La notte è afosa e rinchiude la città in una serra composta da mattoni e chiese imponenti. Rachele è accasciata sul letto, la camicia da notte le sta incollata al petto cresciuto di poco in quegli anni, mentre il ventre è gonfio e si contorce dall'agitazione provocata dalla giornata appena terminata.
Nessuno l'ha cercata; o almeno, se lo hanno fatto, a lei non è di certo giunta voce della cosa. Il cielo, con le sue nuvole che riflettono l'arancio della Luna piena, le fa paura, e le pare strano sentire quell'inquietudine crescente dentro allo stomaco: mai aveva avuto paura senza un motivo plausibile, nemmeno da bambina, in cui nella stanza buia riusciva a immaginare le cose più disparate e sugli insetti provava un senso di supremazia, schiacciandoli senza pensarci due volte. Quello stile di vita era stato calcato da Cesare, che quando erano bambini non voleva una compagna di giochi femmina e debole. Se doveva essere proprio lei, ella doveva comportarsi da uomo, difendersi come gli uomini ed essere cattiva come gli uomini, e a Rachele la cosa non aveva mai disturbato più di tanto.
La giovane si alza sconsolata dal suo morbido giaciglio: probabilmente, stanotte non chiuderà occhio per il caldo soffocante di luglio e per il tormento nella testa riccioluta. Il tormento, sì, quello che le sbatte prepotentemente contro le pareti del cervello, che le fa vedere rosso vermiglio tutto ciò che la circonda e, soprattutto, la riempie di ira contro la sua famiglia, in particolare contro Cesare. Proprio lui, biondo e spaurito, già destinato all'eredità di Antenore da quando ha aperto gli occhi in questo mondo, che ha tutto il tempo a sua disposizione per fare affari con il padre e trovare una dama bella, dotata, in grado di deliziarlo, con la quale gestirà l'impresa delle statue al posto suo. Perché per Rachele era solo suo quel ruolo, quello che avevano progettato ancora da marmocchi piagnucoloni e che prevedeva di costruire la gran parte delle future chiese di Roma, rivendicando la nomea della semplice bottega dei Marmi come una grande industria edile con una domanda che si estendeva a tutta Italia. Il pensiero della fama mai ricevuta, però, le rende gli occhi lucidi e le labbra secche dai morsi, e Rachele cammina verso la porta della stanza con fare barcollante indossando un mantello grezzo, scuro, in modo da nascondersi nella notte romana. Vuole solo provare l'ebrezza della fuga, anche se sa che tornerà a casa prima dell'alba. Torna sempre a casa, alla fine.-
Nel sottoborgo di quella città, giace ancora il corpo martoriato di un ragazzino esile e pallido. Ha il naso insanguinato; forse è rotto, ma anche se lo fosse, ormai ha perso il conto delle volte in cui è successa una cosa simile per i piì svariate ragioni. Le sue palpebre sono aperte di poco, egli sente e vede, ma la testa gli pulsa con un dolore lancinante sentito solo altre poche volte, tanto che non lo fa alzare nemmeno.
"Michelangelo".
Quel nome gli vaga nei pensieri come una maledizione, glieli sporca come fa il sangue sulla ghiaia della stradina. Penserebbe solo al buio della morte, vivesse in solitudine; poi, tuttavia, pensa a Agnese e ai suoi occhi puri ma colpevoli, esattamente come quelli di sua nipote. Pensa anche al loro sangue innocente, pensa al fatto che con un altro ritardo sui pagamenti potrebbero essere fatte a pezzettini, essere scaraventate via, lasciarlo senza un motivo per tirare avanti in quella città di uomini e bestie.Il ragazzo trema in preda all'angoscia e al freddo, perché non ha più controllo delle sue membra, della sua vita. Il Sole è quasi sorto, dovrebbe alzarsi e andare a lavorare, ma è uscito demolito dall'evento da poco successo, e se si presentasse dovrebbe comunque dare spiegazioni scomode ai colleghi curiosi, e rivedere la ragazzina intenta a guardarlo.
Spera soprattutto di non vedere lei, perché, in quel momento, anche lei riesce a incutergli un timore che mai aveva sentito prima, senza nemmeno un valido motivo.Qualche passo dall'esterno della sua anima irrompe bruscamente nel flusso di pensieri ininterrotti che gli si è formato nella testa e che lo fa tremare come fosse pieno dicembre. Non riesce a contemplare molto di chi è lì vicino: il giovane scorge solo dei riccioli neri e una viso piccolo, con un'espressione per niente simpatica o rassicurante, dagli occhi color pece in grado di strapparti la vita dalle mani se solo lo volessero.
![](https://img.wattpad.com/cover/323553908-288-k981781.jpg)