Capitolo 6

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Siamo sul taxi di ritorno verso casa, dopo aver passato la serata all'insegna delle chiacchiere a casa di Jack.
Fortunatamente la cena é proseguita meglio di come era iniziata: Cindy ha gettato le armi e ha alzato bandiera bianca. Ha provato a concentrarsi sulla persona meravigliosa che Timothée si sta rivelando essere. É rimasta incantata dai suoi racconti sulla città dell'amore e sulla Provenza, o di qualsiasi altro luogo che ha visitato nel corso della sua giovane, ma eccitante vita.
Cindy, prima di riaccompagnarci alla porta, ha persino proposto al ragazzo dai capelli ricci corvini di partecipare alla cena che si terrà tra qualche settimana nel nostro studio.

- Scusami per stasera - mi giustifico con Timothée, mentre siamo seduti sui sedili posteriori della vettura gialla.
- Non so perché mi è venuta in mente questa idea folle di farti conoscere Cindy - porto le mani sul viso, come se fossi imbarazzata al pensiero di aver forse rovinato tutto in partenza. Come sempre.
Non capisco come abbia potuto pensare che fosse una buona cosa presentare così presto Timothée alla mia migliore amica, per quanto poi sia andato tutto per il meglio.

- Non devi scusarti - mi afferra le mani, stringendole forte, mentre le posa nello spazio che ci divide e con gli occhi, che vedo a stento nella penombra, mi rincuora - Vuole conoscere la persona che fa gli appostamenti sotto l'ufficio della sua amica - e ridendo, ammette - Anche io mi comporterei come lei -.
Sono sollevata, sentendo quelle parole che mai nessuno mi avrebbe detto.
- Quindi non sparirai con la scusa che la mia amica è una pazza? - domando quasi sentendomi patetica a chiederlo, ma sono così: diretta. E forse é il motivo per cui non ho ancora trovato nessuno.
- Assolutamente no - scuote la testa, tenendo ancora più salde le dita sottili - Anzi potrebbe quasi piacermi andare in quei quartieri -.

Sono felice di sapere che Timothée si sia trovato a suo agio in un ambiente che non gli appartiene totalmente. Ha a che fare tutti i giorni con i ricchi di New York che comprano le sue opere, ma so che se può evitarli e dedicarsi alla sua arte, lo fa più che volentieri. Per questo mi stupisco ancora che voglia frequentare una persona come me, che é estranea al suo mondo.

Ben presto arriviamo di fronte alla mia casa a schiera e nell'abitacolo cala il silenzio, ma non ci mette molto ad avvicinarsi a me il ragazzo che per tutto il tempo mi ha osservato.
Il suo naso sottile sfiora il mio e sento il suo respiro contro. Vorrei tanto riuscire a rifiutarlo come ho già fatto nel suo loft, ma questa volta la mia forza di volontà mi abbandona. Dopo una serata così perfetta, non posso non coronare il tutto con ciò che desidero.
Nella mia mente é come se per un momento fossero scomparsi tutti i dubbi che fino a qualche ora fa dominavo nella mia testa.

Finalmente le nostre bocche si uniscono.

- Ti va di salire? - ansimo, tra un bacio e l'altro, mentre lui fa lo stesso, chiedendomi - Sicura? -. Non ho il tempo di rispondere che i suoi occhi si spostano sul portafoglio per tirare fuori delle banconote e pagare il taxista.
Lo trascino fuori dall'auto, prendendolo per mano e lo conduco alla porta, lasciando intendere che avrei controbattuto con una risposta affermativa alla sua domanda.

Una volta entrati in casa, le sue labbra si fiondano nuovamente sulle mie.
Avvolgo le braccia attorno al collo, mentre sto sulle punte per cercare di raggiungere la sua stessa altezza, ma ben presto i miei piedi si staccano da terra. Sento afferrarmi dalle cosce e in pochi secondi ho le gambe avvolte al suo busto esile.

- Di là - dico tra un bacio e l'altro, per indicargli la camera da letto.
Gioco con i suoi capelli, mentre lui cammina con me in braccio.

Entrati nella stanza, entrambi iniziamo a spogliare l'altra persona, partendo dalla maglia per poi passare ai pantaloni, fino a rimanere completamente in intimo.
Ci sdraiamo sul letto e malgrado tutto non provo imbarazzo. Mi sento a mio agio ad essere scrutata da quegli occhi verdi che vogliono osservare ogni centimetro del mio corpo.

Sento le mani callose accarezzarmi i fianchi e scivolare fino ad arrivare al pizzo del perizoma che indosso, ma prima che questo venga lentamente tolto, Timothée con il suo sguardo mi chiede il permesso. Come se si volesse assicurare che voglia davvero farlo.
Annuisco leggermente, per poi sentire finalmente i suoi polpastrelli farsi spazio dentro di me, una volta tolto ciò che mi separava da lui.

Di nuovo le lingue si incontrano, emettendo di tanto in tanto dei versi di piacere sulle labbra dell'altro.
La mia mano scorre sulla sua erezione, mentre lui gioca con le dita sul mio punto sensibile.
- Ti prego, non resisto più - mi supplica di passare allo step successivo.
Non ci metto molto a mettermi a cavalcioni su di lui, facendo premere le nostre intimità e di nuovo sento un mugugno strozzato da parte sua.

Mi allungo verso il comodino per prendere un preservativo che ripongo sempre nel cassetto.
- Bisogna sempre essere preparate - mi aveva detto Cindy, regalandomi quella confezione qualche mese fa e mai parole furono più sagge a giudicare da come sta andando la serata.

Mi muovo con gesti lenti sotto il suo sguardo verde che sembra fremere dalla voglia e ben presto viene accontentato.
Chiudo gli occhi, nel momento in cui sento tutta la lunghezza dentro di me. Non ho il tempo di muovermi che sento la sua mano far pressione sulla schiena per sdraiarmi completamente sopra di lui.

Per la prima volta non c'è fretta nei movimenti. Mi sento completamente in sintonia con quello che sta succedendo e percepisco la passione e il desiderio, che spesso in situazioni passate si trasformava solo in un rapporto violento, con l'unico scopo di soddisfare le proprie voglie.
Oggi non sembra solo quello. Sembra ci sia altro dietro.

I nostri corpi si muovono insieme, mentre i nostri sguardi continuano a rimanere così. Sembrano due magneti che non riescono a staccarsi.
Continuiamo fino a che entrambi non raggiungiamo l'apice, facendo i nostri respiri sempre più pesanti e lenti.

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