Rachele raccoglie piano quelle spesse ciocche bionde tra le mani; le divide prima in tre parti all'incirca uguali, accarezzando i lunghi fili dorati sulla testa dell'amica fidata per poi intrecciarli tra loro, uno alla volta, nell'ordine perfetto così da formare una treccia ordinata. Nel lavoro, la mora rimane nel suo religioso - quasi ironico - silenzio, stringendo forte le labbra rosee: oggi sono secche e increspate dall'aria calda della città, sembra quasi che gli manchi qualcosa. Maria, nel frattempo, non emette nemmeno un sospiro, non parla all'amica lì vicino di nulla. Quel loro legame muto, alle volte rende molto più facili i momenti in cui ci sarebbe tanto da dire, ma il contenuto da rivelare è troppo scomodo. Quando Rachele non parla, Maria rispetta saggiamente quella scelta, e lascia che la più grande le intrecci i capelli come meglio sa fare, anche se Rachele non è affatto in grado di disporre quelle ciocche con la maestria che ha invece sua madre Nella, abile con le dita dopo tutti i lavori che ha dovuto occupare per raccimolare qualche soldo per sua figlia. Incredibile come anche ora la mora si impegni nel passare i lunghi capelli sopra o sotto, li tira sbadamente, fa gemere l'amica, ed è costretta a chiederle scusa per quella sofferenza impartita solo per non dirle qualche parola, per colpa della vergogna.
Eppure, nel tardo pomeriggio di inizio agosto l'atmosfera è pesante. E non è l'afa, non è il calore che soffoca le vie della città a fine giornata, non è il via vai di gente che passa ancora per la strada, impegnata tutta in qualche travaglio o preparativo particolare per il lavoro."Rachele." mormora la bionda, con un tono stranamente serio e meno dolce del suo solito.
Le due sono accomodate fuori dalla casa di Maria, sedute su due sedie dalle gambe poco solide come quando erano bambine e giocavano a impersonare due nobildonne, perché di giocattoli o pupazzi non ne avevano mai avuti per prendere quella nomea al posto loro, ma la cosa non le ha mai disturbate in particolar modo.
Ora, invece, stare sedute le disturba nel profondo, perché entrambe hanno qualcosa di importante e tormentoso da rivelare, ma non sanno a chi altro confidare quel segreto pesante se non l'una all'altra.Rachele ferma per un attimo quel gesto duro e meccanico, osservando silenziosamente la treccia malconciata e tenendo ancora le ciocche tra le dita.
"Ditemi..." sussurra la mora a sua volta, schiudendo le labbra e socchiudendo gli occhi neri.
Maria gira la testa, mostrando negli occhi azzurri una malinconia travestita da tranquillità. Gli occhi della ragazzina sono talmente chiari e cristallini che non riescono a nascondere nemmeno la più piccola emozione, perché essa scivola fuori senza che la giovane nemmeno se ne accorga, e il suo carattere non la aiuta nel mantenere opaco il sentimento.
Maria esita ancora un po', abbassa lo sguardo, gioca con l'orlo ricamato del vestito."Volevo dirvi che siete la persona più importante della mia vita." sussurra lei, ritornando a guardare davanti a sé.
Rachele chiude le labbra, accarezzandole i capelli e rinunciando alla treccia già malfatta.
"Perché volete dirmi questo proprio adesso? Sapete perfettamente che non potete pensarlo di me, anche se mi fa molto piacere sentirvelo dire. Anzi, se devo essere onesta con voi, siete l'unica persona di cui mi importa. Sì, esatto. L'unica di cui mi interesso per il suo bene, perché solo voi vi preoccupate per me. Unicamente voi."
Un abbraccio cinge la più piccola da dietro, mentre una testa stanca e piena di pensieri si appoggia alla schiena della ragazzina. Quell'intimità è rara, e chiunque le veda non può che provare una spiccata tenerezza nel cuore verso quelle due piccole donne, così amabili e sincere in quei gesti.
"Vorrei tanto raccontarvi di una cosa..." ammette Rachele senza spostare la testa dalla schiena di Maria, attirando la sua ingenua curiosità.
"Non potete tentarmi così! Anche solo se esprimete il desiderio di farlo dovete assolutamente continuare." la incita l'altra, ridacchiando alla sua stessa frase.