Capitolo 32 = Julia e il suo piano

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La mattina successiva, mi svegliai nella mia stanza del collegio. Il sole entrava dalle finestre senza disturbare minimamente la mia vista e le coperte mi coprivano le gambe, recandomi fastidio.

Le tolsi via prontamente e scesi dal letto, guardandomi attorno. Presi fra le mani una sveglia e vidi l'orario: le dieci e quarantasette, era parecchio tardi.

Era un lunedì mattina, uno dei primi lunedì di febbraio e faceva particolarmente caldo.

Io ero in ritardo a lezione, o forse ero segnata assente. Sospirai sentendomi ancora stanca e con un asciugamano sotto braccio, mi diressi verso il bagno.

Avevo bisogno di una doccia, subito. Sentivo una puzza infernale uscire dalle mie ascelle, percepivo i capelli unti e sporchi... ero uno schifo, ma forse dopo una serata come quella, era normale sentirsi così.

Appena accesi l'acqua, i ricordi cominciarono ad affiorare. La stanza, gli uomini, l'arrivo nella sala, mio padre... insomma, era tutto molto confusionario, ma riuscii a dedurne un piccolo riassunto, come un film che mi accompagnò per tutta la durata della doccia.

Alle dodici e un quarto uscii e mi coprii bene, cercando di non prendere freddo. Mi asciugai i capelli con il phon e li raccolsi subito in una coda alta. Uscii dal bagno e tornai in stanza lasciando delle orme dietro di me.

Mi vestii, indossando dei jeans e una maglietta rossa, poi mi rifeci il letto e mi sedetti per leggere. Aspettai l'ora di pranzo per dieci minuti, un tempo che sembrò interminabile, ma appena scoccò "l'emmezza", mi alzai in piedi e scesi nella sala pranzo.

Una trentina di studenti mi osservarono camminare nei corridoi, come se fossi una specie di Satana o un Diavolo in carne ed ossa, ma io li ignorai: avevo fame, volevo vedere i miei amici.

Entrai nella sala e vidi subito il solito tavolo vuoto. Non c'era nessuno dei miei amici neanche negli altri... che fine avevano fatto?

10 ore prima.

-Papà-, esclamai, -Sono felice di vederti qua. Sono felice di averti conosciuto per la prima volta!-.

-Tesoro, anche io sono così felice. Presto sarà tutto finito, torneremo a casa e staremo insieme per sempre-.

Era una promessa, me lo sentivo, ma allora perché dietro di me sentivo la presenza di qualcosa che non andava?
Mi voltai e vidi altri uomini arrivare, fra loro anche l'uomo del video.

-Montgomery, ma che bella sorpresa! Non pensavamo di trovarla ancora qui!-, esclamò lui.

-Come vedi, sono un uomo forte-, replicò mio padre.

Lo sguardo dell'uomo cadde su di me e mi fissò per qualche istante, come se stesse cercando di capire il motivo per cui dei ragazzini di quindici anni erano là, immischiati in quella discussione.

-Chi sono loro?-, chiese.

-Amici. Amici veri. Quelli che non ti pugnalano alle spalle, quelli che non ti portano via la loro famiglia...-.

-Ma che vai dicendo, Peter, quelle erano solo promesse da bambini. Avanti, sono passati dieci anni, non è cambiato ancora niente? Credi ancora che quella bambina possa tornare? E credi che tua moglie ti rivoglia dopo quello che hai fatto? Smettila di sognare, purtroppo per te è appena cominciato l'incubo-.

-Stai zitto, Simon, smettila. Non capisci che forse questa volta ho vinto io?-.

-Vinto tu? Ma cosa? C'era un trofeo e non me ne sono accorto?-. I suoi scagnozzi scoppiarono a ridere divertiti, alcuni sputando anche a terra.

Mia madre era dietro di me, cercava costantemente di non stringermi troppo la spalla, per non recarmi troppo dolore, ma invano.

Odd mi teneva la mano, pronto per fuggire a qualsiasi attacco falso, e così facevano anche gli altri miei amici con le ragazze.

La ragazza che gridava contro il suo destino ||Code Lyoko||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora