6-Una noche para olvidar

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POV'S SOLEIL.

Mi sentivo come una rosa appassita, di cui le spine le fanno da scudo mentre i suoi petali rosso bordeaux spezzati simili alle foglie in pieno autunno che diverti a schiacciare sotto i piedi cadevano lentamente posandosi su una superficie glaciale.

Era così ogni volta che Brandon mi si avvicinava; con i suoi modi bruschi e le sue parole taglienti come delle lame. Cercavo come ormai ero solita fare di non dare a vedere questa sofferenza e il più delle volte ero sempre sorridente, era come se mi fossi creata una maschera da teatro per nascondere: la tristezza, la disperazione o meglio il caos.

La sera si presentava piovosa e tirava su un area fredda; poteva sembrare una di quelle tipiche giornate da passare sotto le coperte e guardarsi un bel film romantico su netflix ma, io preferivo altri piani, piani più fuori dal limite pronti a farti dimenticare ogni cosa almeno per qualche ora.

Raggiunsi il mio "posto felice" se non che il nightclub della scorsa sera; a differenza di altri non era molto sconcio anzi era frequentato anche da uomini che andavano lì semplicemente per parlare d'affari.

Mi guardai intorno lasciando che quella soave melodia entrasse nelle orecchie; il mio corpo era fasciato da un vestitino in pizzo nero e le mie labbra erano coperte da un rossetto rosso Chanel, il colore della passione.

«Sei venuta un'altra volta, allora ti piace qui» ridacchiò il barista, il ragazzo dell'altra volta.

«Si, mi sono trovata abbastanza bene» sorrisi lasciando che una ciocca di capelli finisse dietro l'orecchio.

«Su questo non avevo dubbi visto come ti sta guardando quell'uomo» continuò a ridere di gusto e con un cenno di testa mi indicò l'uomo che mi stava osservando.

Mi girai e sentì un pizzico di gioia attraversarmi fin da tutto il corpo; i miei occhi si illuminarono all'improvviso come le luci che servono a decorare l'albero di Natale e le mani mi cominciarono a tremare per l'emozione di rivivere ciò che è successo la scorsa notte.

Aidan era lì a pochi centimetri da me che continuava ad osservarmi attentamente intanto che la sua mano giocherellava con una mora.

Salutai il simpatico barista e non persi tempo ad andar incontro all'uomo che ormai pensavo come un pensiero costante.

«Ma tu guarda chi abbiamo qui, stesso luogo stessa ora» disse con la sua voce profonda scrutando l'orologio che portava al polso «Vedo che qualcuno aveva voglia di vedermi».

«Ci siamo incontrati per pura casualità» mi sedetti di fianco a lui portando immediatamente una mora scura dalle tonalità nere tra le mie labbra.

«Che fai adesso? Ti metterai a fare giochetti perversi con delle more?» ridacchiò.

«Giocare con della frutta è una cosa scontata, preferisco lasciare questo lavoro alle tue amiche» buttai giù la mora lasciando che con lo sguardo indicassi delle ragazze che stavano ballando in mezzo a una calca di uomini.

«Oggi invece cosa c'è in programma?» mi chiese con un sorrisetto beffardo sulle labbra.

«Mmh..sta a te scoprirlo» dissi prendendo l'ultima mora presente nella ciotola di vetro «Sempre se per te non è un problema la mia purezza» mi alzai e andai verso l'uscita del nightclub.

«Ay esta mujer..» lasciò dei soldi sul tavolo e senza perdere tempo mi seguì, come se fossi un magnete che attirasse tutto ciò che la circondava.

Andai verso uno dei miei luoghi preferiti, un luogo pieno di passione capace di farti salire la giusta adrenalina. Si trattava di un palazzo abbandonato dove fino a qualche anno fa risiedeva un importante azienda di fiori che importava in tutto il mondo; sfortunatamente entrò in banca rotta e fu costretta a chiudere i battenti.

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