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Un urlo mi riportò alla realtà, anche se non ricordo molto bene la sequenza degli eventi successivi, sapete la vecchiaia si fa sentire.

Non so bene come, ma mi ritrovai nei sedili posteriori di una macchina, separati da un telo ed una rete dai sedili anteriori, con Iris che aveva ancora in bocca la pallina e non aveva intenzione di mollarla. Bianco non era li con noi.

Dopo poco la macchina si ferma e noi rimanemmo li ad aspettare con i finestrini anteriori leggermente aperti per far circolare l'aria all'interno dell'automobile, a quel punto Iris decise di aprire bocca:

<<Dove siamo? Dove ci ha portati? Avrà avvertito i miei padroni? Come faranno a trovarmi altrimenti?>>

Se fosse rimasta zitta sicuramente sarebbe stato molto meglio.

<<Con molta probabilità siamo nel parcheggio del veterinario.>>

<<Perché? Io sto bene, tu stai bene, che problema c'è?>>

<<Senti ma tu ci sei nata stupida ed egocentrica o lo sei diventata nei pochi mesi della tua vita? Bianco è morto di fronte ai miei occhi mentre tu giocavi con quella stupida pallina!>>

<<Oh pensavo si fosse solo addormentato. Era vecchio e burbero e cattivo cosa volevi sperare per lui?>>

<<COSA VOLEVO SPERARE? Noi viviamo in canile, viviamo di speranze! Ed io non ti permetto di parlare così di lui!>>

Mi alzai con tutta la mia fierezza tanto da farla sentire ancora più piccola di quanto già non fosse:

<<Lui è stato abbandonato in quel posto infernale! Ha passato gli ultimi anni della sua vita rinchiuso in box, lui aveva perso la fiducia in tutto e tutti e finalmente quando era riuscito ad aprirsi e dare una possibilità a quella ragazza è morto! Morto lo capisci? Era burbero e scorbutico ma io gli volevo bene! E comunque sappi che ciò che ha vissuto lui sta capitando a te! Tu sei stata abbandonata e i tuoi padroni non verrano mai a riprenderti! Adesso sei sola, come tutti noi! Fattene una ragione!>>

Silenzio.

Iris non ebbe il coraggio di aprire bocca per tutto il tempo in cui restammo li, forse avevo esagerato, ma aveva bisogno che qualcuno le dicesse come stavano le cose in più si comportò come una stupida in quell'occasione e non riuscii a trattenere la mia rabbia. Chissà che fine avrà fatto anche lei, antipatica ed egocentrica, classica piccola taglia, ma non era cattiva, semplicemente non si rendeva conto che oltre a lei nel mondo c'era molto di più.

Il tempo passava con una lentezza esasperante, io mi ero nuovamente sdraiato (fortuna che stavamo piuttosto comodi su quei sedili) con Iris messa all'angolo ripensavo a ciò che Bianco mi aveva raccontato del suo padrone: dolce e gentile con lui, lo aveva cresciuto con tanta pazienza ed affetto, educato ed addestrato a svolgere il lavoro di cane da tartufo, ma oltre al suo lavoro Bianco faceva una vita che ogni cane sogna, tranne il discorso abbandono ovviamente, quello se lo sarebbe risparmiato pure lui.

Quanto avrei voluto vivere una vita così: avere qualcuno con cui dormire la notte, qualcuno con cui giocare, camminare, vivere bellissime avventure ed esperienze insieme. Beh per un po' l'ho vissuto davvero tutto ciò anche se non durò molto, ma non è ancora il momento di parlarne, direi invece che è il caso di tornare al momento in cui mi trovavo in macchina con Iris e la mia mente vagava al pensiero del mio compagno morto.

Uno rumore distolse la mia attenzione da quei pensieri: la portiera del sedile del passeggero si aprì e la ragazza stese sul sedile accanto a lei qualcosa avvolto in un lenzuolo bianco. Era lui.

Capitan CoraggioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora