24. HAILEY

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«Hai visto i tipi che erano qui poco fa per caso?» mi domanda un Ryan molto infastidito «Hanno ordinato da bere e quando mi sono girato non c'erano più»

Allungo la birra al mio cliente e mi alzo sulle punte per scrutare la gente dietro di lui.

«Intendi i due punkettoni che si stanno limonando contro il muro in fondo?» mentre mi giro verso il mio collega non posso trattenere un sorrisetto «Forse se gli versi addosso i drink se li leccheranno dal corpo a vicenda»

«Divertente» sbuffa irritato, osservando la scena con disgusto «Non ho mai visto nessuno limonare in quel modo, è a dir poco nauseante»

«Puoi dirlo»

Raccolgo i bicchieri dal bancone e li metto in lavastoviglie, munendomi di straccio per pulire gli schizzi di alcool. A quest'ora della serata ricoprono qualsiasi superficie.

Per essere l'evento studentesco è particolarmente tranquillo, e non posso dire di esserne dispiaciuta. Dopo la telefonata con mia madre ho fatto le ore piccole e, le poche volte che riuscivo a prendere sonno, gli incubi provvedevano a risvegliarmi.

Non ho mai richiamato mia madre, e non ho alcuna intenzione di farlo per il momento. Mi sforzo di rispondere ai suoi messaggi solo per tenerla buona, altrimenti rischierei che si presenti qui senza preavviso.

«Guarda un po' chi abbiamo» posso percepire il sorriso sarcastico di Ryan anche senza girarmi «Non hai una bella cera amico»

Fantastico, mi sembrava troppo bello avere una serata tranquilla. Ovviamente l'ubriacone molesto di turno doveva scegliere proprio questo bar per annegare le sue frustrazioni nell'alcool.

Sbuffo tra me e me, prendendomela con una macchia invisibile sul bancone, quando un petto imponente manda improvvisamente in ombra la mia zona di lavoro.

La sua presenza è talmente arrogante e familiare che per un attimo ho la sensazione di conoscere gli addominali perfetti che si celano dietro la T- shirt grigia ora dentro il mio campo visivo.

Alzo lo sguardo lentamente, aumentando la presa sullo straccio... Ed è come una visione.

Taylor potrebbe tranquillamente incarnare la figura di un Dio greco in questo momento. La maglia stretta al punto giusto, i pantaloni calati morbidamente sui fianchi che sembrano restare attaccati al suo corpo per il puro piacere di farlo.

Come biasimarli.

Alzo lo sguardo sul suo viso, incontrando quegli occhi scuri che finora non hanno fatto altro che portare problemi.
Non è tanto la patina di alcool che li avvolge a sconvolgermi, ma l'ombra di angoscia che li oscura.

Non so cosa sia successo, ma dev'essere grave. Nemmeno durante le sue innumerevoli serate coi ragazzi l'ho mai visto così. Di solito è un bevitore consapevole. Sa quando fermarsi e non esagera mai fino a perdere il controllo di sé stesso.

Ho avuto modo di constatarlo molte volte mentre lo osservavo da dietro il bancone.

«Che ci fai qui?»

I capelli castani sono ancora umidi, come se avesse appena fatto la doccia... O preso la pioggia. I suoi vestiti sono asciutti però, quindi opto per la prima opzione.

«Ciao principessa»

Un formicolio improvviso mi scuote dall'interno, diffondendosi in tutte le zone del mio corpo quando Taylor mi rivolge un sorriso sghembo con tanto di fossetta.

Ho perso il conto delle volte in cui quell'espressione inconsapevolmente sexy mi ha mandato i sensi in corto circuito. E la cosa non va bene.

Soprattutto dopo la sua sparizione di tre giorni, senza alcun preavviso.

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