Capitolo 19

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Angolo Ice:

So che questi capitoli sono un po' simili, ma voglio solo farvi vivere questo momento da tutti i loro punti di vista.

Detto questo...

Buona lettura.



Katsuki fu il primo che si precipitò alla macchina dove Izuku giaceva inerme.

Con una sonora esplosione riuscì a scoperchiare il tettuccio della vettura cosi da arrivare a lui più comodamente.

Era scivolato in basso verso il fondo con una mano malamente incastrata stra i rottami, il biondo per liberargliela dovette faticare parecchio visto che un pezzo di lamiera lo aveva quasi tranciato.

Jeanist gli corse subito in aiuto e con i fili guidati dal suo quirk li strinse sopra il gomito in modo da creare una sorta di laccio emostatico, così da evitare che sanguinasse ancora.

Katsuki con tutta la dolcezza del mondo tirò fuori il corpo esanime dell'amico con un urlo che squarciò l'aria.

Vederlo in quel modo gli riportò la mente al periodo della guerra, quando lo aveva visto quasi in punto di morte sotto le mani di All For One. Allora aveva fatto una promessa con sé stesso, lo avrebbe protetto anche a costo della sua vita, ma come avrebbe potuto salvarlo in quella situazione.

Due paramedici accorsi al suo grido cercarono di staccare il biondo da Izuku che respirava a malapena, ma lui non se ne era accorto, troppo sconvolto da tutto quel sangue che lo ricopriva.

Occorse l'intervento di Eijiro per separarlo dal verdino e consegnarlo nelle mani esperte dei due soccorritori che si diressero a passo svelto verso l'ambulanza diretti all'ospedale più vicino.

Hitoshi vedendo il ragazzo con cui aveva appena passato la notte così distrutto, gli si avvicinò e lo cinse tra le braccia mentre il rosso con un sorriso appena accennato tornava da Denki che si era avvicinato a Shoto perché gli posasse la mano sinistra sul suo braccio fratturato.

La serata che era iniziata nel migliore dei modi era finita in tragedie e nessuno se ne riusciva a fare una ragione.

Aizawa nel frattempo aveva lasciato il locale, ignorando l'amico che se ne stava al bancone del bar in compagnia di un paio di colleghi che aveva incontrato per caso.

Il suo passo era lento mentre si dirigeva alla macchina che aveva lasciato poco distante, quando sentì diverse sirene correre verso nord, ovvero il centro.

Una strana sensazione di disagio gli si piantò nel petto vedendo passare quattro...no...cinque ambulanze una dietro all'altra.

Senza saperne il motivo, salì in macchina e con un po' troppa foga la mise in moto, diretto verso quello che sarebbe stato il suo pù grande incubo.

Parcheggiò vicino ad un mostruoso ammasso di ferraglia che erano le auto incidentate, quando dopo un urlo terribile calò il silenzio.

Riconosceva quella voce, anche se ai tempi della Yuei era accompagnata sempre a delle imprecazioni e illazioni verso i suoi compagni di classe.

Con le gambe che gli sembravano avessero preso la stesso consistenza della gelatina, si diresse verso quello che era convinto fosse Bakugo e quando lo vide con il corpo di Izuku in braccio, le gambe gli cedettero definitivamente.

Una mano si protese in vanti, come nel tentativo di toccarlo, ma era troppo distante e dei paramedici arrivarono per primi.

Quando vide che non lo stavano mettendo in uno di quei sacchi neri che segnalava inequivocabilmente che era morto, ma che lo caricavano su un'ambulanza, si rimise in piedi e corse per raggiungerli.

«Fatemi salire con lui.» urlò fermando la mano di uno che stava per chiudere lo sportello della vettura.

«È un suo parente?» chiese guardandolo da capo a piede.

«No...io...io sono il suo sensei.» disse un po' titubante.

I due paramedici si scambiarono uno sguardo prima di dargli il permesso di salire e quando Shota vide come era ridotto il verdino si sentì irrimediabilmente in colpa.

«Oh, Izuku...mi dispiace.» sussurrò prendendogli la mano sana.

Dietro la mascheraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora