POV'S SOLEIL.
I raggi solari si intrufolarono nella mia stanza colorando ogni singolo spazio con riflessi d'oro e sfumature calde e luminose; i gabbiani dal canto loro si aggiunsero al tutto con il loro stridulo simile ad un dolce canto. Infine c'era lui, quella tavola dalle varie tonalità di azzurro che sprigionava la propria ira contro degli insignificanti scogli.
Mi piaceva vivere vicino il mare, l'atmosfera era sempre la solita che sia estate o inverno non cambiava nulla se non fosse che poi la notte arrivava il mio momento preferito, osservare le stelle è l'incantevole luna. Nascondevano cose, o meglio anch'esse un'anima che soltanto con un telescopio eri in grado di vedere.
Non potevo chiedere di meglio.
«Soleil c'è Miguel» sentì dal piano terra la voce di Isabella, mia madre.
«Arrivo!» esclamai raccogliendo i capelli in uno chignon disordinato.
Ero una ventenne come tutte le altre, cresciuta da una madre italiana e un padre spagnolo o come dico sempre io sevillano. Ero da capo a piedi la classica mediterranea mora, baciata dal sole soltanto sulla pelle avendo un colorito scarlatto.
«Hey chiquito pronto per la lezione?» chiesi al piccolo Miguel che se ne stava all'entrata con il suo simpatico zaino da scuole elementari.
«Prontissimo señorita» ridacchiò lasciando che anch'io ridessi al suo bizzarro nomignolo.
Da quando avevo terminato la scuola non ero mai riuscita a trovarmi un lavoro vero e proprio, non riuscivo a reggere da nessuna parte o facevo ore e ore di lavoro in frenabili per poi guadagnare un misero stipendio, così, decisi di mollare tutto e cominciai a dare lezioni private di spagnolo ai bambini. Il destino mi mise qualche mesetto fa sulla strada Miguel, un tenero bambino di quinta elementare che sprigiona gioia ovunque vada, e, si diverte anche a dare soprannomi a tutti, per esempio la sua insegnante di matematica è "Crudelia" mentre io sono "Señorita".
«Facciamo lezione fuori come l'altra volta?» mi chiese intanto che andavamo nel piccolo giardino che c'era nel retro.
«Si, è una bella giornata non mi va di chiuderti un'intera ora dentro casa tra acari e voci provenienti dalle noiose telenovele che si guarda mia madre» ridacchiai sedendomi su una sedia bianco perla abbellita da un cuscino rosa cipria.
«Sono d'accordo» sorrise dolcemente per poi uscire dal suo zaino libro e quaderno, era un amore.
«Direi di iniziare» presi il libro ricoperto da pagine e pagine di noiosi esercizi grammaticali e incominciammo a svolgerli insieme uno ad uno.
Passò all'incirca più di un'ora ma fortunatamente riusciremmo a fare tutto, Miguel anche se è piccolo possiede già una pazienza smisurata con la scuola, pazienza che modestamente io non avrei mai avuto; per me studiare era l'equivalente di aprire il libro per dieci minuti, contemplarlo e chiuderlo.
«É arrivata mamma» sorrisi accompagnandolo all'uscita mano per mano.
«Sii, ci vediamo ciao señorita» si alzò in punta di piedi e mi stampò un piccolo bacio sulla guancia.
«Ciao tesoro» lo lasciai andare sorridendo nel vedere che ancora oggi ci sono per fortuna bambini ancora innocenti, così pieni di amore è dolcezza.
«Soleil, ma si può sapere quando la finirai con questo lavoretto misero? Sul giornale ho visto che cercano personale in molti ristoranti perché non vai a fare un colloquio magari ti prendono» disse mia madre uscendo fuori col suo fare autoritario.
Era sempre la stessa storia con i miei genitori, non accettavano la strada che avessi scelto e ogni giorno mi ripetevano sempre le solite cantilene.
«Mi paga bene la mamma di Miguel ed é un lavoro tranquillo» obiettai oltrepassandola.
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Amantes
RomanceLe persone rare, quelle persone così rare che sembrano essere un qualcosa di sovrannaturale. Possono trovarsi nei luoghi più remoti o in quelli più comuni, nascondersi in un maestoso paesaggio innevato o dove il mare domina le terre baciate dal sole...