La mancanza di qualcuno che si ama può logorarti lentamente. Chicca era stata data in adozione da tempo ormai, ma ancora non riuscivo a smettere di pensare a lei. Speravo che le cose fossero cambiate, speravo che i suoi nuovi proprietari avessero imparato a conoscere ed apprezzare mia sorella, che quella catena fosse stata gettata via, che ricevesse affetto e voglia di mettersi in gioco con lei in tutto e per tutto.
Ogni giorno ero sempre più abbattuto, mangiavo a malapena ed ero dimagrito tanto, le mie amiche volontarie cercavano ogni volta di tirarmi su di morale, di farmi vivere nuove esperienze, ma niente di quello che facevano poteva aiutarmi, sentivo di aver perso una grande parte di me. Neanche Bianco era di grande aiuto, il suo atteggiamento non cambiava mai, neanche con quelle dolci ragazze, abbaiava e ringhiava a chiunque si avvicinava a lui.
Un giorno ero talmente abbattuto che non riuscii a trattenermi e mi arrabbiai con lui, penso che fu quella la prima volta in cui tirai fuori tutta la mia voce: il mio abbaio risuonò in tutto il canile. Bianco fece un piccolo passo indietro e mi guardò con aria minacciosa, ero pronto a qualsiasi cosa, ero pronto a ricevere morsi e a dare morsi, ero pronto a graffiare e ricevere graffi, non avevo mai lottato fino ad allora e non avevo idea di come fare, feci tutto d'istinto.
Bianco scattò in avanti con la bocca spalancata e nonostante fosse più piccolo e vecchio di me era molto forte, mi afferrò l'orecchio destro e strinse forte, sentì un dolore acuto e il sangue che colava sulla mia guancia. Preso dalla rabbia mi staccai come meglio potevo e con una zampata graffiai il muso del vecchio Lagotto, lui si fece indietro ed io colsi l'occasione per atterrarlo e morderlo più forte che potevo, il suo pelo chiaro si macchiò di rosso vivo. Mentre mi trovavo sopra di lui, non mi rendevo conto di nient'altro e improvvisamente sentì un forte rumore provenire dal cancello del box, alzai la testa per capire cosa aveva provocato quel suono e Bianco riuscì a divincolarsi e si rialzò ringhiando: il padrone del canile si trovava di fronte al cancello con un ghigno malefico ed un grosso tubo in ferro. Inclinò la testa di lato e sbatté il tubo contro le sbarre del box, di nuovo quel forte rumore, ed urlò:
<<Perché non continuate? Vediamo chi sopravvive, chi vivrà assaggerà il mio bastone!>>
Io e Bianco restammo fermi immobili a guardarlo, il Lagotto eretto sulle quattro zampe con fierezza e senza paura abbasso le orecchie e sollevò il labbro superiore mostrando i denti.
<<Se sento nuovamente un baccano simile, giuro piccolo sporco Lagotto che verrò a prenderti e non ti piacerà.>>
Abbassò il tubo di ferro e se ne andò. Bianco si voltò verso di me e disse:
<<Sei forte ragazzo, non pensavo tu avessi questa forza.>>
Io rilassai i muscoli tesi e cominciai a respirare affannosamente, non mi degnai neanche di rispondere a quel vecchio cane perché ero convinto che avrei ripreso il nostro "combattimento" da dove avevo lasciato prima che venissimo interrotti, e non volevo, non volevo che Bianco venisse punito a causa della mia rabbia e della mia depressione. Bevvi un sorso d'acqua e mi sdraiai in un angolo. Bianco non staccò lo sguardo da me neanche per un istante, poi interruppe il silenzio:
<<Volevi bene a tua sorella.>>
Alzai immediatamente la testa ed accennai un sì con il capo, Bianco riprese a parlare:
<<Mi dispiace di non essere mai stato un buon compagno di cella, sono vecchio e non mi fido più di niente e di nessuno, non voglio fidarmi, tu non sai cosa ho passato io.>>
<<Che vuoi dire?>>
Bianco si leccò il tartufo, il punto dove lo avevo graffiato, e si mise disteso di fronte a me:

STAI LEGGENDO
Capitan Coraggio
General Fiction"Canile, ne esistono tanti al mondo, ho sentito dire di posti dove i cani vivono comunque in gabbia, ma nonostante questo sono felici, hanno umani che li trattano con rispetto e dignità, due bei pasti al giorno, acqua sempre pulita, hanno addirittur...