Capitolo 7

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Plagg apre gli occhi lentamente e la testa barcolla prima da un lato e poi dall'altra in maniera lenta e scostante, trasportata dalla gravità che la circonda.

La gola si contrae e vomita della bile al lato del corpo che gli lascia in bocca un sapore acre e metallico.
Disgustoso.
Non ricorda niente di quanto successo, solo frammenti incomprensibili fatti di lamenti e dolore.
Inspira profondamente prima che la vista ritorni normale e non più sfocata, e un'essenza conosciuta che si insinua all'interno delle sue narici.
Il corpo vibra a causa di un brivido di freddo che gli attraversa la schiena e intanto cerca di orientarsi in quella stanza e si chiede perché è legato stretto come un salame e Tikki lo stesso.
Tikki?
È proprio Tikki la ragazza accanto a lui con la testa appoggiata sulla sua spalla lussata?
Che ci fa lì la sua Tikki?

Pensa.
Plagg spalanca gli occhi e trema di paura adesso, quella pazza deve aver scoperto che ha lasciato il palazzo giorni orsono, ma come ha fatto a trovarlo?
E soprattutto perché è stata così incosciente da addentrarsi nella Foresta Assassina?
Lo sapeva che poteva rimanere uccisa dagli spiriti che la popolano?
Plagg non fa a tempo a dare una sola risposta a una qualsiasi domanda che gli affolla la mente che vede gli occhi blu di Tikki aprirsi e chiudersi a intermittenza finché si abituano alla luce del giorno.
Non che in quella stanza ce ne fosse, anzi, Fathim ha anche chiuso quelle sottospecie di tende che si trovano appese sopra la finestra.
Plagg vede degli esseri neri muoversi sul tessuto e deve assolutamente distrarre Tikki, conosce alla perfezione la sua fobia per gli scarafaggi, e avvertire lo stregone del loro risveglio attraverso un urlo di terrore, non è tra le sue intenzioni.
"Tikki?" Sussurra Plagg chiamandola.
Ma la ragazza è ancora mezza addormentata e intontita a causa del veleno inoculato da quel farabutto.
A Plagg balena in testa l'idea che sua madre non sappia in che mani lo ha mandato, e di conseguenza anche Tikki, lei è l'unica a sapere della sua partenza e allontanamento da palazzo.
In ogni caso, Plagg sa che le intenzioni della madre erano delle più nobili e che voleva solo aiutarlo a liberarsi di quel problema che lo affligge.
"Uhm..." Fa Tikki risucchiando poi della bava che le sta uscendo da un lato della bocca.
"Stai bene?"
"Uhm..." Risponde nuovamente muovendo la testa a formare un cerchio imperfetto cercando di capire dove si trova e come c'è finita legata e drogata.

"Tikki..." La richiama Plagg ancora con più insistenza, stando ben attento a non urlare per non attirare l'attenzione dello stregone, anche se gli sembra che non si trovi nelle vicinanze.

La stanza è incredibilmente silenziosa, solo il calderone ribolle ancora buttando nell'aria vapori nauseabondi e un fumo denso che brucia gli occhi di entrambi.

Plagg allunga una gamba nel tentativo di farlo cadere, o distruggerlo con il suo potere, ma non ci arriva, è troppo lontano e poi entrambi sono legati a un tronco di un albero cresciuto su una parete, che gli impedisce qualsiasi movimento.

"Uhm..." Mormora un po' più sveglia.

"Grazie al cielo!" Esclama Plagg alzando gli occhi sul soffitto dopo che alcune foglie della chioma dell'albero gli cadono sulla testa nera "... come ti senti."

Tikki non risponde perché ha la gola bloccata dalla bile risalita dal suo stomaco, si volta appena in tempo per rigurgitare sul lato libero.

Plagg serra la mascella come se si aspettasse una simile reazione da parte della ragazza.

"Ora meglio..." Sussurra con voce roca per poi sputare subito dopo "... che schifo!"

Plagg è sollevato nel vederla viva, non proprio nella sua forma migliore, ma almeno pronuncia frasi di senso compiuto.

Tikki si guarda attorno e fa una faccia schifata nell'osservare la sporcizia e lo stato di decadenza di quel posto, persino degli alberi sono cresciuti al suo interno, per non parlare dell'odore di putridume. Per poco non vomitò di nuovo.

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