Nebbie irlandesi (Dullahan)

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Le terre verdeggianti dell'Irlanda l'avevano accolta molto meglio di quanto si fosse aspettata. Il suo psicologo le aveva detto una vacanza potesse essere una buona idea, inizialmente non era d'accordo ma si dovette ricredere velocemente. Le pianure continue e i colori vividi avevano il potere di tranquillizzarla: momentaneamente, aveva persino l'impressione che il suo occhio non le facesse male.

La piccola cittadina che la ospitava era una meta turistica o meglio era stata costretta a volgere tutta la sua economia verso il turismo per non rischiare di estinguersi. Certamente era abbastanza pittoresca. Tuttavia, in quel periodo dell'anno, vi erano solo quattro turisti... lei compresa. Non che la cosa le dispiacesse. Almeno incontrava poche persone.

Quel giorno aveva deciso, finalmente, di visitare il lago nelle vicinanze. Si trattava di un lago abbastanza grande, circondato solo da un lato da un piccolo boschetto. Niente di trascendentale, ma nella sua semplicità riusciva a colpire. In fondo era ben tenuto e la vista che si vedeva dalla riva a cui portava il sentiero aveva un sapore magico.

Nonostante ormai fossero alle porte dell'inverno aveva deciso di fare un picnic pomeridiano. La donna di mezza età che affittava le affittava la casa era stata felice di prepararle tutto. In silenzio e con passo lento si era quindi incamminata giù per il viale di ciottoli. Le piace l'atmosfera rustica, decisamente diversa dalla sua solita vita frenetica in città. Era stanca e l'incidente aveva peggiorato, ormai da anni, la sua salute.

Scosse la testa per non pensarci. Era lì per non pensarci. Piuttosto si concentrò sul suono dei suoi passi e sulle nuvolette che si formavano dal suo respiro. Era più freddo di quanto avessero detto le previsioni, ma comunque voleva rispettare i propri piani. Portare a termine gli obbiettivi che si era posta era importante, o almeno così diceva lo psicologo. Non che avesse dubbi sulla terapia in sé, l'aveva aiutata molto nel tempo, semplicemente c'era qualcosa di inspiegabilmente sbagliato nel suo occhio.

Finalmente raggiunse la riva del fiume. Le sponde erano ancora verdi nonostante le temperature. Stese la tovaglia, rigorosamente a quadri rossi, e si sedette incominciato a tirare fuori il termos e i dolcetti. Svogliatamente girava le pagine del libro che aveva lasciato in sospeso per mesi. Aveva smesso di leggere dopo l'incidente, sotto suggerimento dello psicologo aveva provato di nuovo, ma senza successo. Almeno poteva spuntare qualcosa dalla lista di obbiettivi.

Semi sdraiata e immersa in una pace quasi surreale presto le sue palpebre si fecero pesanti. Prima che potesse accorgersene si era appisolata placidamente, come non gli succedeva da tempo.

Fu un freddo decisamente più pungente a svegliarla. La prima cosa che vide fu la nuvoletta formatasi dal suo fiato, appena visibile grazie alla luce delle stelle. Non riusciva a capire come avesse dormito tutte quelle ore. Era evidentemente notte inoltrata e le temperature erano scese, ma lei non si era accorta di nulla. Lo trovava strano. Che fosse così stanca? Forse si era fatta contagiare dal luogo.

Si alzò e a fatica rimise tutto nel cesto decisamente vintage. Solo dopo, aguzzando la vista, notò che del paese si vedevano solamente due luci. Vero che non era molto grande e con pochi abitanti, ma non era mai stato così. Anche a notte fonda c'era sempre almeno un paio di lampioni in più.

Un brivido la percorse da capo a piedi. Qualcosa non andava.

Strinse i denti. L'occhio cieco le prudeva in modo fastidioso. Quello, per lei, era l'avvertimento più grande. Velocemente prese a camminare verso il paese, sempre più veloce, fino a correre. Doveva correre ne era sicura.

In lontananza un ringhio sottile. Le venne la pelle d'oca. Era certa di sentire dietro di lei qualcosa che la stava inseguendo. Sempre più vicino e pesante. Poteva solo dedurre che fosse un animale. L'impasto di ringhi, sbuffi e passi veloci erano il suo unico indizio. Per lei era più che sufficiente. Il suo cuore batteva più velocemente di quanto avesse mai fatto. Il dolore all'occhio che si intensificava la agitava ancora di più.

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