-10 È COLPA VOSTRA.

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-Buonasera signori e signore, voi non mi conoscete ma io conosco voi e la vostra feccia che chiamate "societá".
Mi presento, mi chiamo Ted; so che avete pagato il biglietto per vedere lo spettacolo di sta sera, in questo Meraviglioso teatro!

Oh sì, certo, vedrete lo spettacolo, tranquilli, cari borghesotti bigotti. -

Dietro di Ted, le pesanti tende di velluto scuro si tesero verso gli estremi del palco, come fossero di carta velina.

Un uomo, sedeva su una sedia al centro del palco.
Imbavagliato, legato e sedato, il giovane attendeva spiegazioni, come tutto il pubblico su ciò che stesse accadendo.

-Voi, sì, proprio voi, siete i responsabili di tutto questo. Dicono che basti punirne una, per educarne cento, di pecore senzienti come voi.

Ted soffocò una breve risata, bisbigliò tra se stesso qualcosa, come se recitasse una poesia, poi tornò serio.
La sua espressione rappresentava la follia pura.
Uno sguardo vuoto, un sorriso spensierato, un controsenso vivente nel suo essere vero.

-Per anni ho cercato di farmi ascoltare da quelli come voi, ho studiato, ho lavorato sodo e sapete cosa ho ricevuto? No?!
Ve lo dico io!
Solo. Fottutissime. Porte. In faccia.

Le parole cominciavano a farsi pesanti, il pubblico attonito non riusciva a togliere lo sguardo dalla sagoma che dominava il centro del palco.
Dominic, questo era il suo nome, tentava di mantenere la calma, nonostante fosse stato rapito e si fosse svegliato imbavagliato al centro di uno dei maggiori teatri del mondo.

- "Oh, sai Ted, sei un bravo ragazzo, ma non credo di poterti aiutare"
Esatto, usate questo tono in falsetto di merda, qualcuno doveva pur dirvelo.
Mi rifiutate ogni giorno come se fossi un topo di fogna!
La parte peggiore è il vostro falso sorriso, mentre la vostra mente corre verso il ricordo degli abusi da me subiti dei quali tutti eravate a conoscenza, cosa provate?
Pena? Paura? Tenerezza?
Dovevate aiutarmi cazzo, non vi rendete conto di cosa significa crescere in orfanotrofio.
Chiamate la polizia, ora!

Ted si voltò verso Dominic ed estrasse dalla giacca dello smoking una pistola.
Dominic d'istinto cominciò ad agitarsi, le sue mani tremavano, come le gambe e perle di sudore cominciarono a nascere sulla sua fronte.

- Che cazzo fate?!
State tutti fermi? Non vi importa neanche del vostro merdoso sindaco?

Ted diede un calcio alla sedia, facendo cadere Dominic sul lato opposto, a quel punto lo sovrastò e poggiò la fredda arma sulla sua tempia che ormai aveva assunto un colorito scarlatto.
Dominic a quel punto non resistette, si lasciò andare alla paura e ciò gli provocò una grande macchia di urina sui pantaloni beige.

Ted iniziò a ridere, dapprima in modo contenuto, poi sfociando in una grande risata quando si accorse che finalmente il pubblico stava avvertendo le autoritá.
Ted aspettò alcuni secondi poi premette il grilletto davanti a tutti.

Sotto lo stupore generale, la risata si intensificava; la pistola era sempre stata scarica.

-Sapete? È colpa vostra, è colpa vostra se ora sono un folle, sadico, psicopatico e asociale, ogni volta che mi avete allontanato, deriso, sfottuto, alle spalle, mi avete conficcato un coltello nell'anima.
È colpa mia? Pensate ancora che io sia folle?

Le sirene delle volanti cominciavano a percepirsi distintamente.
Un rapido sguardo alla porta posteriore fece capire che il tempo era ormai scaduto e che il finale doveva essere presentato.
Ted lanciò la pistola lontano da Dominic, si spostò verso l'estremità anteriore del palco ed estrasse un pugnale piccolo, ma estremamente affilato, dai suoi pantaloni.

-Lo spettacolo è finito, gente!
Ecco a voi la morale di questa favola grottesca che mi avete fatto realizzare.
Bene, ora ho la conferma che non ve ne frega niente, di nessuno, chiunque sia.
Vi importa solo di voi stessi.
È per questo che ho deciso di punirvi così.
Se non vi importa dei miei traumi, io diventerò il vostro.

Ted si sventrò, letteralmente, sulla folla urlante.
La polizia entrò esattamente un attimo dopo.

"È colpa vostra" furono le ultime parole che bisbigliò.
E lo era davvero.

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