Capitolo 5

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Scendemmo dalla macchina di fronte all' aeroporto di Milano. Non ero mai stata in aereo e l' idea mi eccitava! Alexa mi porse lo zaino e ci avviammo all' entrata. Dopo aver fatto il check in il nostro volo fu subito chiamato e così ci imbarcammo.
Io mi sedetti vicino al finestrino con alla mia sinistra Ethan.
Lui inizió a parlare di Londra...
"Non vedo l' ora di arrivare" lo rassicurai, sarà una citta bellissima, non ne avevo mai sentito parlare ma dai suoi racconti mi poaceva già un sacco!
Detto ciò caddi subito in un sonno profondo.

"Sveeeeglia!" Sentii Ethan urlarmi nelle orecchie.
Eravamo già atterrati? Quanto avevo dormito? Ricordavo solo che ero esausta: troppi cambiamenti, troppe emozioni, troppa distanza dal luogo nativo.
Usciti dall' aeroporto di Londra mi avvolse un caldo afoso. Salimmo in un auto, e questa volta la loro! Era molto lussuosa. Certo che dovevano averne di soldi. Il viaggio fu breve e silenzioso ma per nulla imbarazzante. Ci fermammo davanti a una villa enorme.
"Benvenuta a casa" confermó i miei pensieri Ethan. Quella era la loro casa, la mia casa.
Entrati accesero subito il condizionatore e mi diressero nel salotto chiedendomi di aspettare lì. Io annuii ancora stordita dalla bellezza della casa.
Dopo un paio di minuti, i due coniugi mi raggiunsero sedendosi sul divano di fronte a me.
"Spero ti piaccia la casa e che ti sentirai presto a tuo agio ma come ogni genitore che si rispetti dobbiamo porti delle.... ehm piccole regole" esitò Alexa.
Io annuii confusa
"Sappiamo che non ti ricordi nulla del tuo passato, ma dato quello che è successo deduciamo che i tuoi genitori naturali non ti abbiano dato molte regole, perciò la nostra è solo una precauzione. Solo non vogliamo che ti succeda nulla di indesiderato"
Lei guardò Ethan e lui le fece cenno di continuare "Finché non sarai pronta non potrai avere contatti col mondo esterno, sei emotivamente fragile e ciò che ti è successo non è un fatto che si dimentica da un giorno all' altro. Poi c' è anche il problema che qui nessuno sa l' italiano perciò chiameremo un maestro privato per insegnarti l' inglese. So che in ospedale ti avevano già insegnato le basi e perciò vorremmo rafforzare e completare le tue conoscenze su questa lingua." Non avere contatti col mondo esterno? L' idea non mi piaceva molto, anzi! Ma non volendo litigare già il primo giorno con la mia nuova famiglia acconsentii. Alexa sembrò sollevata, Ethan mi rivolse un sorriso e mi condusse in camera mia.
Dire che mi ero presa un infarto era poco! Al centro c' era un letto a 3/4, le pareti erano color verde acqua con appesi dei quadri stupendi. Alla mia destra c' era una scrivania con sopra un pc e una sedia girevole affiancata da due enormi armadi. Alla sinistra invece c' era un divano con affianco scaffali pieni di libri. Poi giusto davanti a me, di fronte al letto c' era una porta finestra che si affacciava a un balcone.
Ethan mi risveglió dal mio stato di coma "Spero che ti piaccia, io e Alexa avevamo pensato di fartela bella dato che sarà il luogo in cui trascorrerai la maggior parte del tuo tempo"
"La adoro!!" Urlai io buttandomi sul letto.
"Mi fa piacere" mi rispose lui senza riuscire a trattenere un sorriso.
"Credo che vorrai cambiarti da quegli stracci... ehm vestiti. Guarda negli armadi che ci troverai di sicuro qualcosa che ti piace"
"Grazie, grazie, grazie, grazie.... non so davvero come ringraziarti!"
"Nessun problema, siamo i tuoi genitori ricordi? Adesso ti lascio sola, scendi fra un' ora che ceniamo" e così chiuse la porta lasciandomi in quel paradiso sceso in terra!
Decisi di cambiarmi subito, aprii l' armadio: c' era di tutto dai vestiti più eleganti a quelli più sportivi. Io optai per un paio di jeans che mi arrivavano sopra il ginocchio e una maglietta blu semplice ma carina.
Aprii la porta- finestra e andai sul terrazzo, c' erano altre ville affiancate alla mia. Dall' altra parte della strada invece c' era un giardino circondate da case più modeste. Respirai l' aria estiva di quella bellissima giornata, l' ansia e la paura si erano sciolte lasciando spazio alla voglia di vivere!
"Se per te vivere è non poter avere contatti col mondo esterno hai un bel concetto di vita" mi derise il mio subconscio. "Non è vero, loro sanno cosa è meglio per me e quando sarò pronta mi lasceranno uscire" protestai io. "E quando sarai pronta?" mi rinfaccio il mio subconscio.
Possibile che doveva sempre avere ragione? La verità è che non sapevo quando e se sarei riuscita ad affrontare il mondo esterno. Il mio passato mi impediva di vivere serenamente il presente. Mi guardai attorno: due bambini stavano giocando nel giardino di fronte a prendi e scappa. Poi il mio sguardó si posò su un ragazzo, ad occhio appena maggiorenne, che stava fumando una sigaretta sul terrazzo di una delle case di fronte. Lui alzò lo sguardo verso di me, forse si era accorto che lo stavo fissando. La distanza non mi permise di vederlo bene ma c' era qualcosa di familiare in lui, qualcosa di misterioso. Guardai l' orologio che avevo al polso, era ora di cena. Guardai per l' ultima volta il ragazzo riccio prima di rientrare in casa. Mi stava osservando minuziosamente. "Magari è uno di quei ragazzi che passano il loro tempo a guardare le ragazze per poi portarsele a letto" pensai, quella era l' unica opzione che al momento mi veniva in mente.
Se fosse davvero così dovrò ricordarmi di stargli lontana. Detto questo uscì dalla mia camera, scesi le scale dirigendomi alla sala da pranzo.

You found me (Harry Styles)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora