Epilogo Parte I

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(Nell'immagine i cugini Eden e Annalisa.)


Fu il sole quella mattina a darmi il buongiorno, con i suoi più bei raggi incandescenti.

Quasi cieca mi svegliai. Per un momento infatti pensai di esserlo: Arturo non c'era al mio fianco.

Un'altra volta e ancora.

Bè, da un lato ormai ero abituata... Ma decisamente da un altro ancora mi piangeva il cuore.

Perché mai lasciarmi un biglietto per dirmi che per me c'era, nonostante la sua assenza?

La fretta lo guidava ogni volta. E a quanto pare quest'amore che provavo per lui dovevo condividerlo con lei.

Proprio come una rivale.

Una rivale astratta, in questo caso.

Mi feci coraggio e mi alzai. Chiusi un po' la tapparella della finistra ed iniziai a vedere un po' più chiaro.

E per chiarirmi ancora di più le idee mi guardai allo specchio: ero un po' dimagrita nel mio ultimo periodo. Più in forma e non me lo sarei mai aspettato... Perché in fondo ho sempre portato dei chili in più addosso, oltre a quelli morali.

Ne ero felice, e almeno da quel lato la mia giornata stava iniziando per il meglio.

Chissà come sarebbe stato il dopo.

Tolsi i miei pensieri dalla testa e decisi di svuotarmela completamente... E a pensare a me stessa.

Entrai in doccia e decisi di accocolarmi per un po' sul divanetto posto di fronte al letto.

Qualcuno bussò.

Chi poteva essere a quest'ora?

Era fin troppo presto perché qualcuno potesse bussare.

In quel momento mi ricordai...

Mi venne un flashback...

Non ero ancora entrata all'università e già il razzismo nei confronti di noi esseri inferiori si stava propagando nella Germania hitleriana.

E chi erano quest'esseri inferiori? In primis noi ebrei, quelli più odiati fra tutti perché usurai e senza buone speranze genetiche (a parte io che ero bionda... Uno dei motivi per cui Hitler aveva perso la testa per me), ma in seguito venivano i comunisti, odiati anche loro, perché la pensavano diversamente da un punto di vista governativo; poi i gemelli, visti come un ottima cavia per chissà quali esperimenti genetici e non; e poi, quelli odiati in ogni tempo e in ogni luogo, non visti come persone, bensì come esseri malati, che ancora purtroppo nella società di oggi si ha questo pensiero, o addirittura considerati come quelli che commetterebbero un crimine per amore: gli omossessuali.

Non dimenticherò mai quel giorno. Non mi dimenticherò mai quella persona. Non dimenticherò...

Era fine settembre, e come dicevo, non ero ancora entrata all'università. Ma vi mancava poco.

Eden, il mio migliore amico, o meglio, il mio amico di infanzia, ci conoscevamo infatti da una vita, ed io, ci eravamo fatti una promessa sin da bambini: dovevamo restare uniti ad ogni costo e ci saremo detti ogni cosa. E se magari nessuno avesse trovato un partner ci saremo voluti bene come due sposi.

Eden faceva parte della mia famiglia, era come un cugino, anche se non avevamo propriamente dei legami di sangue.

Ma ci volevamo talmente bene non solamente come amici e cugini, ma anche come fratello e sorella.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 07, 2016 ⏰

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