henry

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Un forte colpo mi svegliò, facendomi sussultare.
"Buongiorno, signor Moore."
Davanti a me c'era un ragazzo magro e alto, con una.....mazza in mano.
"Chi diavolo sei?" Chiesi allarmato, preso dal panico.
Mi alzai dal letto e mi guardai intorno. Mi trovavo in una casa, non mia. Non era affatto male, uno stile un pò rurale, ma raffinato. Con pavimento in legno scuro e mobili bianchi.
"Dove mi trovo?"
Il ragazzo aveva i capelli biondi e gli occhi grigi, davvero un classico.
"Sei a casa mia."
Posò a terra la mazza e aprì una grande finestra, situata di fronte al letto.
"Davvero utile come informazione."
"Sei sarcastico?"
Tornai serio e cercai dei vestiti.
"Perché sono in mutande?"
"Credevo saresti stato più comodo."
"Mi hai spogliato-?"
"Ti ho alleggerito, e ora muoviti dobbiamo andare."
"Cosa, ma sei pazzo? Chi sei e che cavolo ci faccio qui? Come ci sono arrivato?"
"Oh mio dio quanto parli."
Ero davvero senza parole. Come faceva quel tizio ad essere così tranquillo e a parlarmi senza scrupoli dopo avermi letteralmente rapito?
"Mi hai rapito!"
Scoppiò a ridere. Rise, senza pudore e senza vergogna.
Mi presi qualche istante per riflettere.
Ragionai su ogni possibile risposta per cui mi trovavo in casa di uno psicopatico sconosciuto. Una sbornia. Doveva per forza essere stata una gran brutta sbornia.
"Sono ubriaco?"
"Ah non lo so, lo sei?"
"Non lo so. Lo sembro?"
"Lo sembri, ma non credo tu lo sia. Non ti ho visto bere."
"Da quanto tempo sono...qui... cioè con te?"
"Due giorni."
Mi girò la testa. Mi sentivo così stordito che mi parve di vedere la stanza girare incessantemente.
"C-cosa?" Stavo esaurendo le energie e la mia domanda sembro un semplice segno di rassegnazione.
"Hai dormito. Eri in coma per un incidente in moto."
Improvvisamente tutto tornò. La nonna, la casa da svuotare...il cimitero, la moto.
Il sangue, la ferita e il peso della moto addosso. L'asfalto sotto il mio corpo e le infinite stelle nel cielo.
"Dove sono i miei genitori?"
"Doryan, non ha importanza ora. Devi fidarti di me. Per favore, vestiti e usciamo. Siamo in ritardo. I tuoi genitori lo sanno, mi hanno consentito di portarti in giro, per farti distrarre."
"Tutto questo non ha senso."
"Lo so. Nero o Rosso?"
"Eh?"
"La camicia, la vuoi nera o rossa?"
"Io non metto camicie."
"Oggi serve, prendila nera."
Mi buttò una camicia di cotone nera addosso.
"Fai in fretta." Fece per allontanarsi ma lo fermai: "Aspetta!"
Sospirò e si voltò a guardami: "Cosa vuoi?"
"Come ti chiami?"
"Henry. Piacere di conoscerti." Uscì dalla stanza velocemente e chiuse la porta.
Rimasi solo, in silenzio. Non seppi descrivere cosa provai in quel momento. Non avevo paura, ero solo molto confuso. Magari era un serial killer...un pò strano come killer, ma non si sa mai. Mi misi la camicia e dei pantaloni, solo per non farmi più vedere in mutande.
Mentre mi vestivo mi soffermai su un dettaglio che avevo precedentemente ignorato. Aveva detto il mio nome. Aveva pronunciato "Doryan". Rimasi seduto sul letto a pensare. Forse era un amico d'infanzia o un lontano parente. Mi diedi una sistemata ai capelli e mi lavai la faccia con un pò d'acqua all'interno di una bacinella di ceramica. Un pò all'antica.
Decisi di andare da lui. Non avevo niente da perdere e forse staccare un pò mi avrebbe fatto bene.
Va bene, potevo farcela. Uscii e lo cercai.

Doryan in WonderlandDove le storie prendono vita. Scoprilo ora