Capitolo 10

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16:01

Non ho mai avuto vergogna del mio corpo.
Non perché sono sicura di me, assolutamente no, ma perché non ho mai avuto modo di vergognarmi.
Non ho mai avuto il tempo di pensare di vergognarmi di me stessa.

Ho passato la mia intera vita tra i corridoi degli ospedali, sotto le coperte del mio letto, con il naso  tra i libri che i miei genitori mi portavano da casa.

Tra una visita di controllo ed esami di routine gli unici ad aver visto il mio corpo e le miei cicatrici sono stati i medici ed i miei genitori. Ma mai nessuno ha mai visto le ferite che portavo dentro, quelle le ho sempre costudite in una piccola cassaforte nel mio cuore...non avrei arrecato altra sofferenza alla mia famiglia...

Ma ora, davanti a questo bellissimo ragazzo io non so come comportarmi.

Nelle sedute con la psicologa, la mia risposta era sempre la stessa, "Io sto bene".
Il più delle volte non era vero e lei lo sapeva. Lo vedeva dalle occhiaie causate dalle notti insonni a vomitare a causa della chemioterapia... ero una bugiarda esperta, eppure adesso, non riuscivo a trovare una bugia che reggesse...

Blake ora mi sta offendo la sua maglia nera. 
"Non è problema per me Jess, non guaderò se questo può farti sentire più tranquilla...a meno che tu non voglia..."
Ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.
"Va bene però...voltati per favore..."

Prendo la sua maglia e mi avvio dietro a una roccia per sfilarmi la mia maglietta bianca a mezze maniche e infilarmi la sua. Il suo profumo dolce mi entra nelle narici. Mi sfilo anche le scarpe, i calzini ed i leggings. Per fortuna la sua maglietta riesce a coprirmi fino a metà coscia. L'umidità della caverna mi fa salire un brivido sulla schiena, o forse è vedere Blake. Le sue spalle sono larghe e su tutta la schiena è tatuato un drago.

Nella mia lista dei desideri un tatuaggio è sicuramente nei primi cinque posti.

Non appena i miei piedi incontrano l'acqua un'altro brivido percorrere la mia schiena.
"Dopo un po' il freddo non lo sentì più"
La sua mano forte avvolge la mia, invitandomi dove l'acqua è più profonda.
Mi immergo facendo bagnare i miei capelli, ma Blake aveva ragione, comincio ad abituarmi alla temperatura dell'acqua.

Quando riemergo, Blake è lì a guardarmi con occhi penetrati. I suoi smeraldi mi trafiggono.
"Sei appena diventata il mio spettacolo preferito..."
Le mie guance diventano rosse all'istante.
"Ho sempre amato l'acqua...è come se..."
"È come se?"
Ora è difronte a me.
"No è stupido..."
La sua mano è sotto il mio mento, così da farmi alzare lo sguardo su di lui.
"Niente è stupido di quello che dici". Il suo sguardo mi da coraggio, perciò mi butto.

"È come se volassi...l'acqua è il cielo e tu sei libero di volare nel blu più profondo...lo so è sciocco..."
"No non lo è...". Le sue braccia avvolgono la mia vita dolcemente, come se avesse paura di farmi male.

"Allora dimmi qualcosa in più su di te, tua mamma si chiama Giulia, hai origini italiane?" domanda lui.
"Ehm..si ho origini italiane da parte di mio nonno materno, gli ero molto legata..."
"I nonni dovrebbero essere immortali..."
"Già hai ragione..."
"Cambiando argomento, quindi sei italiana, questo vuol dire che sai cucinare?"

Alla sua affermazione rido.

"Avendo avuto molto tempo a disposizione, devo dire che sono diventata più che brava, modestamente parlando" affermo ridendo.
"Allora direi che è d'obbligo una cena"
"È un..."
"Appuntamento? Si direi di sì" la sua voce ora è bassa e...dio credo sia la cosa più bella che abbia mai sentito.

Avevo letto solamente nei libri ciò che si prova ad avere un ragazzo accanto, e adesso...adesso che so cosa significa, che cosa si prova, vorrei solamente che il tempo si fermasse.

Vorrei avere più tempo...

"A cosa stai pensando?" Mi domanda mentre mi accarezza i capelli umidi.
"Sto pensando...che non vorrei essere da nessun'altra parte se non qui..." rivelo in sussurro.

Un tuono ci fa sobbalzare.
"Ti riporto a casa prima che il temporale peggiori"
"Si forse è meglio"

Usciamo dall'acqua rabbrividendo per il venticello che comincia ad alzarsi. Ci rivestiamo in fretta, o meglio io mi rivesto, Blake si infila solamente i jeans. La sua maglietta la strizzo per bene e la appallottolo nello zaino.
Corriamo sotto la pioggia per raggiungere l'auto e appena questa di apre ci precipitiamo dentro.

"Mio dio devi sentire un gran freddo Blake mi dispiace tanto per la maglietta..."
"Non preoccuparti, dovrei avere un paio di felpe lì dietro, se vuoi controllare.
Mi spiego sui sedili posteriori e dopo un po' riesco a trovare due felpe nere.
Ne porgo una a Blake e l'altra me la infilo velocemente.

L'aria calda della macchina mi fa fare le capriole.

"Che macchina è questa?" Domando incuriosita.
"Un Ford Raptor, la mia bambina"
"Bambina dici? C'è uno scalino per montare" affermo ridendo e lui mi segue a ruota.
"Si bhe è il mio gioiellino"

La musica alla radio fa da atmosfera e mi soffermo a guardare la pioggia che scende, incantandomi su due goccioline che scendono sul finestrino, come se facessero una gara.
Una mano sul mio ginocchio mi fa voltare verso Blake, il quale sembra molto a suo agio. Non gli dico di spostarla, avere la sua mano su di me non mi da fastidio, anzi, lo trovo piacevole.

Dopo pochi minuti, il giardino di casa mia si presenta davanti a noi.
"Ti ringrazio per questa giornata...sono stata bene..."
"Mi fa piacere che ti sia piaciuto il posto"
Blake si sporge verso di me, le sue labbra si appoggiano all'angolo della mia bocca, il che mi fa arrossire.
"Ci vediamo a scuola..grazie ancora!"

Scendo dall'auto e corro verso la porta d'entrata, ma ormai il danno è fatto, sono zuppa dalla testa ai piedi.
Entro in casa e solo allora Blake riparte.
Appoggio le spalle contro la porta.
Appena prima di chiudere lo sportello dell'auto mi sembra di aver sentito dire "non vedo l'ora".
Quella che non vede l'ora probabilmente sono io...in che guaio mi sono cacciata?

SPAZIO ALL'AUTRICE
Ecco qui un'altro capitolo. Ho dato oggi l'esame e come promesso ho pubblicato, spero vi piaccia!

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