Gabriele e Beatrice camminano fino allo scoglio, ci si siedono sopra e se ne stanno un po' a guardare il mare a braccia incrociate. Gabriele guarda le orme che hanno appena lasciato e non può fare a meno di paragonarle al loro passato, alla strada che hanno percorso e che li ha portati fino a lì; di fronte il mare, privo di punti di riferimento, che si estende fino all'orizzonte e oltre.
"Svuota la mente," dice Beatrice, interrompendo il silenzio.
Gabriele si volta verso di lei: "Eh?"
"Svuota la mente, spazza via tutti quei pensieri che ti stanno opprimendo. Non guardare me, guarda davanti a te, guarda il mare."
Gabriele volta di nuovo la testa, guarda davanti a sé.
"Tieni gli occhi aperti e la mente vuota. Concentrati sul respiro. Guarda il movimento delle onde, quello deve essere il tuo unico pensiero. Seguile con gli occhi, pensa solo a come si muovono, al blu, ai riflessi del sole."
Gabriele fa come dice, ma è difficile scollegare la mente. Per quanto si sforzi di concentrarsi solo sulle onde, i pensieri continuano a tornare, in modo incontrollato, quasi non fossero davvero i suoi pensieri ma un'entità esterna che non si può fermare.
Con il passare dei minuti, tuttavia, lo stratagemma di Beatrice inizia a funzionare. È un po' come quando non si riesce a prendere sonno la notte, ma poi si scivola lentamente, e senza rendersene conto, in uno stato di dormiveglia che conduce al riposo.
"Mi sembri più tranquillo."
"Lo sono."
Beatrice si concede un sorriso. "So che l'acqua ti è sempre piaciuta, mi hai raccontato non so quante volte che da piccolo restavi ore a fare il bagno, e quando ti costringevano a uscire avevi le dita che sembravano uvetta."
Anche Gabriele accenna un sorriso. "Ma tu dimentichi mai qualcosa?"
"Direi di no, ma se la dimenticassi non me renderei conto, non ti pare?"
"Ahah, hai ragione. Sei sempre stata così intelligente. Ecco perché hai scelto bene che direzione prendere dopo le superiori."
Beatrice gli tira uno schiaffetto sul braccio.
"Ehi!"
"Gabri, smettila. Sei molto intelligente anche tu, e qui l'intelligenza non c'entra. Qui si tratta di fare una scelta importante, perché non ci è mai successo prima di prendere una direzione così definita verso il futuro. Non che sia una condanna, eh, molte persone hanno cambiato strada un sacco di volte e sono felicissime."
"Ma io ho bisogno di sicurezza."
"Lo so, e lo capisco. Resta infatti una scelta importante."
Rimangono qualche secondo il silenzio, con il suono delle onde nelle orecchie e l'odore salato del mare nelle narici.
"È comprensibile che trovi difficile fare questa scelta, anche per me non è stato facile."
"Io davvero non riesco a immaginarmi nel futuro. Non saprei dirti chi vorrei essere tra dieci anni, cosa vorrei fare o altro. Non lo so, è impensabile."
"Allora forse è proprio questo il problema."
Gabriele si volta di nuovo verso di lei. Anche lei, che prima aveva lo sguardo fisso davanti a sé, si volta verso di lui.
"Forse non dovresti pensare a così in là. Pensa a quello che vorresti fare nel prossimo anno, nei prossimi due o tre, se riesci."
"E poi? Al dopo non dovrei pensarci?"
"Beh, tu concentrati sui tuoi prossimi passi. Sei coscienzioso, e so che penserai in ogni caso anche a quelli che verranno dopo. Ma intanto pensa a cosa vuoi fare ora, domani, dopodomani e nei mesi a venire. Un passo alla volta, e soprattutto qualcosa che ami."
"Ma a me piacciono tante cose..."
"No, Gabri, non si parla di piacere. Deve essere qualcosa che ami."
Restano un po' in silenzio, a riflettere.
"Non ho la pretesa di sapere come funziona il mondo, probabilmente, anzi, sicuramente, non lo capirò mai. So di non sapere un sacco di cose, ma credo che se decidi di inseguire qualcosa che ami, che ti fa sentire bene, che ti fa sentire te stesso, non puoi sbagliare. E poi ci sono sempre tempo e occasioni per cambiare strada e per aggiustarla. E magari avrai meno occasioni, ma pazienza. Anche perché penso siano meglio dieci occasioni per cui tenterai con tutto te stesso che cento di cui non ti importa niente."
Gabriele non dice niente, ma nel profondo sente del calore. Sente di essere compreso, di non essere assillato da tutti quelli che, preoccupati per il suo futuro, non fanno che chiedergli cosa pensare di fare, quali sono i suoi progetti, ecc. Tutte quelle domande non gli servono, ci pensa già lui a ripetersele senza sosta ventiquattro ore su ventiquattro.
La domanda che gli ha fatto Beatrice, invece, è diversa. "Che cosa ami?" Questa è una domanda a cui si può rispondere, non un mare sconfinato. Non è una mancanza di passi, ma è riflettere su quelli fatti e lasciati sulla sabbia e capire in che direzione possono portare. Non è cercare nell'ignoto, ma guardare dentro di sé.
"Gabri?"
"Sì, scusa. È che questa domanda non me l'avevano mai fatta. O magari sì, ma non messa in questo modo."
"E ti è d'aiuto?"
"È presto per dirlo, ma credo che potrebbe esserlo."
Beatrice abbraccia l'amico.
"Ti voglio bene, Bea."
"Anche io, Gabri. Te ne volevo in quinta elementare, con la tua maglietta blu e i tuoi capelli arruffati, e te ne vorrò sempre."
Gabriele e Beatrice restano in silenzio, vicini, lei con la testa appoggiata sulla spalla di lui e con la testa appoggiata su quella di lei. Gabriele sente qualcosa accendersi dentro, farsi luce nel buio. Beatrice sente di aver recuperato un amico, di aver di nuovo al suo fianco il Gabriele che ha sempre conosciuto. La giornata rimane grigia, la spiaggia quasi deserta e il vento a tratti forte, ma i due ragazzi seduti sullo scoglio in riva al mare non ci fanno neanche caso, perché stretti l'uno all'altra sentono di non aver bisogno d'altro.[continua]
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Luna park
Short StoryDopo più di un anno di silenzio Gabriele e Beatrice, amici dall'infanzia, si incontrano di nuovo al luna park deserto, solo loro e la loro panchina preferita. C'è tensione, lui è dispiaciuto e lei seccata, ma preoccupata per l'amico. Gabriele vuole...