Era prima mattina, ed io come routine, ero seduta affianco alla finestra; a sorseggiare il mio caffé mattutino e a fumare la mia sigaretta, mentre la musica di Corrado [Mecna] mi cullava e mi faceva come entrare in un mondo tutto nuovo; un qualcosa di etereo, un qualcosa di solo nostro.
Già, ho detto nostro, ma questa è una storia che racconterò in un secondo momento.
Prima di raccontarlo devo dirvi un paio di cose fondamentali su di me; mi chiamo Siria e ho 19 anni, e frequento il Liceo Artistico, le altre cose verranno da sé.
Tornando a noi, la storia di come io e Corrado ci siam conosciuti fino ad arrivare a cosa siamo ora, è decisamente lunga; dunque cercherò di non andare in ogni singolo dettaglio anche se troppo difficile.
[...]
Era tarda sera, e io camminavo per le strade di Roma; mi piaceva uscire la sera da sola e passeggiare con le cuffie nelle orecchie, mi faceva rilassare e riflettere; mentre guardavo un punto fisso qualunque, frugo nella tasca e prendo il pacchetto di sigarette, e mi accorgo che mi ero scordata l'accendino.
Dunque mi guardo intorno e noto un ragazzo alto, con una barba leggermente folta, che camminava a testa bassa con le mani in tasca, mi ricordava qualcuno ma non sapevo bene chi, ma decido ugualmente di avvicinarmi a lui e domandargli se per caso avesse un accendino.
Avvicinandomi noto che aveva dei lineamenti particolari, di quelli che a me piacciono stra tanto e che mi affascinano più di qualsiasi altra cosa; e gli do una leggera pacca sulla spalla perché un'altra cosa che avevo notato era che era molto concentrato, e non sarebbe bastato un semplice:
"Ehi, scusa, non è che avresti da accendere?"
Infatti dovetti dargli un'altra pacca sulla spalla per farlo fermare e fargli alzare la testa, appena lo fece rimasi quasi allietata dalla sua presenza, era una di quelle persone che soltanto guardandoti ti sapevano far stare bene, e lo riconobbi subito; era Mecna, ma a risvegliarmi dai miei pensieri questa volta fu lui; che quasi leggendomi nel pensiero, mi disse in tono gentile:
"Non farti confondere dal mio nome d'arte e dalle voci che girano, come puoi ben notare sono una persona totalmente normale; volevi chiedermi qualcosa?"
E io quasi balbettando gli rispondo:
"Oh, bhe, volevo chiederti se avevi un accendino, visto che io l'ho scordato a casa"
Mi stupii quasi, sentendo la sua risposta:
"Certo, anzi, ti domando anch'io una cosa; ti andrebbe di finire questa passeggiata lungo il Tevere assieme a me? Mi sembri una persona interessante, e poi io non sono molto pratico di questa grande quanto bella città!"
Mentre finiva di pronunciare la frase mi porse l'accendino, con il quale mi accesi la sigaretta e annuii; incamminandomi al suo fianco con un sorriso impercettibile stampato sulle labbra.