8. DI UN RAGAZZO INNAMORATO, SPARITO NEL NULLA

56 2 1
                                    

Quella mattina Manao era libera: alla fine aveva deciso di seguire il suggerimento di suo fratello e, nel suo primo giorno lavorativo assieme a Davide, aveva comunicato al "collega" di essere anch'egli un part-time e che solo quel lunedì aveva fatto, su richiesta di Som, un'eccezione stando al negozio sia la mattina che il pomeriggio.
In questo modo, essendo entrambi part-time, e dovendo coprire l'intero orario di apertura giornaliera della libreria, i loro turni sarebbero stati per forza opposti.

Era un buon piano per eliminare qualsiasi interazione con Davide. Anche se il giorno prima si era comportato bene lei non si fidava: ora che sapeva come fosse realmente preferiva non rischiare.

Inoltre Manao voleva evitare di ritrovarsi nuovamente in una situazione di vulnerabilità per via della forte attrazione fisica che sapeva bene di avvertire verso di lui. Era inutile negarlo: Davide le piaceva. Eccome, se le piaceva!

Ma aveva deciso che non avrebbe ceduto e ce la doveva fare.

Stare lontana dalla tentazione oltre a rafforzare la sua posizione le avrebbe portato maggiore forza per contrastare Luca, che sembrava quello più agguerrito.

Il martedì dunque, dato che Davide doveva coprire la mattinata, Talee avrebbe lavorato il pomeriggio.

Quella mattina, pur essendo libera, Manao si era svegliata comunque presto e dunque aveva deciso di cominciare a muoversi per attuare il piano di sfruttare al meglio quella sua nuova realtà, iniziando dai progetti riguardanti il cervello: sarebbe quindi andata a dare un'occhiata alla sede principale dell'università più vicina.

Fece la sua consueta colazione, si lavò con calma ed indossò una tuta comoda. Poi prese l'autobus che l'avrebbe condotta in città.
E, scesa dal bus, s'incamminò verso la metro.

Fu allora che, all'improvviso, le sue gambe si fermarono: per quanto si sforzasse di continuare a camminare, non riusciva a muoversi di un passo.

Cosa stava succedendo? Perché il suo corpo non le obbediva?

Voltò la testa ed il suo sguardo fu catturato dall'insegna di una palestra. Avvertiva un'inspiegabile nostalgia, mentre il suo cuore accelerava i battiti... com'era possibile? Lei non era mai entrata in quel posto!

Eppure le sembrava così familiare.

<Una palestra di arti marziali...> sussurrò tra sé.

Al lato della porta a vetri c'era un cartello che elencava le discipline che era possibile praticare: pesi, judo, karate, Kung fu, taekwondo, kickboxing, capoeira...

Capoeira...

CAPOEIRA!

La sua mente e le sue gambe furono un tutt'uno a dirigersi verso l'ingresso. Vi entrò.

Era come se conoscesse ogni angolo di quel posto... ma com'era possibile?!
Lei non c'era mai stata!
Si guardò intorno ma non trovò nessuno. A parte i rumori degli attrezzi nella sala pesi che attestavano la presenza di qualcuno che si stava allenando, pareva non esserci anima viva.

"Di sicuro Rita sarà al bar della tettona per un caffè e quattro chiacchiere" quella deduzione le salì spontanea nella testa.

Un momento... Rita?! Chi diavolo era Rita?! E... il bar della tettona...?! Come le era venuto in mente un pensiero simile?!

Manao si sentiva confusa: il suo corpo la spingeva ad entrare in una sala che in quel momento era vuota.
Decise di lasciarsi andare e seguire quello strano istinto.
Si tolse le scarpe e le lasciò all'entrata di quello stanzone.

E, come se fino a quel momento non fosse già stato tutto così irreale, la sua schiena cominciò a piegarsi, come a schivare dei colpi immaginari.
Le gambe di Talee si alzavano, tese e potenti, nel tentativo di calciare un avversario invisibile, mentre il suo corpo si torceva, saltando.

I AM A BOYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora