Parte 9

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-Annalisa, svegliati.-
Aprii lentamente gli occhi. Vedevo sfuocato, come se avessi dormito chissà quanto.
E poi iniziai a vedere più chiaro...
-Certo che sei una dormigliona...-rise il soldato che mi teneva in braccio.
Corrugai la fronte.
-Dove siamo? Sento degli strani rumori...-
La polvere volava e il trambusto si faceva sempre più forte.
-Siamo su un pickup diretto per la moschea Al nur. Lì ci aspetta l'Imam, per darci nuovi ordini. -
Feci per alzarmi, ma quasi caddi.
-Ei! Attenta... Quasi cadevi! Resta ferma che non c'è da fidarsi di questo tipo di veicolo...-
Lo guardai e sorrisi.
-Chi sei?- gli chiesi cercando di levargli il passamontagna.
Lui mi spostò la mano con delicatezza e mi fece segno di no con la testa.
-Fidati di me e in cambio scoprirai chi sono.-
Lo guardai male.
-Forse ho capito chi sei, ma non mi fido del mio istinto.-
Lui rise di gusto.
Era un'illusione oppure era proprio lui?
-Siamo quasi arrivati, non preoccuparti. Mi raccomando, comportati bene di fronte all'Imam.-

Il pick up fece un balzo all'arrivo. E sbattei quasi la testa contro una sponda, ma il soldati che era con me, mi riparò la testa in tempo.
-Certo che sei sbadata!- rise.
Lo guardai male.
-Mettiti bene il velo e togliti le scarpe, ché è un luogo sacro. -

La moschea era di fronte a noi.
-Vado a cambiarmi con alcuni dei miei compagni. Entra pure; qui nessuno ti può toccare.-

Il suo interno non sembrava essere un edificio come all'esterno. Era un luogo meraviglioso, pieno di luce e di scritture sacre, che le facevano da ornamento.
Il pavimento era colmo di tappeti rossi, che non sembravano finire mai...
E le mie orecchie udivano parole coraniche e al fondo della sala tantissimi fedeli che ascoltavano l'Imam.
Mi sentii toccare una spalla.
-È molto immenso questo luogo, non trovi?-
Mi voltai. Era il soldato di prima e non sembrava essersi molto cambiato: aveva ancora il volto coperto (come se volesse ancora nascondermi chissà quale segreto) e una gandora bianca con tanto di tagia abbinata.
Sulla mano destra teneva un tapettino verde raffigurante una moschea dorata.
"È un fedele anche lui", pensai.

Certo che era proprio strano stare in quel posto... Mi sentivo un po' intrusa. Anche se per una parte di me sembrava essere rilassata stando in quel luogo... Come se si trovasse già a casa.
-Sì, lo è davvero.- risposi infine.
Rise silenziosamente.
-Vieni con me.-
Mi porse la mano e lo seguii.

-Marhba, marhba.- disse l'Imam appena ci vide.
Era un uomo anziano ed aveva una lunga barba. Indossava una veste simile a quella del mio accompagnatore.
-Chokran.-
L'Imam sorrise.
-Seguitemi fratelli miei. Mi dovete raccontare tante cose e così anch'io.-

Ci portò in una piccola stanza. Era tutta rossa e il pavimento era in moquette dorata.
Al centro vi era un tavolino arricchito di gelsomini, un vassoio con una teiera con bicchierini e pane tipico. Attorno c'erano dei cuscini color nero.
-Marhba, marhba. Sedetivi pure.- disse indicando i posti e il tavolo.
Iniziò così a conversare con loro in arabo.
Capivo una parola o due, ma il nesso del discorso non lo avevo recepito.
-Volete scusarci un momento?- disse il mio accompagnatore all'improvviso prendendomi la mano.
L'Imam lo guardò, mentre era ancora intento a parlare cogli altri soldati.
Gli fece l'occhiolino e un cenno con la mano per acconsentire la nostra assenza.

AnnalisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora