Viola zaffiro, azzurro ametista

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《Dracarys.》

Le fiamme divamparono, dando fuoco all'alta pila funeraria dove vi era stato posto il corpo di Aenys Targaryen. "Il definitivo addio." Reha si asciugò le poche lacrime che avevano solcato silenziosamente le sue guance rosee, ora annerite dalle polveri e le ceneri che volavano dalla pila fino al suo viso. 《Dove ti dirigerai adesso, mia signora?》 Le domandò Gareth, il servo di suo padre, nonché padre della donna che aveva portato in grembo Reha. 《Non c'è più niente per me qui Gareth.》 Rispose la ragazza, continuando a tenere gli occhi violacei puntati sulla pila che stava continuando a bruciare. 《Forse potresti restare con la mia famiglia.》 Aveva azzardato l'uomo anziano stringendosi la camicia sporca tra le mani. 《Non saremo ricchi, né virtuosi come i signori dell'ovest che portano il nome dei draghi, ma tutti noi ti vogliamo bene mia signora.》 Un'altra lacrima attraversò il volto di Reha, che si mordeva le labbra per forzarsi a cessare. La ragazza si voltò verso l'uomo, trattato da sempre come un servo, ma mai considerato meno di un familiare. 《So che in me c'è tutto quello che ti resta di tua figlia... mia madre.》 Gli occhi neri del servo si riempirono di lacrime, impedendo però ad esse di liberarsi. Reha gli si avvicinò, provando compassione per l'uomo che stava per assistere alla partenza della sua amata Lady, che ormai rappresentava anche l'ultima traccia della sua prole. 《Nonno.》 Ricominciò la ragazza, facendo scoppiare il servitore in pianti e singhiozzi. 《Tu mi sei sempre stato accanto, mostrandoti ben più leale di un servo》 Reha dovette continuare con la voce spezzata dalla commozione e le lacrime che erano tornate più insistenti di prima. 《ma se resto qui... se resto qui non potrò vivere la vita che mio padre e mia madre desideravano per me. Io sono Rehanerys di casa Targaryen, non posso condurre la vita di un allevatore di pecore o di tessitrice di lana.》 Gareth si morse il labbro inferiore, tirando su con il naso e soffocando ogni singhiozzo. 《Allora devi partire mia signora.》 《Sì. Devo partire, ma tornerò nonno. Per te e per la famiglia di mia madre.》

Comunicare a Gareth la sua decisione di partire fu più difficile di quanto Reha avesse immaginato. Nonostante suo padre avesse fatto il possibile per far sì che non venisse visto come un familiare, la ragazza lo avrebbe sempre considerato tale, anche se non ci fosse stato il sangue a legarli. Aadhya, questo era stato il nome di sua madre. Ella fu una delle donne più belle che Reha, ma anche il resto delle città Libere, se non il mondo intero, avesse mai visto. Alta, con la pelle bronzea ma non scura come il resto degli abitanti dell'est, capelli neri con riflessi quasi blu e occhi blu come zaffiri. Labbra rosse come il sangue e taglio degli occhi sottile e davvero femminile. Reha la ricordava all'apice della sua bellezza quando, dopo sei anni dalla sua nascita, Aadhya e suo padre finalmente si sposarono: indossava un'abito di seta bianca e blu e il capo e le braccia erano cinti di gioielli d'oro. Secondo ciò che Reha aveva avuto modo di apprendere sulla genetica, anche lei avrebbe dovuto ereditare il suo colore di capelli e la pelle bronzea, ma a quanto pareva il gene dei Targaryen faceva eccezione alla regola. I suoi capelli, infatti, erano argentei come quelli di suo padre, anche gli occhi viola erano stati da lui ereditati. I fattori di somiglianza con la madre erano senz'altro la pelle più scura rispetto a quella di suo padre, che ricordava quasi quella di un Dorniano, e i lineamenti del viso. Senza menzionare il dettaglio delle labbra, non altrettanto rosse, ma la forma era la medesima.

Il sole stava calando e, dalla scogliera dove Reha si era fermata per terminare di equipaggiare Ancalagon, si poteva ancora osservare il fumo della pila funeraria che andava innalzandosi fino alle timide stelle che per prime si erano mostrate. Un altro lungo sguardo alla pila, un'altra stretta al cuore e un altro sospiro. Era davvero pronta ad abbandonare ciò che aveva imparato a conoscere come "la sua terra"? Ancalagon le strofinò delicatamente la punta del muso sulla guancia sbuffando. 《Sì sì, adesso partiamo.》 Gli sorrise Reha poggiandogli una mano sul muso. La giovane Targaryen sapeva che era nel suo sangue il controllo dei draghi, ma a volte preferiva prendersi il merito di avere un rapporto unico con il suo drago. Infatti si potrebbe dire che i due fossero gemelli poiché, quando Reha fu adagiata per la prima volta nella sua culla accanto all'uovo che suo padre aveva scelto per lei, esso aveva cominciato a schiudersi. Un piccolo drago rosso vi era uscito, e non si era agitato né aveva tentato di ferire la bambina, al contrario si era accovacciato accanto a lei tenendola al caldo. Questa era una particolarità di Ancalagon; si sapeva che ogni drago emanava calore, ma il suo era più forte e costante nel tempo. Pur non essendo un calore spiacevole, la temperatura della sua pelle aumentava vertiginosamente quando sputava fuoco, così gli armorari dovettero fare del loro meglio per inventarsi una sella che non solo proteggesse Reha dal calore, ma che non si sciogliesse al contatto con le squame del drago. In più Ancalagon crebbe in fretta, raggiungendo in soli 16 anni un'altezza di 150 metri, o poco meno. Ora, a 18 anni, sembrava aver smesso di crescere in maniera tanto repentina, aumentando quasi irrilevantemente le sue dimensioni.

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