25- Arrivo

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Kieran roteò gli occhi per l'ennesima volta. «Non esiste nessun mostro del lago, Coberg»

«Vi dico, mio principe, che è così!»

Erano arrivati quel mattino, l'aria fresca di campagna che come sempre li aveva accompagnati lungo tutto il viaggio. Yhada nasceva sulla riva del Piccolo Lago e prima di soffrire dei diversi straripamenti del Grande Lago, poco distante dal primo, era stata la seconda città più abitata del regno. Quel che rimaneva delle case giaceva sulla sabbia dorata, pezzi di vetro e di legno che galleggiavano nell'acqua e venivano rigettati dalle onde in superficie.

«Sappiamo entrambi chi è il vero mostro»

Kieran lanciò un'occhiata all'unica costruzione terminata dall'ultima volta che era stato a Yhada. Lontano dal lago e su un rialzamento del terreno, v'era una sorta di palafitta: le alte colonne di pietra sostenevano quello che era a tutti gli effetti un palazzo, una sola pedana di legno che ne garantiva l'accesso. Anthony Vertain si era affrettato a raggiungere suo padre appena arrivati, ma Kieran aveva preferito non seguirlo: voleva prima studiare con i suoi occhi la situazione.

Poco più di una settimana prima il livello del Grande Lago si era alzato all'improvviso e le sue acque avevano fatto sì che il Piccolo si riversasse in città; le case colpite erano state quelle più vicine alla riva, come sempre, ma a differenza delle altre volte i lavori per le nuove costruzioni erano iniziati subito e lui stesso aveva assistito al loro avvio; la proprietà del governatore non era tra queste. Con questo altro straripamento, l'acqua aveva raggiunto persino il centro, la piazza ancora allagata che costringeva gli abitanti a muoversi con piccole barchette, il che spiegava perché Anthony fosse stato mandato a chiedere altro denaro, ma non il motivo per cui la casa dei Vertain fosse stata ristrutturata e rialzata.

«Io dico di prendere in considerazione la questione!» brontolò Coberg.

La barchetta traballò e il precettore lanciò un grido. «Non muoverti, ci farai cadere in acqua» lo ammonì Kieran, trattenendo un ghigno divertito.

«In acqua!» ripeté l'altro, sventolando un fazzoletto davanti al volto paffuto «Che gli dèi abbiano pietà di me!»

Il principe remò verso quel che rimaneva della città, i pochi abitanti rimasti che si erano rifugiati nel tempio dedicato alla Dea Acqua. Si trattava di una delle poche costruzioni ancora in piedi perché costruito sulla vetta di una collinetta, l'aspetto modesto che non lo differenziava dagli altri edifici di Yhada, ma il tetto a punta che ne sottolineava la sacralità. Costruito con solo legno, il tempio di Nirina non sembrava avere niente di particolare o di sfarzoso, come in parte era stato voluto dagli stessi cittadini: era il valore che loro gli davano ad avere importanza, la fede nella dea e il desiderio di compiacerla.

«Aspettami qui»

«Non ci penso neanche! Ho il compito di affiancarti e soprattutto di-»

Kieran scese dalla barca, ignorandolo, e così come lo fece questa si ribaltò sotto il peso di Coberg. L'uomo cadde in acqua che ancora parlava e quando riemerse la barchetta si trovava sull'erba, il principe che senza aspettarlo era già entrato nel tempio. Si guardò intorno, gli stivali zuppi che lasciavano dietro di sé impronte di fango. Il tempio era gremito di gente, chi dormiva e chi invece condivideva cibo o risate con gli altri. Il suo ingresso non fu subito notato, tanto che riuscì a raggiungere la statua di Nirina al centro della sala, poi però un bimbo afferrò la stoffa bagnata del suo pantalone e allora in molti si girarono a guardarlo, riconoscendolo.

«Principe Kieran, ci salverai tu dal mostro del lago?»

Kieran si accigliò. Ancora quella storia. Prese in braccio il bambino, sistemandogli i capelli con dolcezza. «Non c'è nessun mostro, piccolo»

Skysee - La Maledizione del Sole e della LunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora