaci di apprezzarla."
Spostò lo sguardo su di me: "La tua società la sta distruggendo."
"Lo so."
"E poi il silenzio. Quella è la cosa migliore."
Feci una leggera smorfia di disapprovazione.
"Non credi?"
"Non del tutto, non mi piace il silenzio."
"Perché?"
"Non c'è un motivo." Mentii. "È solo angosciante."
"Capisco."
Dopo qualche istante di pace si udì un cinguettio. Ci voltammo verso il dolce suono, alla ricerca della creatura angelica. Sopra le nostre teste volava un uccello bianco, dal becco nero. Creava una melodia tutta sua, mentre ci accompagnava guidandoci verso un nuovo mondo.
"Chiudi gli occhi."
"Perché?"
"Voglio che sia una sorpresa."
"Fidati, sono già abbastanza sorpreso."
"Chiudili."
Feci come richiesto e mi lasciai guidare da lui. Contai trentatré passi, poi ci bloccammo.
"Posso aprire?"
"Apri."
Davanti a noi, prepotente e audace, il palazzo reale si ergeva. Intorno ad esso solo enormi distese di fiori e verdi arbusti. Le pareti erano decorate da rampicanti, che creavano il contrasto perfetto con il bianco delle mura.
"Wow."
"Quella è casa tua."
Mi girai di scatto verso di lui: "Cosa?"
"Beh non hai molta scelta. Starai lì, insieme a me e ad altra gente che conoscerai."
"Io- non so se sono pronto."
"Perché?"
"È un bel cambiamento. Non so come comportarmi, cosa fare o dove andare."
"Per questo ci sono io."
"Sì lo so, lo so."
"E allora qual è il problema?"
"Solo- puoi lasciarmi un minuto? Per favore."
"Un minuto."
"Un minuto. Solo per chiarire le idee."
Si allontanò sorridendo mentre fischiettava e intrecciava le mani dietro la schiena.
Mi sedetti appoggiando la schiena ad una roccia. Era davvero troppo. Tutte quelle cose successe così in fretta. Pochi giorni prima ero a Londra, a casa mia, e ora improvvisamente mi trovavo di fronte ad un palazzo reale circondato da creature parlanti. Surreale, dannatamente surreale. Sentivo di dover chiedere consiglio a qualcuno, ma ero solo e l'unica persona di cui mi fidavo nel mio mondo se n'era andata per sempre. In quel momento capii cosa significasse fare affidamento solo su se stessi. È spaventoso quando ti accorgi che per andare avanti devi ascoltare quello che pensi tu e prendere delle decisioni da solo. Era tempo di andare avanti. Mi aspettava un'avventura. Credere nelle favole a volte fa bene.

Doryan in WonderlandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora