dodici - sigmund freud

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Il giorno dopo la madre di Hyunjin venne di nuovo a prendere Felix a scuola, avendo saputo che suo figlio era così sbadato da essersi dimenticato di dare il suo numero al ragazzo, dopo che avevano finito di cenare.

Di conseguenza, non avendo neanche il numero di telefono di nessuno dei genitori di Felix, la donna era stata costretta a prendere un'ora di permesso dal lavoro per andare a prendere entrambi i ragazzi.

Hyunjin era uscito prima di Felix, che forse era stato trattenuto un po' di più, essendo anche rappresentante d'istituto e dovendo occuparsi di diversi altri compiti che richiedevano la sua presenza e partecipazione quasi ogni giorno.

Hyunjin entrò in macchina, sedendosi accanto alla madre che gli dedicò un dolce sorriso, scompigliandogli i capelli.

-Com'è andata la giornata? -si interessò, incuriosita, sperando che le rispondesse con una frase completa e non a monosillabi, limitandosi al solito "bene", che in realtà non era nemmeno la verità, visto che il preside la aggiornava settimanalmente su come si comportasse suo figlio con i docenti e i compagni.

Ormai l'ufficio del preside era diventato quasi la sua seconda casa, passava più tempo lì che in casa propria, visto che lavorava quasi tutto il giorno con pochi momenti di pausa.

Nei suoi giorni liberi, andava a trovare il preside, che le illustrava quello che aveva fatto Hyunjin durante la settimana, grazie ai resoconti avuti dagli insegnanti, o cercava di passare del tempo con suo figlio, il quale però rifiutava la sua compagnia, preferendo rimanere chiuso nella sua stanza ad ascoltare la musica o parlare in videochiamata con i suoi amici, che non conosceva né di nome né di faccia, visto che Hyunjin non aveva mai voluto presentarglieli, mantenendo costantemente un'aura di mistero intorno alla sua vita privata.

La donna soffriva molto per questa situazione, per la mancanza di comunicazione e di dialogo con suo figlio, sentendosi esclusa dal suo mondo, che credeva serrato per lei, inaccessibile.

Non riusciva a capire dove avesse sbagliato, il momento esatto in cui avesse perso le redini della situazione, e tutto fosse crollato sotto ai suoi occhi inermi, come un castello di sabbia spazzato da un'onda particolarmente irruenta.

Si incolpava ogni giorno per non essere stata in grado di far sentire Hyunjin più amato, a causa del lavoro che la teneva sempre impegnata e lontana da casa non aveva mai tempo da dedicare esclusivamente al suo unico figlio.

Hyunjin aveva vissuto in quegli ultimi anni praticamente da solo, circondato dagli agi che sua madre si sforzava di dargli ma privato della sua presenza fisica, di un contatto diretto con lei, quale potevano essere un bacio sulla guancia o un abbraccio, una carezza sui capelli o anche un semplice sorriso.

Era per questo che aveva iniziato a scansarsi, quando tentava di mostrargli il suo affetto?

Era davvero arrabbiato con lei, provando rancore e risentimento nei suoi confronti?

La donna non rimase stupita quando Hyunjin, come ogni volta che lo faceva, si allontanò da lei, infastidito dal suo innocuo gesto, guardandosi allo specchietto retrovisore per aggiustarsi i capelli e rimediare al disastro combinato da sua madre.

Nessuno aveva il permesso di toccare i suoi capelli, soprattutto lei.

-Scusa, non volevo. -sussurrò la donna, sinceramente dispiaciuta, girando la testa verso il finestrino per evitare che Hyunjin potesse vedere le sue lacrime, che asciugò subito con un fazzoletto recuperato dalla tasca della gonna.

Hyunjin fece un verso stizzito.

Dov'era Felix e perché ci stava mettendo così tanto?

Non voleva passare un secondo di più da solo con sua madre.

romanticizing school // hyunlix Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora