Effimeri come la felicità

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Laura era una ragazza con uno sguardo limpido e sincero e, se ti capitava di soffermarti in quei suoi grandi occhi verdi, potevi scorgervi una parte della sua anima ribelle. Viveva in un piccolo sobborgo nel sud della penisola, un paesino dove si conoscevano un po' tutti e la sua infanzia non era stata molto felice: i genitori trovavano sempre un modo per litigare e lei di solito piangeva in silenzio ascoltandoli insultarsi. Tuttavia lei continuava a essere una ragazza allegra e per questo suo modo di porsi le volevano tutti bene. 

Nella sua cameretta Laura teneva appesi i poster di attori famosi e cantanti; sognava il grande amore. Insomma, il principe azzurro che la portasse via per salvarla dal buio in cui si sentiva sprofondare sempre più e un giorno, all'affacciarsi alla finestra, al vedere una stella cadente pronunciò subito al suo desiderio, quello che aveva nel cuore e disse: "voglio essere felice", dopodiché andò a dormire e sognò quel momento.

Laura aveva un diario segreto, come tutte le ragazze della sua età. Pagine intere colme di emozioni e tanti sogni, ma anche di momenti tristi, come le delusioni amorose e le tante illusioni che si era fatta. Quelle che si erano rese tali subito dopo che i suoi sogni svanirono. Emozioni che lei lei conservava lì per farle riemergere nei momenti in cui si sarebbe sentita ancora più triste.

Credeva nell'amicizia e quindi aveva tante amiche, ma solo una era del "cuore". Si chiamava Federica e si confidavano dei problemi in famiglia, le prime cotte, i loro desideri, la sigaretta fumata di nascosto... quella che aveva un sapore meraviglioso. E quante risate si erano fatte insieme, a volte senza motivo. C'era un legame invisibile tra loro due ed era diventato indissolubile, tanto che si capivano senza dover parlare per forza.

Distesa sul suo letto, Laura ricordava i bei momenti vissuti insieme, quando la sua amica del cuore le chiese di farle compagnia al suo primo appuntamento con un bel ragazzo. Che emozione era stata quella volta. Era andata a comperare il latte e poi c'era stato il loro incontro nel parco, lui era davvero bellissimo e c'era stato il primo bacio. Così poi l'aveva chiamata per ripeterle all'infinito cosa aveva provato: del cuore a mille, delle farfalle allo stomaco, ecc ecc. E nel mentre lo raccontava, gli uccellini addirittura avevano smesso di cantare, c'era paura, gioia ed estasi nelle sue parole.

Anche lei poi aveva conosciuto per caso un ragazzo. Anche se per lui all'incontrarla era astato il classico colpo di fulmine. Aveva 15 anni a quel tempo e, a quella età, si sa, non si conoscono bene le vie dell'amore e non poteva sapere se quello sarebbe stato l'uomo della sua vita. Quindi quel giorno lo respinse e continuò a vivere la sua vita. Ma il ragazzo non voleva mollare, con un espediente riuscì ad avere il suo numero di telefono e la chiamò. Iniziò subito con il dirle tante cose carine e che voleva incontrarla per poi uscire e conoscerla meglio. Così alla fine cedette e uscì con lui. Il ragazzo fu molto galante per l'età che aveva allora, le mise delicato il braccio sulla spalla e poi, guardandola negli occhi, le porse in dono una collanina placcata in oro. 

Quel giorno si erano fidanzati ed iniziò per lei una bellissima storia, una lunga storia d'amore. Ma al contrario di lui, non era davvero innamorata, non riusciva a essere felice, cercava ancora il suo principe azzurro. Si era chiesta dove fossero andate le famose farfalle che avrebbe dovuto sentire nello stomaco, o il cuore che doveva andare a mille. Invece nulla di tutto questo accadde. 

Anche la sua amica si era fidanzata e, quando si vedevano, si raccontavano tutto, ma proprio tutto e seppe che anche lei non era andata oltre il bacio.

Poi accadde la tragedia. La sua amica ricevette una telefonata che le cambiò la vita. Il papà, giovanissimo, aveva avuto un infarto e non c'era stato tempo per un ultimo bacio e un saluto. Così per tre giorni Federica non aveva parlato, era disperata e lei non sapeva come aiutarla, si sentiva impotente e, per tale ragione, si divisero e non si sentirono più.

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