2- DESTINO

16 1 2
                                    

Elvira stava percorrendo uno dei tanti corridoi che quella prigione poteva vantare.

Erano tutti sotterranei, e lei era convinta che se avesse potuto spaccare a metà le mura di quella struttura si sarebbe trovata ad osservare un grande labirinto di cemento armato.

La ragazza non aveva idea di che faccia avessero potuto avere i giudici che la stavano aspettando, e quest'idea, a dare la verità, la spaventava un pochino.

-Mi scusi?- chiese rivolta alla guardia - Quanto ci metteremo ancora per arrivare al cospetto della corte?-

Il giovane le rispose con un evidente aria scocciata -Non le posso dire nulla signorina, mi dispiace- Si scusó mestamente il soldato.

-Uhm- Elvira fece un verso di scarso interesse, e si limitò a fissare la strada che stavano percorrendo.

Cavolo, si disse, dovrei cercare di pensare ad un discorso di senso compiuto da riferire alla Corte, anziché pensare a quanto tragitto mi
manchi ancora.

Nemmeno il tempo di pensare questa frase, che la guardia aveva arrestato la sua camminata, ed Elvira, che era sovrappensiero, rischiò quasi di finirgli addosso.

-Perche ci siamo fermati?- domandò osservando i due mastodontici portoni che si trovavano esattamente davanti a loro.

-Perchè- e in questa parola il ragazzo ci aggiunse una leggera, ma notevole, nota d'impazienza -Questi portoni che vedi davanti a te sono l'unica via d'accesso e d'uscita dal tribunale- fece una pausa -E io non posso accompagnarti lì dentro- aggiunse facendo schioccare la lingua.

Elvira si voltò e vide che le porte si stavamo leggermente schiudendo, lasciando intravedere uno spicchio di ciò che ci sarebbe stato ad attenderla al di là di quello spesso strato di legno.

10 OREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora