𝟐. 𝐓𝐔 𝐍𝐎𝐍 𝐌𝐈 𝐂𝐎𝐍𝐎𝐒𝐂𝐈

674 11 3
                                    

•

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.



Non ho mai creduto a tutte quelle stronzate sul fato. L'idea che qualcuno lassù abbia deciso come andranno le cose toglie tutto il divertimento al gioco del vivere.

Eppure in questo momento, mentre ripeto la coreografia per la millesima volta, ho la pressante sensazione che qualcuno mi stia guardando da lassù e si stia facendo delle grasse risate.
In realtà è la sensazione che ho da quando ho dovuto lasciare Parigi.

"No, Eleonor! Questo è leeeeento."
La signorina Polyakova ferma il pianista, per farmi vedere il movimento.

Stringo i denti.
Vorrei dirle che so benissimo come va fatto quell'arabesque, ma i piedi mi vanno a fuoco. Li sento pulsare dentro alle punte, quasi volessero saltare fuori.

Annuisco, mettendo le mani sui fianchi nel tentativo di riprendere fiato.
Sposto il peso da un piede all'altro, tentando di alleviare il bruciore.

Il pianista riprende a suonare.
"Eeee uno, eee due, tre e quattro, eeee tienilo!"

Mi muovo salendo con leggerezza sulle punte. Conosco i passi, i tempi, la musica. Tento di sentire il movimento, di essere espressiva. Portare tutto questo su un livello più alto, ma è come se qualcuno tirasse le fila. Ballo questa cazzo di variazione come una marionetta. Non la sento.

Poi la musica incalza, e quando arriva il momento dei giri in pique sento di voler gridare.
Ogni parte del mio corpo mi dice di fermarmi, ma quella è la mia parte preferita.
La scarica di energia che ti travolge sul finale.
Sorrido e prendo a girare, rapida, precisa, elegante.

"Testa, testa, testa, eeee posa!"

Sono in ginocchio, sorrido e trattengo il fiato per evitare di annaspare in cerca d'aria. Non potrò farlo davanti alla commissione.
La danza classica è così, deve sembrare priva di sforzo.
Per questo molto idioti credono che sia facile: siamo noi a farla sembrare tale.

La mia insegnate annuisce ed io mi lascio ricadere con tonfo a terra, in maniera tutt'altro che elegante. Mi sento il cuore battere nel cervello.

La faccia pallida e rugosa della Polyakova entra nel mio campo visivo. Mi fissa dall'alto, iniziando a sputare fuori tutte le critiche.

"Tuo sorriso sembra finto."
"Perché è finto."
"Beh, devi sembrare più spontaneo."
Annuisco.
"Tue braccia in preparazione sono ancora moscie."
Evito di dirle che le braccia ho smesso di sentirle circa quaranta minuti fa. Annuisco ancora.
"E giri pique-"
"In quelli sono stata perfetta" la interrompo, iniziando a togliermi le punte. Quando vedo le calze rosa macchiate di sangue sospiro.
Ogni cazzo di volta...
"Tecnicamente si, ma non hai atteggiamento giusto per questa variazione. Giselle è giovane e ingenua contadina che piace ballare, tu sembri mangia uomini!"
Devo ammettere che l'accento russo rende tutto molto più divertente. Stringo le labbra per non ghignarmela.

The Red Thread.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora