Capitolo 6 - Fuoco e timori

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Voci vicine, voci lontane, voci che sussurrano fino a fondersi in un'unica voce. Nel buio, sono solo i bisbigli a dominare, i sussurri che riempiono l'oscurità. Ma cosa sono, queste voci? Dove ci conduce la nostra mente quando chiudiamo gli occhi? Il nostro spirito viaggia lontano, o si perde oltre il sottile velo che separa il sogno dalla veglia? Cosa sussurrano, queste voci? Perché continuano a riecheggiare nella mia mente?

< Non puoi ribellarti>

< Il piacere di torturare qualcuno è sentirlo urlare dal dolore>

< Sei sola, non hai nessuno che ti può salvare. >

< Il tuo posto è sotto i miei piedi.>

< Tu puzzi come la terra delle stalle delle vacche e dei maiali >

< La mia famiglia ti ha accolto a braccia aperte e tu con la tua presenza e il tuo lurido sangue. Sei una macchia che deve essere eliminata, ma prima devi pagare per quello che hai fatto.>

Ero stanca di sentire queste voci nella mia testa, ero stanca di sentirle non sapendo di chi erano e da dove provenivano.

A un certo mi sono ritrovata in una villa circondata dalle fiamme. Gli occhi mi bruciavano, le lacrime mi scendevano dall' intensità del fumo nella stanza. Quelle fiamme si stavano avvicinando sempre più vicine, le lingue di fumo mi strangolavano la gola. Mi toccavo la gola, la stringevo in cerca d' aria. Non respiravo più, stavo soffocando a causa delle fiamme e del fumo. Nessuno può sentirmi, nessuno può salvarmi.

Apri gli occhi velocemente e cercai di tirarmi su velocemente con affanno in cerca d'aria, il cuore batteva molto velocemente e tremavo dallo shock subito di quel sogno. Il respiro affannoso era difficile farlo tornare regolare, a causa del fastidio che avevo al petto. Ci volle qualche istante per capire dove mi trovavo, non ero in un sotterraneo o in un posto che poteva ricordare tale luogo. Ero stesa in un grande letto avvolta in delle coperte e pellicce, era quello a trasmettermi il senso di tepore che avevo addosso. Notai le mie braccia erano avvolte da delle bende, sembravano intrise con degli unguenti, sentivo un leggero odore di erbe. La vista era ancora offuscata dal sonno e dalla stanchezza, ma i miei sensi se erano lenti erano pronti a scattare. 

Vicino al letto entrava la leggera luce, era del crepuscolo. Quanto tempo era rimasta in quella stanza a dormire ? Chi mi ha curato ? Perché mi trovo in posto del genere ? Troppe domande a cui non riceverò a breve le mie risposte.

Sentivo un leggero scoppiettio di legna che ardeva nel camino della stanza. Girai lo sguardo e mi incantai a osservare le fiamme del cammino di fronte a me e lentamente, la consapevolezza cominciò a farsi strada nella mia mente. Gli eventi della notte precedente si affacciarono alla mia memoria, le ombre della mia coscienza mi vollero far ricordare. Ricordavo gli avvenimenti del banchetto, la paura, il comportamento di Darik in quella giornata terminata con la sua trasformazione in una statua di ghiaccio, e poi l'uomo che mi aveva portata via. Il freddo, la notte, le stelle, la sua voce che mi parlava in una lingua sconosciuta, un uomo potente e saggio.

Cercai di alzarmi e muovermi da quel letto, in maniera lenta per non sentire in maniera intensa il dolore, sentendo il corpo ancora indolenzito e pieno di ferite, il mio corpo era come un vetro che si era infranto Mi guardai intorno, iniziai a sentire il peso dell' incertezza e la paura farsi strada in me. L'Alpha, Beta o chiunque apparteneva quella stanza, mi avrebbe sgridata, cacciata e punita. Sono consapevole di ciò.

<Non muoverti, fawn (cerbiatto)> Senti pronunciare le parole in lontananza.

Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza. Ero terrorizzata.

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