3- IN AULA

9 2 4
                                    

Quando le porte si furono completamente spalancate, la guardia invitò Elvira ad entrare, facendole con la mano il segno che i soldati usavano per dire "via libera".

La ragazza gli fece un sorrisetto ironico che scomparve subito.

Prese un respiro, ed entrò.

Quella sala non era poi tanto diversa dalle normalissime aule dei tribunali.
Aveva un grande bancone di legno d'acero lavorato con delle particolari rifiniture che creavano dei disegni simili a quelli greci.

Davanti a quello, si trovavano due banchetti più piccoli.
Simili a quelli che si trovavano in chiesa, e che servivano ad inginocchiarsi durante la confessione.

Questi però, notò la ragazza, erano dotati di spesse cinghie di cuoio, all'altezza delle caviglie, e di manette in metallo ancorate alla struttura del banchetto, dove andavano i polsi.

-Signorina Elvira Howe?- una voce fece trasalire la ragazza, che era ancora assorta dalla magnificenza di quella sala.

Si voltò e vide che quella voce apparteneva ad un uomo grassoccio sulla sessantina, che era seduto dietro al grande tavolo di fronte a lei.

Elvira si chiese come avesse fatto a non notarlo prima.

Il signore la stava ancora fissando, così scelse che la decisione migliore sarebbe stata rispondere.

-Sì- fece una pausa per schiarirsi la gola, che notò essere diventata all'improvviso molto secca -sono io-

Le porte si chiusero seccamente alle sue spalle e lei si voltò verso la fonte del rumore, notò che la guardia che l'aveva accompagnata dalla sua cella fino alla stanza in cui si trovava adesso, era entrata e si era posizionata al lato sinistro della porta.

Il ragazzo ricambiò il suo sguardo e le fece un leggero cenno del capo verso quello che Elvira presumeva fosse il giudice.

-Benissimo- disse -vedo che questa volta Nathan ha preso la persona giusta- continuò facendo una lunga risata nasale.

La ragazza ci mise un po' a capire che il giudice si stava riferendo al ragazzo che l'aveva portata fino a lì.

-Mi sono già preso le mie responsabilità al riguardo- ribattè seccamente il biondo.

-Oh certo, questo non lo metto in dubbio- il giudice continuò il suo discorso, dicendo cose del tipo che errori di quel genere richiederebbero delle conseguenze poco piacevoli...e via così, ma la ragazza aveva smesso di ascoltare perché tutta la sua attenzione era per il ragazzo.

Anche lui ricambiava il suo sguardo, a intervalli regolari, e ogni volta che lo faceva iniziava a muovere gli occhi verso la porta d'emergenza.

Elvira, la porta, il giudice.
Elvira, la porta, il giudice.
Elvira, la porta, il giudice.

Andò avanti così ancora per un po', poi improvvisamente si mosse con uno scatto verso la guardia che gli stava di fianco, e le ruppe il collo.

10 OREDove le storie prendono vita. Scoprilo ora