Capitolo 7

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Mi sveglio, mantenendo ancora gli occhi chiusi, beandomi del calduccio delle coperte, che nascondono il mio seno nudo.
Mi rigiro fino a che con una mano non tasto l'altro lato del materasso, cercando il corpo di colui che ha migliorato la mia serata precedente.

Il mio palmo, però, invece di toccare la pelle morbida e pallida di Timothée, sente solo il lenzuolo ormai freddo. In quel momento i miei occhi scuri si sbarrano, mentre la mente inizia a percorrere tutti gli scenari.

Nella mia testa é come se potessi sentire la voce di Cindy che mi rimprovera per essermi fidata dell'ennesimo uomo che mi ha deluso.
Timothée non é rimasto.
Timothée se n'è andato come tutti gli altri, dopo aver ottenuto ciò che tutte le persone munite di un apparato genitale maschile vogliono. Timothée non é stato diverso dagli altri, come invece pensavo, credevo e speravo.

Questo é ciò che penso o almeno fino a quando non mi alzo con il busto dal letto e noto sul pavimento i vestiti di colui che ho maledetto fino a pochi secondi prima.
Se i suoi vestiti sono qui, non può essersene andato ed é per questo che decido di aggirarmi per la casa, partendo dal bagno per poi arrivare alla cucina e solo una volta arrivata al bancone mi rendo conto che la porta finestra che porta al di fuori é aperta.

Esco sul terrazzo e vedo immediatamente la schiena nuda e incurvata di Timothée illuminata dal chiarore della luna, rendendola ancora più pallida, mentre le braccia sono appoggiate al bracciolo.

- Sei qui fuori - affermo, facendo un sospiro di sollievo, svegliandomi completamente per l'aria fredda.
- Sì, avevo caldo - mi risponde, voltandosi, mentre inspira il fumo della sigaretta.

Lo vedo pensieroso. I suoi occhi verdi non hanno quella luce che emanano ogni volta che lo guardo.

La mia mente autodistruttiva pensa al peggio.
Si è già pentito.
Sono pronta ad ascoltare le scuse per andarsene. Dovevo ascoltare Cindy e non cedere subito alla tentazione.

Sono di fronte a lui, mentre mi chiudo la vestaglia per non sentire freddo e a quel gesto, vengo trascinata tra le sue braccia magre che mi avvolgono in un abbraccio inaspettato.

- Allora quando verrai a casa mia per ultimare quel fantastico quadro? - mi chiede, guardandomi negli occhi con quel sorriso sulle labbra sottili.

La sua domanda mi fa sorridere, ma ancora di più il proseguo della conversazione che fa cadere tutte le mie incertezze e paure.

- Quando vuoi - ammetto.
- Oh se fosse possibile anche ora - ribatte, tenendomi vicina a lui e scaldandomi con il suo calore corporeo, mentre ogni tanto mi sposta le ciocche dietro le orecchie per guardarmi meglio con quell'espressione serena.
- Domani è sabato, che ne dici? - propone senza pensarci troppo.

Sorrido genuinamente a quell'offerta che non avrei mai pensato di ricevere, ma che mi rincuora: Timothée potrebbe essere davvero colui che mi farà ricredere nell'amore o di certo che mi farà provare qualcosa di puro e sincero.

- Devo passare in ufficio a sbrigare delle ultime cose la mattina - spiego, delusa di non poter godermi un altro weekend.
- Non è un problema accompagnarti - alza le spalle, dandomi un dolce bacio sulle labbra solo per il gusto di darmelo. Nessuna malizia. Solo un gesto di affetto.
- Davvero? - chiedo stupita.

Mai nessuno prima d'ora si era interessato del mio lavoro, né tanto meno di accompagnarmi pur di passare del tempo insieme.

- Ora andiamo a letto, cerchiamo di svegliarci ad un orario decente e andiamo a fare colazione in un posto che voglio farti provare - elenca il programma, mentre le sue mani sono salde sui miei fianchi e accarezzano il tessuto freddo che copre la mia pelle.
- Poi andiamo verso il tuo ufficio - sta per concludere il tutto, ma per l'emozione di sentirlo così deciso nel passare del tempo con me, lo interrompo - E poi.. -.
- E poi sono a tua disposizione - finisco questa volta per dargli io un bacio innocente, come se volessi ringraziarlo per essere così genuino con me. Come se fossi grata del fatto che sia così.
Per la prima volta qualcuno vuole conoscermi per come sono, non per come appaio.

E come previsto, mano nella mano, ci rechiamo verso il letto sfatto e abbracciati ci addormentiamo fino a che la sveglia del giorno dopo non ci riporta alla solita vita frenetica di sempre.

Ho sempre pensato che di notte si compiano gesti e si dicano parole che alla luce del giorno non si avrebbe il coraggio di fare, ma non é questo il caso. La mattina mi sveglio con un dolce bacio di Timothée sulla fronte, sul naso per poi arrivare alle labbra. Ed é pronto a rispettare ciò che mi ha promesso. Questa volta non é tutto frutto dell'impulso.

Dopo una doccia e aver deciso cosa mettermi, ricevendo un semplice - Sei bellissima - che mi ha scaldato il cuore come poche volte in questi anni, ci dirigiamo verso la pasticceria francese che Timothée voleva farmi provare a tutti i costi.
Il pain au chocolat più buono della mia vita.

Il resto della mattinata lo passo a sbrigare le ultime cose per un caso che non può aspettare, sotto gli occhi curiosi di Timothée che continua a osservarmi, quasi facendomi sentire in soggezione. Ma allo stesso tempo lusingata.

Dopo due ore abbondanti, convinco il ragazzo dai capelli ricci ad andare a farsi un giro per non annoiarsi.

Sono immersa nel lavoro quando sento le labbra del ragazzo sul mio collo, facendomi capire che la sua passeggiata é già giunta al termine.

- Hai finito? - mi domanda, appoggiando il mento sulla mia spalla per sbirciare i fogli che sto leggendo.
- Sì quasi - affermo, guardandolo così da vicino.

Posso vedere la sua pelle perfetta e il naso dritto. Posso ammirare gli occhi verdi con delle sfumature marroni.
E il mio cuore inizia a battere più del dovuto, non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua premura.

Sento una mano sul fianco che mi invita a girarmi. Sto per mettergli le braccia dietro al collo per abbracciarlo e godermi questa dolcezza che nessuno mi ha mai riservato, quando vedo un caffè d'asporto nella sue dita, che prontamente mi offre.
Questi gesti sono quelli che mi fanno sentire importante.

Sto per afferrare il bicchiere di carta, quando la sua mano tremante lo fa cadere a terra, facendolo esplodere.

- Cazzo - impreca, mettendosi i palmi tra i capelli disperatamente e forse anche in un modo fin troppo esagerato.
- Mi dispiace da morire - si china per cercare di rimediare con dei fazzoletti e sul volto compare una espressione triste e dispiaciuta - Sono uno stupido -.
- Timothée stai tranquillo - gli blocco le mani, accovacciandomi davanti a lui e guardandolo negli occhi che sembra stiano per far fuoriuscire delle lacrime - É solo caffè -.

Sono confusa. Il suo sguardo si sofferma sulla sue stesse mani, ancora con il labbro tremante e le iridi spente.
Piego la testa di lato per cercare di capire il motivo reale di questo suo sgomento. Non può essere realmente per questo. Deve essere successo qualcosa.

Non ho il tempo di chiedere nulla, che lo vedo alzarsi di scatto e meccanicamente dirmi - Ti aspetto giù -.

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