Episodio Sei

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Quando Michele aveva proposto un pigiama party a casa sua, Matteo ne era stato super entusiasta. Anche se aveva quasi quattordici anni, non pensava affatto che fosse una cosa per bambini. Sì, va bene, aveva appena iniziato il liceo, e allora? Non è che dalla fine delle medie all'inizio del liceo, in mezzo solo i mesi estivi, fosse cresciuto di colpo. O meglio... era vero, come aveva osservato suo padre, tutto contento, finalmente stava diventando un ometto, gli erano spuntati i primi peletti sotto le ascelle, ma insomma, sentiva di essere sempre il solito.

Insomma, Michele, che era pure il più piccolo della classe, aveva proposto a lui, al suo amico Giacomo e a Pietro – il suo compagno di banco – di andare a casa sua, guardare qualche film di Halloween e dormire insieme. Avrebbe messo materassini a terra sul pavimento della sua cameretta, perché la casa era piccola e non avevano molti spazi, ma almeno, essendo figlio unico, aveva una stanza tutta per sé.

Matteo, dunque, aveva detto subito di sì, anche se dopo un mese e mezzo non poteva dire di conoscere bene il compagno. A differenza di un consistente gruppo di ex compagni delle medie, il primo giorno di scuola Matteo aveva faticato a fare amicizia coi suoi nuovi compagni. Introverso e riservato, non riusciva a farsi amici facilmente. Per fortuna, aveva scelto di sedersi accanto a un ragazzino, biondo con gli occhi azzurri – il suo opposto, essendo scurissimo –, che scoprì chiamarsi Pietro e che lo aiutò a vincere l'ansia. Il suo compagno di banco era più socievole e soprattutto iperattivo, non stava mai fermo, si alzava continuamente e cercava di parlare con tutti, in quella classe.

Alle loro spalle, insieme nel banco, c'erano due vecchi amici, due ragazzini che avevano fatto le medie insieme: Michele e Giacomo. Magrolino, timido e impacciato il primo, corpulento e già sviluppato il secondo. A quanto apprese, non erano stati compagni di classe, ma frequentavano la stessa scuola, gli stessi corsi pomeridiani e dunque, riconoscendosi all'ingresso del liceo, si erano avviati insieme in classe e poi avevano scelto lo stesso banco. Tra i due, gli parve chiarissimo, c'era la classica dinamica: il ragazzino impacciato e più piccolo era succube di quello più grande, che faceva il gradasso. Giacomo si divertiva a prenderlo in giro, però poi se oltrepassava la linea capitava che faceva marcia indietro. Insomma, anche se a volte finiva con l'essere dispettoso e molesto, sembrava un buon amico.

Qualche settimana prima di Halloween, una loro compagna, Stefania, aveva organizzato una festa per il suo quattordicesimo compleanno. In quanto la prima a compiere gli anni, aveva invitato tutta la classe. Sarebbe stata l'occasione giusta per conoscersi meglio, tutti quanti. Matteo infatti stava sempre sulle sue e per lo più assecondava Pietro, che invece parlava a macchinetta e se lo trascinava in giro a ricreazione. Dopo un mese, aveva fatto amicizia solo con i tre compagni vicini, mentre degli altri non conosceva persino nemmeno il nome, tanto disaggregata era la loro classe.

Alla festa non erano andati tutti, soprattutto qualche assenza si contava da parte dei maschietti, le ragazze invece erano tutte presenti. Vollero fare i classici giochi adolescenziali, ma Matteo a un certo punto si tirò indietro. Non sapeva dire perché, ma si sentiva a disagio a fare certe cose con le ragazze. Non la pensava diversamente Giacomo invece, che fece di tutto per baciare la festeggiata, cosa che avvenne in pubblico, tra le urla isteriche delle compagne. Per sua fortuna, anche Michele se ne stava in disparte, messo un po' in imbarazzo. Pietro invece girovagava per la casa, ma anche lui non sembrava affatto interessato alle ragazze, che pure cercavano di coinvolgerlo.

Fu a quella festa che qualcuno tirò fuori l'argomento di Halloween. A quel punto Matteo si era avvicinato. Halloween era la sua festa preferita, pure più del Natale. Da bambino l'aveva sempre festeggiata: i suoi genitori addobbavano casa, sua madre si divertiva a truccarlo e poi lo mandava a fare dolcetto o scherzetto in giro per il condominio. Alle medie aveva invece scoperto che non interessava più a nessuno. Ora che iniziava il liceo, da un lato sperava di poter recuperare la vecchia usanza, ma dall'altro lato aveva timore di venire etichettato come infantile, mentre tutti, soprattutto le ragazze, si atteggiavano da donne adulte, bastava vedere come si erano vestite quella sera, tutte con abito da sera, sembravano più grandi di dieci anni. Lui, invece, aveva addosso solo un jeans, una maglietta della Marvel e una camicia con cappuccio.

Zucchette rosse (SV#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora